Pensione INPS: chi rischia la decurtazione o la revoca delle prestazioni previdenziali? Fallo prima del mese di settembre.
Con la spirale inflattiva in atto e con l’aumento dei prezzi dei beni alimentari e delle bollette energia elettrica e gas il Governo sta discutendo sui possibili interventi per sostenere il potere d’acquisto dei pensionati. L’Esecutivo ha deciso di anticipare la rivalutazione annuale del mese di ottobre, con incrementi previsti sul cedolino del 2,2%.
L’INPS ha inviato notifiche di sollecito dei dati mancanti ai pensionati, ma il ritardo può cagionare non pochi problemi. Stiamo parlando della verifica dei parametri reddituali da inviare entro metà del mese di settembre. Il 15 settembre è la scadenza per non perdere l’assegno previdenziale come ha informato l’Istituto Nazionale di Previdenza.
Pensioni INPS: occhio al 15 settembre, si rischia la revoca
Il 15 settembre è la scadenza entro la quale alcuni pensionati dovranno comunicare i dati reddituali relativi agli anni precedenti.
INPS ha specificato che i titolari delle pensioni collegate totalmente o parzialmente al reddito, i quali non hanno fornito la comunicazione dei dati reddituali relativi al 2017 e 2018, rischiano la revoca. Le prestazioni previdenziali interessate sono: pensione ai superstiti, l’integrazione al trattamento minimo e la maggiorazione sociale.
Sugli assegni previdenziali degli inadempienti viene applicata una trattenuta pari al dieci percento della pensione per le prestazioni d’importo superiore al minimo ed una trattenuta di circa 14 euro per le pensioni integrate al minimo.
Agli inadempienti l’INPS ha inviato una lettera raccomandata con l’indicazione del 15 settembre come scadenza per l’invio dei dati reddituali richiesti. Nel caso in cui i redditi richiesti non siano inoltrati, si procederà alla revoca dell’assegno previdenziale.
La revoca della pensione è una misura che viene applicata a titolo sanzionatorio per quelle pensioni legate al reddito. La decurtazione è solamente transitoria.
Pensioni INPS: riduzioni e aumenti dell’assegno previdenziale
A partire dal mese di agosto e per tutti i mesi successivi, l’assegno previdenziale subirà un aumento dovuto a rimborso 730/2021. È necessario che i flussi siano pervenuti entro la fine di giugno e l’INPS agisce da sostituto d’imposta.
Per quanto concerne le riduzioni della pensione INPS, l’assegno previdenziale subirà le seguenti decurtazioni:
- IRPEF mensile,
- trattenuta per addizionale comunale in acconto,
- trattenute per le addizionali regionali e comunali,
- recupero delle ritenute IRPEF.
Pensione INPS sospesa: in quali altri casi?
La pensione INPS può essere sospesa anche nei casi in cui il pensionato che accede a Quota 102 continui a lavorare e superi l’importo dei 5.000 euro.
Inoltre, l’assegno previdenziale INPS viene sospeso nel caso in cui i pensionati risiedano all’estero e non inviino il certificato di esistenza in vita.