Chi è Alexander Dugin, l’uomo che ‘sussurra’ a Putin

Inevitabilmente, la morte di Darya Dugina ha messo in luce la figura di Alexander Dugin, scopriamo quindi chi è l’uomo di cui si parla negli ultimi giorni.

Alexander Dugin
Alexander Dugin – LettoQuotidiano.it

Filosofo e politologo, è considerato il ‘Rasputin’ di Putin, poiché lo ispira nell’ideologia e non solo.

Chi è Alexander Dugin

Si è molto parlato in questi giorni di Alexander Dugin e sebbene fino a poco tempo fa fosse sconosciuto ai più, ora tutte le testate hanno puntato i riflettori sulla sua figura.

Kiev sostiene che Dugin non abbia un ruolo attivo nel conflitto in corso, tuttavia il legame con Putin è molto forte, tanto da essere considerato il suo cervello, poiché lo ispira nella matrice ideologica e nazionalistica.

Già dal 2015 è sotto sanzioni internazionali come ideologo dell’annessione della Crimea alla Russia, appunto una delle cause della guerra. Dugin è noto per le sue idee politiche, in particolare per l’ideologia nazionalista nota come ‘fascismo russo‘, che ispira Vladimir Putin per il concetto della politica estera imperialista, che comprende ovviamente anche l’invasione dell’Ucraina.

Proprio nel 2014, venne licenziato dal suo posto di lavoro all’Università Statale di Mosca dopo il suo appello in cui affermava che era necessario uccidere gli ucraini. Ma Alexander Dugin, classe 1962, non ha solo ricoperto incarichi accademici, infatti è anche stato il capo redattore di un’emittente televisiva filo-Putin.

Alexander Dugin ha sempre sostenuto che la Russia dovesse tornare al passato ed espandere il territorio attraverso l’integrazione con le ex repubbliche sovietiche, questa ideologia la ritroviamo anche nelle azioni di Putin, infatti il fondamento è proprio conquistare o cancellare del tutto l’Ucraina.

Alexander Dugin non ha mai reso pubblica la natura del suo rapporto con il presidente della Federazione Russa, tuttavia sembra sia suo fedele consigliere e anche se non ha mai ricoperto un ruolo ufficiale all’interno del governo, è considerato un forte alleato.

Per questo motivo forse, la militare ucraina ha tentato di ucciderlo colpendo invece la figlia, chissà se davvero in autonomia come sostiene Kiev o in accordo con le forze armate ucraine.

Molti però la pensano diversamente, mettendo in discussione la sua reale vicinanza al leader del Cremlino, ad ogni modo è evidente come le sue idee siano state abbracciate anche da Putin.

La famiglia di Dugin, il cui padre era un ufficiale dell’allora intelligence sovietica, è nota anche in Italia, soprattutto fra la Lega e Fratelli d’Italia, infatti egli conosce molto bene Salvini e lo ha anche intervistato in passato in occasione di una visita a Mosca.

Nelle sue simpatie rientra anche Giorgia Meloni, per il suo modo di fare politica e per aver espresso più volte la contrarietà alle decisioni prese dal governo Draghi.

La morte di Darya e le accuse a Kiev

A sottolineare il nome di Alexander Dugin non è stato tuttavia il suo curriculum, si parla infatti di lui per la recente uccisione della figlia Darya, giornalista classe 1992 brillante e molto attiva come commentatrice politica.

Dugin al funerale della figlia
Dugin al funerale della figlia – LettoQuotidiano.it

Sabato sera si trovava in auto, la stessa dove doveva esserci anche suo padre ma per motivi di lavoro non è salito su quella Toyota che è esplosa poco dopo, a causa di un ordigno installato a bordo da quella che si scoprirà essere una donna ucraina.

Natalya Vovk, questo il nome di colei che ha tentato di uccidere l’ideologo colpendo invece sua figlia. Ora Mosca, proprio per questo motivo, punta il dito verso Kiev, la quale però si dichiara estranea ai fatti.

Natalya, appartenente al reggimento Azov, era entrata in Russia a fine luglio con una vettura dotata di 3 targhe che venivano intercambiate all’occorrenza. Qui ha affittato un appartamento nello stesso stabile dove viveva Darya.

Con lei c’era la figlia Sofia e proprio questa, di 12 anni, sarebbe stata usata per posizionare la bomba, dopodiché la donna è fuggita in Estonia e ora la Russia chiede l’estradizione.

Questo episodio ha allargato ancora di più la forbice fra i due Paesi in guerra, infatti la Russia ha aperto un’indagine per far luce su quanto accaduto e soprattutto per capire chi siano i mandanti.

Kiev continua a negare ogni coinvolgimento nella vicenda, affermando che questo non è il modo di agire delle forze ucraine, sebbene la giovane giornalista sia stata bollata diverse volte come fonte di disinformazione sull’Ucraina e sull’invasione russa.

Attraverso il portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, il Cremlino ha informato che se le indagini confermeranno i sospetti secondo i quali i mandanti dell’omicidio siano davvero gli ucraini, si avrà la conferma del terrorismo di Stato.

 

 

 

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