Khvicha Kvaratskhelia è un nome che non è lecito dimenticare, non più, dopo la presentazione stellare nel campionato di calcio di Serie A. Napoli è già ai suoi piedi, mentre le altre big sono andate a caccia di colpi altisonanti e di ritorni in grande stile. La strategia dei partenopei, la rivoluzione in campo e nello spogliatoio, passa anche dai piedi di questo talento georgiano. E i frutti sono già sotto gli occhi di tutti, da Verona al poker rifilato al Monza.
Khvicha Kvaratskhelia non è un codice fiscale senza numeri e, no, non è neanche una combinazione di tasti casuali battuti al pc in preda a un raptus misto di rabbia e noia. È un talento classe 2001 che è riuscito a fare innamorare Napoli in poche settimane, in una città da cui la passione trasuda in ogni gesto e non c’è spazio per mezze misure. Andiamo alla scoperta di un calciatore di cui sentiremo tanto parlare nei prossimi mesi e a cui sono bastati meno di 180 minuti per convincere anche i più scettici.
Kvaratskhelia è il marchio del nuovo Napoli di Luciano Spalletti, che non si pone limiti
Il calcio è fatto di momenti, di stagioni, di spogliatoi e di cicli che passano, per lasciare il posto a quelli nuovi, più o meno vincenti, questo non si sa. Fatto sta che il Napoli, nell’estate che sta per finire e che ha riportato in Serie A gente come Paul Pogba e Romelu Lukaku, solo per citarne due, ha deciso di darci un taglio e di metterci una bella pietra sopra, dopo tante lacrime e ringraziamenti, per passare al nuovo. Con tutte le incognite che può portarsi dietro.
La scorsa stagione è stata quella degli addii dolorosi, alcuni dolorosissimi. Dopo una prima parte di campionato in cui i partenopei hanno fatto la voce grossa, insieme a Inter e Milan, gli azzurri, nel cuore della Serie A, sono stati i primi a cadere nel trio scudetto. Complici gli infortuni, qualche partita andata male e qualche scivolone inatteso. Ma a maggio, dopo le lacrime di Lorenzo Insigne che comunque resteranno nei cuori dei tifosi azzurri, Aurelio De Laurentiis ha deciso di andare oltre. Anche se non era poi così facile.
Insigne non ha rinnovato il contratto e ha deciso di prendere il volo per Toronto, dove è già un idolo. E, dunque, arrivederci capitano che comunque il legame con Napoli non passerà comunque. Addio, invece, a Ospina leader dello spogliatoio e della porta, e anche a Kalidou Koulibaly, colonna difensiva insuperabile e che voleva anche la Juventus, ma che poi si è accasato al Chelsea, con tutte le difficoltà del caso, vista la prestazione horror nel 3-0 in favore del Leeds.
È toccata la stessa sorte anche a un idolo amatissimo dalla piazza come Dries Mertens. Anche Ciro, come l’hanno soprannominato, alla fine non ha rinnovato il contratto e ha dovuto salutare un popolo che ha portato alle stelle e con cui l’amore reciproco non è svanito. Ora farà le fortune del Galatasaray, in Turchia, altra piazza che fredda non lo è di sicuro.
Dei saluti che hanno fatto urlare molti tifosi al ridimensionamento, ma poi è arrivato il tempo degli acquisti e anche con ingaggi più bassi rispetto a quelli che sarebbero stati. E De Laurentiis ha fatto una scelta ben precisa per iniziare il nuovo ciclo: scegliere accuratamente i giovani su cui investire, senza strapagarli e farne fin da subito colonne del progetto di Spalletti. In questa direzione, vanno gli arrivi dei centrali Kim Min-jae e Leo Ostigard, ma un po’ prima anche del terzino Mathias Olivera. E poi c’è lui, Khvicha Kvaratskhelia, passato in sordina e con tanti punti interrogativi sulla testa piena di capelli. Ma che ha dimostrato di avere anche tanta magia a disposizione, in pochissimo tempo.
Poi De Laurentiis ha deciso che era il momento di fare sul serio e si è scatenato, rigorosamente in attacco e a centrocampo, prendendo anche Tanguy Ndombele, che nelle stagioni precedenti era stato accostato alle maggiori big di Serie A, a suon di milioni. E poi anche Giacomo Raspadori e il ‘Cholito’ Giovanni Simeone, che i nostri campi li hanno già calcati e sono pronti a lasciare il segno anche per la lotta scudetto. Un bel banco di prova, insomma.
Il Napoli, quindi, ha intrapreso una nuova direzione, fatta di qualità, gioco, manovra, ritmo, corsa e gioventù, scegliendo accuratamente gli interpreti che avrebbero dovuto lanciarla e con equilibri tutti nuovi all’interno di uno spogliatoio, volutamente depauperato delle sue colonne. Che a un certo punto è anche giusto così e non bisogna riguardare per forza al passato con la nostalgia che lasciano gli amori appena finiti.
Il Napoli macina gol e passa dai piedi di un giovane talento georgiano
Con queste premesse, pronti e via, Spalletti ha iniziato a guidare i suoi attraverso principi di gioco ben precisi e una manovra ordinata e di qualità, utile a costruire occasioni da gol come se piovessero. Il precampionato azzurro, anche se con qualche stecca, è subito andato verso quella direzione, con un 4-2-3-1 bilanciato, ma che ha nei suoi trequartisti gli ispiratori di un gioco instancabile, proficuo e spumeggiante. E fa di Victor Osimhen un bomber moderno, che gioca per la squadra e poi finalizza, e (si spera) liberato da sfortune, errori e infortuni che hanno limitato il suo impatto in Italia.
Un modulo e uno stile di gioco che si sposano alla perfezione con Kvaratskhelia. Il suo acquisto aveva diviso i tifosi, fin dalle prime righe battute sui siti specialisti in calciomercato. Molti si chiedevano chi fosse, altri erano dubbiosi sul fatto che il suo impatto potesse essere davvero così importante in un campionato difficile come quello di Serie A, altri ancora pensavano servissero mesi per mostrare i pezzi forti del repertorio. Altri ancora, invece, semplicemente ci credevano e ci speravano, guardando e riguardando i pezzi forti di un ragazzo che arrivava a sostituire un idolo come Insigne, e non è un marchio che ci si toglie facilmente.
Invece, Kvaratskhelia stupisce tutti semplicemente giocando e fin dal precampionato dimostra che non è lì per caso. Poi arriva la prima di Serie A contro il Verona e le cose vanno ancora meglio. Il classe 2001 mostra tutti i pezzi forti del repertorio: driblla, serve un assist, segna di testa e guida tecnicamente i suoi nel 2-5 in casa del Verona, che comunque non è affatto un risultato banale, ancor di più all’esordio.
E per chi avesse già puntato il dito verso la fortuna del principiante, è qui che il Monza arriva a smentire anche gli ultimi scettici. Kvaratskhelia sigla una doppietta meravigliosa, culmine di una serie di giocate di rara tecnica ed efficacia. Da esterno d’attacco mancino, rientra puntualmente sul destro, punta e scarica un tiro dolcissimo, di interno piede, dritto all’angolo, che non lascia scampo a Di Gregorio. Un bacio al palo e ai tifosi, ma soprattutto un destino che ora sembra essere ineludibile, quello di diventare napoletano e idolo di un intero popolo. Di un popolo che ama innamorarsi, ma solo di pochi eletti e incondizionatamente.
Poi Kvaratskhelia, già più semplicemente chiamato Kvara, per non far impazzire tifosi e giornalisti, si ripete. E stavolta lo fa con l’altro piede, dopo un dribbling di rara freddezza in area di rigore. Finisce 4-0 contro il Monza, risultato che consegna al Napoli certezze in più e la vetta della classifica, che comunque non è elemento da sottovalutare, in un campionato in cui è fondamentale partire forte, vista la pausa per i Mondiali in Qatar, fissata a novembre.
E, quindi, arriviamo a oggi. Tutti parlano di lui, di Kvara, esordiente da copertina di un campionato più povero di talenti e di calciatori di qualità, ma che deve ripartire proprio da gente come lui per riscalare le vette del calcio mondiale. Il georgiano è già a 3 gol in 2 partite, meglio di molti attaccanti e meglio di chiunque nella storia del Napoli, come partenza.
Spalletti ha dichiarato che può fare ancora di più e meglio e, quindi, ci aspettiamo ancora di più da un talento cristallino e giovanissimo. E che, allora, deve essere preservato dalle grinfie e dagli alti e bassi dei media, la cui etichetta da fenomeno viene subito appiccicata per poi essere stracciata ai primi errori. Kvara, da Tbilisi, ha già dimostrato di non correre dietro i facili giudizi, ma che dimostrare sul campo è semplicemente quello che sa e vuole fare meglio.
Ora gli elogi vanno bene e fanno piacere, anche per instaurare un rapporto indissolubile con il pubblico del Napoli, che comunque conta tantissimo in una piazza come quella partenopea. Poi, però, è giusto scrivere che Kvara va comunque aspettato. Anche dopo la prima partita sbagliata, anche quando capiterà la giornata storta. Perché, ancor di più nel nostro calcio e in questo momento storico, è la cosa giusta da fare e perché questo ragazzo georgiano è un talento vero, che può far bene a tutto il movimento. Non solo a chi, come il Napoli, ci ha creduto e ne ha fatto il marchio di un nuovo ciclo.