Venezia: il canale in secca riporta alla luce forzieri della Mala del Brenta

La Mala del Brenta, organizzazione mafiosa degli anni Settanta, nascose delle casseforti e oggi, 30 anni dopo, sono state rinvenute.

Le casseforti rinvenute nel canale
Le casseforti rinvenute nel canale – LettoQuotidiano.it

A causa della siccità dei canali infatti, sono tornati alla luce i forzieri svaligiato dalla banda di ‘faccia d’angelo’.

Scoperte casseforti rubate dalla Mala del Brenta

Sono corrose dall’acqua le 4 casseforti tornate alla luce a causa della siccità, che ha provocato la secca dei canali veneziani e non solo.

In questo caso è stata fatta una scoperta clamorosa, sono tornate infatti alla luce le casseforti svaligiate 30 anni fa dalla Mala del Brenta, organizzazione criminale mafiosa nata in Veneto intorno agli anni Settanta e poi estesa in altri territori.

Ci troviamo a Vigonovo, dove in queste ore sono state rinvenute le casseforti e anche se qualcuno ha dubbi, quasi sicuramente i forzieri emersi dall’idrovia mai completata di Padova-Venezia, sono quelli rubati in una delle tante operazioni dell’organizzazione guidata da Felicetto Maniero.

Proprio lui, insospettabile personaggio che invece ha guidato una delle bande criminali peggiori della storia.

La Mala del Brenta, sotto il suo comando, si è macchiata di tantissimi crimini, fra cui: omicidi, traffico di droga e di armi, assalti a treni e portavalori, rapine a uffici postali, banche e anche chiese, ad esempio nel 1991 i malavitosi rapinarono una reliquia di Sant’Antonio dalla basilica di Padova.

I forzieri recuperati sono completamene arrugginiti e il fango che ricopre la zona ha reso abbastanza difficili le operazioni di recupero.

Da quanto emerso, risulta che qualcuno abbia utilizzato dei metodi sbrigativi per aprirle, in particolare si sia servito della fiamma ossidrica.

Questa zona è nota anche per essere il cimitero delle auto della banda, che dopo essere state distrutte dai colpi sparati dalle forze dell’ordine, venivano abbandonate in loco, così come i ‘cimeli’ delle loro imprese, ad esempio appunto le casseforti rinvenute poche ore fa.

Chi era Felicetto Maniero

Ma chi era davvero il boss della Mala del Brenta? Ad un primo sguardo poteva essere un normale ragazzo come tanti, tanto da essere chiamato ‘faccia d’angelo’ come spesso accade a molti criminali.

Prima del pentimento, su cui molti nutrono dei forti dubbi, condusse una vita all’insegna del crimine e della bella vita grazie ai proventi delle ‘imprese’.

Donne, ville, serate mondane ma anche arresti vari ed evasioni stile sbarre segate, questa la trama della vita di Maniero, che si destreggiava fra lusso e scontri con le forze dell’ordine.

Una vita agiata che poteva permettersi probabilmente proprio con i proventi delle azioni illecite commesse dai suoi fedelissimi della Mala del Brenta.

In una di queste, sono state svaligiate le 4 casseforti rinvenute a causa della secca del Canale Brenta, che ha restituito rugginosi forzieri che contenevano chissà quali tesori.

Il canale in secca
Il canale in secca – LettoQuotidiano.it

Nel 1995 Felice Maniero, detto Felicetto, si pentì e venne arrestato per essere il comandante della Mala del Brenta ma sulla sua testa pendevano anche altre accuse, infatti venne denunciato dalla compagna per maltrattamenti, lesioni e minacce.

Dopo diversi arresti e evasioni avvenuti fino al 1995, venne catturato nel novembre di questo anno ma la sua pena è stata ridotta da 33 anni a 20.

Tuttavia grazie al suo status di collaboratore di giustizia viene trasferito in una villa a Spoltore e successivamente, nel 1998 viene arrestato per scontare la pena residua.

Nel 2006 il suo nome torna sulla cronaca a causa del suicidio (o omicidio?) della figlia e nel 2010 torna in libertà con una nuova identità.

Ora si aggiunge un tocco di mistero allo spesso dossier di Maniero, con il ritrovamento dei forzieri sul fangoso fondale del canale in secca.

 

 

 

Impostazioni privacy