Mentre a sinistra (non centrosinistra, proprio sinistra) non è rimasto che un numero di partiti che, sommando le percentuali dei sondaggi, non arriverà neanche all’1%, a destra della già destra conservatrice c’è un piccolo partito che non solo è riuscito a raccogliere le firme per potersi candidare alle prossime elezioni, ma che nei sondaggi è dato al 3%, la fatidica soglia per superare lo sbarramento ed entrare in Parlamento. Si chiama Italexit e il leader è Gianluigi Paragone, ex MoVimento 5 stelle
Tra le sue fila, ci sono no vax, complottisti, negazionisti del Covid, e anche no euro, no Nato, no Unione europea, e pure una militante di Casapound che a Ostia, nel 2017, ha preso il 9% dei voti.
Italexit, il partito di Paragone che punta al 3% (e forse ci riuscirà), propone un cocktail di proposte antisistema
“Gli italiani si meritano un’Italia forte, libera e indipendente, che recuperi la propria sovranità e sia di nuovo capace di autodeterminarsi. Di fronte al fallimento del neoliberismo e della globalizzazione sfrenata, ora più che mai è necessario un radicale cambio di paradigma. C’è da cancellare gli effetti nefasti degli ultimi trent’anni di politiche antipopolari e ricostruire una società all’insegna dei diritti e dei valori della nostra Costituzione. Queste sono le nostre parole d’ordine per un’Italia che si desti dal torpore e sappia affrontare le sfide dei tempi a venire. Sarà una strada dura, ma con l’aiuto di tutti ce la faremo. Riprendiamoci l’Italia!”.
Sembra una chiamata alle armi, eppure non è che lo slogan con cui Italexit per l’Italia, il partito di Gianluigi Paragone, apre il suo sito internet. Cosa è, però, e cosa propone lo schieramento dell’ex senatore del MoVimento 5 stelle e giornalista?
Spulciando ancora sul web, si trova lo statuto che recita, al punto 2, le finalità che si propone, ovvero quella di promuovere, innanzitutto, “iniziative di carattere politico, culturale e sociale con l’obiettivo di promuovere l’uscita dell’Italia dall’Unione europea e ripristinare la sovranità monetaria in luogo dell’euro”. D’altronde il nome del partito richiama alla Brexit, ovvero la fuoriuscita della Gran Bretagna dall’Ue, favorita da diversi schieramenti, tra cui quello di Nigel Farage.
Non c’è solo quello l’euroscettismo in tutte le sue forme a guidare il partito, però. Sempre nel sito, infatti, ci sono diversi richiami a una contrarietà al green pass, strumento quasi superato per capire se si è vaccinati contro il Covid o no, e il vaccino stesso. Un cocktail, in pratica, di posizioni antisistema che, dopo lo scoppio della guerra tra la Russia di Vladimir Putin e l’Ucraina di Volodymyr Zelensky, vede Italexit e Paragone proporre anche l’uscita dal Patto atlantico, la Nato, dell’Italia.
Dove si collochino è facile intuirlo: a destra della destra – che già a posizioni conservatrici di suo -, e anche a chi strizzino l’occhio, sempre alla destra della destra, e forse è per quello che tra i candidati per le prossime elezioni c’è anche una militante di Casapound, un ex partito politico, ora solo movimento, di estrema destra e di matrice neofascista e populista.
Per Cp, Paragone ha anche mollato Alternativa, gruppo di ex pentastellati che gli avrebbe consentito di non dover fare una corsa contro il tempo per la raccolta delle firme. Nessun problema, comunque, per quello. Perché Italexit ha centrato l’obiettivo e ora ne punta un altro: arrivare alla fatidica soglia del 3% e superare lo sbarramento per poter entrare in Parlamento.
Stando ai sondaggi, non sarà un’impresa così ardua, anzi. Secondo Tecnè, nelle rilevazioni per Rti del 17 agosto, il partito si attesta al 2,7% dei consensi sia alla Camera, sia al Senato. Percentuali che sono destinate a crescere forse, ma che sono sicuramente aumentate da quando Italexit è stata costituito nel marzo del 2022.
Italexit candida Chiaraluce di Casapound, e anche no vax e no Green Pass
D’altronde, c’è stata una corsa anche per riuscire a essere tra i candidati di Italexit per l’Italia. Uno dei fiori all’occhiello, oltre al segretario Paragone, è sicuramente la già citata militante di Casapound. Si chiama Carlotta Chiaraluce, ha 38 anni e nel 2017, a Ostia, è riuscita a prendere il 9% dei voti. È contraria ai vaccini, al Green Pass, agli immigrati, allo ius scholae e pensa che il 25 aprile sia stato il giorno in cui abbiamo perso la guerra.
Con lei, nel Lazio, è candidata anche Nunzia Schilirò, la vicequestora (chissà se le piace la carica declinata al femminile) contraria all’obbligo vaccinale. Nandra, come viene chiamata, è stata sospesa dalla polizia di Stato dopo un comizio organizzato da lei con il suo movimento “Venere vincerà” in cui ha chiamato a raccolta le donne che, come lei, si volevano opporre alla dittatura sanitaria.
Sempre contro la certificazione verde, anche Stefano Puzzer, balzato agli oneri della cronaca per essere stato il leader dei portuali di Trieste che non volevano vaccinarsi. Il sindacalista ha perso il lavoro per troppe assenze ingiustificate, ha dimenticato la riluttanza verso la politica e i politici, e potrebbe ritrovare un posto sicuro proprio in Parlamento, grazie ai voti degli elettori delle Marche – è lì che è capolista.
Di nomi illustri e contrari – forse non era così la canzone di Fabrizio De André -, ce n’è anche un altro: quello di Consuelo Locati, avvocato che rappresenta le famiglie delle vittime da Covid. All’inizio della pandemia ha giudicato troppe morbide le misure prese dal governo di Giuseppe Conte (il secondo, ovvio): il lockdown, secondo il candidato per Bergamo, doveva essere preso in considerazione da prima (mah). Poi ha deciso che anche a lui il green pass non piaceva e non era lo strumento giusto per arginare i contagi.
Ora che non serve più, ci auguriamo, cosa si inventeranno per vincere la partita e superare la soglia questi personaggi? Ah, giusto, ci sono i prezzi delle bollette che salgono a dismisura e delle posizioni contro la Nato da tenere come baluardo, dopo tutto sono anche tra i pochi che ancora ci tengono a non essere assimilati con gli altri atlantisti.