Qualsiasi sondaggio si legga, le rilevazioni non cambiano: il partito più votato alle prossime elezioni politiche sarà Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, seguito a ruota dal Partito democratico del segretario Enrico Letta. A vincere, invece, sarà la coalizione di centrodestra, un po’ per le divisioni degli sfidanti, un po’ perché trainata sia da FdI, sia da Lega e Forza Italia, rispettivamente terzo e quinto schieramento. I numeri più grandi, però, sono tutti del partito dell’astensione, che non ha deposito nessun simbolo e non ha presentato nessuna lista e candidato, ma dovrebbe preoccupare, anche chi è certo di vincere
Perché agli elettori poco importa delle liti di Meloni e Letta sul video di uno stupro, o di chi candida chi e in quale collegio. Gli italiani vogliono risposte sull’inflazione e, soprattutto, sul caro energia: argomenti caldi, così come la sanità, che nessuno – da destra a sinistra – ha deciso di portare all’attenzione di chi deve mettere una x su un simbolo il 25 settembre.
Sondaggi politici: Fratelli d’Italia rimane primo partito, il Partito democratico insegue
Possono dormire sonni tranquilli da Fratelli d’Italia: è, infatti, il partito di Giorgia Meloni a essere in testa a tutti le proiezioni elettorali. Da Tecnè a Noto sondaggi, passando per Termometro politico, le rilevazioni di quest’ultimo periodo fotografano bene o male la stessa situazione, a cambiare sono solo le percentuali.
Per i sondaggisti di viale Europa a Roma, FdI si attesta intorno al 24,3% dei consensi, stessa percentuale registrata anche da Termometro politico, per l’istituto di ricerca di Antonio Noto, invece, lo schieramento capitanato da Meloni arriva al 25%. A seguire c’è sempre il Partito democratico di Enrico Letta, dato da Tecnè e dalle ultime rilevazioni al 23,5% e da Noto sondaggi al 20,5%.
Il testa a testa è confermato per chi sarà il primo schieramento insomma, ma non per quanto riguarda le coalizioni. I motivi sono fondamentalmente due: il centrosinistra si è diviso, persino troppo, il centrodestra ha dalla sua non solo Fratelli d’Italia, ma anche la Lega di Matteo Salvini e Forza Italia di Silvio Berlusconi, che sono il terzo e il quinto partito, stando sempre ai sondaggi.
Il Carroccio è dato in un range di consensi che va dal 14,3% al 12,9%, gli azzurri dell’ex premier, invece, viaggiano dall’11,4% al 7,3%: abbastanza per consentire a Meloni di diventare la prima presidentessa del Consiglio donna della storia italiana e quindi per governare.
Il centrosinistra capitanato dal Pd, infatti, può arrivare al massimo al 30% dei consensi contro il 49,8% dei “nemici” secondo Tecnè. Stessa distanza, più o meno, fotografata anche da Noto sondaggi, che dà la coalizione del centrodestra al 47,5% a favore dell’altra, che si ferma al 25,5%. Termometro politico, invece, stima al 46,2% FdI and co e al 28,1% dem e alleati.
Quanto alle altre forze politiche in campo, il MoVimento 5 stelle ha sicuramente avuto un tracollo mostruoso dalla precedente tornata elettorale del 4 marzo 2018, ma sembra essersi ripreso rispetto a un mese fa, quando aveva dato la spallata al governo di Mario Draghi. Al momento, infatti, si attesta sopra il 10% in tutti i sondaggi, mentre il terzo polo di Carlo Calenda e di Matteo Renzi, nelle rilevazioni più entusiastiche, arriva al 7,5%.
È vero che mancano ancora 32 giorni alle elezioni, e nelle ultime due settimane non si possono fare proiezioni, ma sarà davvero difficile ribaltare un esito già scritto, a meno che qualcuno non decida di cambiare del tutto la campagna elettorale e inizi a parlare di argomenti che, agli italiani, interessano un po’ di più delle liti sul (quasi) nulla.
Sondaggi, agli elettori pesa solo l’economia: serve un’inversione di tendenza in campagna elettorale
Hanno presentato programmi lunghi e dettagliati, i partiti politici. Hanno provato a dare risposte alle tante domande che si pongono gli italiani, ma si sono dimenticati che due emergenze, una sanitaria dovuta alla pandemia da Covid, una economica, dovuta anche all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, li hanno messi in ginocchio.
In questo scenario risulta un po’ anacronistico parlare di sicurezza, discutere sui rigassificatori, proporre matrimoni egualitari e ius scholae, o la flat tax – sia chiaro, tutti temi importanti e su cui, prima o poi, si dovrà legiferare -, perché è altro ciò che preme agli elettori, specie a quelli che andranno ad aumentare i numeri del partito dell’astensionismo, lui sì il vero e indiscusso vincitore delle politiche del 25 settembre.
Le liti vere e proprie, poi, non fanno che “conservare l’elettorato di appartenenza“, ha detto Fabrizio Masia, amministratore delegato di Emg different, e non spostano di una virgola il parere di chi non è “fidelizzato”. Dello stesso avviso anche Carlo Buttaroni di Tecnè, che pensa che allontanino la gente e incidano veramente nulla: “D’altro canto – ha spiegato -, per sei famiglie italiane su dieci il tema del carrello della spesa o del caro bollette è prioritario rispetto a qualsiasi altra questione“.
Gli argomenti caldi, insomma, sono inflazione ed energia, e nessuno sta entrando effettivamente nel merito. “Le proposte programmatiche di Lega e Forza Italia – ha illustrato Noto – sono di cinque anni fa, se non addirittura di vent’anni fa, soprattutto per FI. Ciò non solo non produce consenso ma intimidisce le tifoserie, anche perché parliamo di partiti che sono stati al governo. I bisogni dei cittadini sono cambiati rispetto a cinque anni fa“.
“L’elettorato è poco affascinato dalla propaganda, figurarsi dagli scontri verbali fra leader. Dopo economia e lavoro, l’altro tema su cui l’elettorato è sensibile è quello della sanità. Ma nessun partito se ne occupa“, ha concluso il fondatore del centro di ricerca.
Ciò che è chiaro è che ci sono da cambiare le mire, forse anche il linguaggio. Cosa che probabilmente verrà fatta nelle ultime due settimane di campagna elettorale, le più importanti e le più decisive.
E a farlo non dovranno essere solo gli inseguitori, quelli che hanno da colmare un gap piuttosto grande, ma anche gli stessi partiti, anzi la stessa coalizione che crede di avere già la vittoria in tasca. Riusciranno, però, in extremis a coinvolgere l’oltre 40% degli elettori che ancora non sanno da che parte schierarsi? Non è proprio un bel biglietto da visita per nessuno che la percentuale più alta sia riservata a chi è rimasto a casa o a chi ha fatto scheda bianca.