Di Maio incontra Zelensky: “Sostegno all’Ucraina con tutte le forze”. Zaporizhzhia, collegamento ripristinato

La guerra tra Russia e Ucraina va avanti e non pare affatto essere vicina a fermarsi. Oggi il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, è andato in visita a Kiev, intrattenendo un incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, prima di Dmytro Kuleba. Quanto sta succedendo alla centrale di Zaporizhzhia, intanto, merita la massima attenzione.

Di Maio
Di Maio in Ucraina – lettoquotidiano.it

Il conflitto in atto tra Russia e Ucraina è stato definito scellerato su più fronti e da più personalità di spicco, in diverse parti del mondo. Così come illegittima è l’invasione ad opera del Cremlino al Paese il cui presidente è Volodymyr Zelensky. Dall’Italia il sostengo è sempre stato pieno al popolo ucraino e mai in discussione: il nostro Paese sarà sempre più vicino agli assaliti durante le ostilità e con aiuti concreti. Dopo le recenti dichiarazioni di Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, e Mario Draghi, presidente del Consiglio, oggi è arrivata anche la voce del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in attesa delle prossime elezioni del 25 settembre. Il messaggio, in ogni caso, non cambia: l’Italia c’è e ci sarà anche nei prossimi mesi, nonostante tutte le difficoltà che si stanno presentando all’orizzonte.

Di Maio in visita a Kiev: le dichiarazioni del ministro degli Esteri italiano

Oggi l’Italia gioca in trasferta e, in particolare, Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri del governo uscente ha fatto la valigia e nell’agenda ha le città di Kiev e Irpin, due luoghi non causali nella geografia della guerra. Ha incontrato il presidente Volodymyr Zelensky e poi il suo omologo, Dmytro Kuleba. Sono anche arrivate nuove dichiarazione del ministro italiano e, anche se vi suonano come familiari, non sono affatto banali nel definire lo stato del conflitto.

Entrando nei dettagli, stamattina Di Maio è arrivato a Kiev, come riferito da fonti diplomatiche. Il ministro degli Esteri ha ben chiaro quale sia il programma da seguire, in vista dei prossimi mesi della guerra che comunque appaiono decisamente difficili da gestire, anche solo se pensiamo al piano delle risorse e del gas. Questo tema, però, non fa vacillare l’Italia e gli alleati dell’Ucraina, che comunque rinnovano il pieno sostegno al Paese assalito. Anzi, come dichiarato da Mario Draghi, è già pronto il piano per svincolarsi sempre di più dal gas russo, che è un passaggio fondamentale per affrontare i prossimi mesi. E il Regno Unito è già più avanti in questo, a dimostrazione di come sia un’impresa difficile, ma non impossibile.

Di Maio
Di Maio in Ucraina – lettoquotidiano.it

Intanto concentriamoci sull’attualità e su quanto detto da Di Maio in occasione della visita di oggi, che arriva il giorno dopo della giornata dedicata alla festa dell’Indipendenza ucraina. Il ministro italiano ha rilasciato diverse occasioni, rispondendo inizialmente alla posizione dell’Italia rispetto al conflitto ucraino: “Dobbiamo augurarci che non cambi niente. L’Ucraina rappresenta la frontiera dell’Europa e si deve sostenere con tutte le forze possibili. In questa guerra, non sta difendendo solo se stessa”. La risposta è arrivata a Irpin, città dilaniata, come tante altre, da una guerra scellerata e in cui ancora la Russia non si prende la responsabilità di molti stragi, crimini e morti. Di Maio, infatti, spende alcune parole pesanti proprio sulla città che si trova a settentrione e in particolare nell’oblast’ di Kiev e nel distretto di Buča: “A Irpin la città è totalmente distrutta, rasa al suolo, mentre in Italia c’è ancora chi continua a negare che i fatti siano avvenuti per mano dei russi, ad opera di Putin”. La frecciata è chiara, in piena campagna elettorale, e non necessita di ulteriori spiegazioni.

Di Maio afferma anche il pieno e incondizionato sostegno all’Ucraina, senza forse, se e ma: “Noi non potevamo fare altro se non sostenere il popolo ucraino e fornirgli tutto l’aiuto possibile nella difesa dalla Russia. Gli ucraini non stanno difendendo solo sé stessi – ribadisce il ministro degli Esteri -, ma stanno difendendo la libertà di tutto il Vecchio Continente. Noi dovevamo scegliere da che parte stare”. Poi continua nella sua disamina: “Abbiamo scelto che, come governo italiano, dovevamo stare dalla parte dell’Ucraina. Non possiamo che incoraggiarli a continuare, perché stanno difendendo l’Europa”.

In quest’analisi, quindi, l’Ucraina diventa limite fondamentale, tramite cui l’Europa sta esprimendo la difesa dei suoi confini dall’invasione russa. Di Maio prosegue spiegando le motivazioni del sostegno italiano: “Continueremo a dare la massima vicinanza al popolo ucraino e al suo governo. Ci saranno altre visite, ma dovremo continuare a farlo attraverso i fatti. L’Italia è stato tra i Paesi che ha dato più aiuti all’Ucraina, ma dobbiamo fare ancora di più”.

Di Maio si concentra anche sul riconoscimento dell’Ucraina come Paese candidato all’Unione europea e anche in questo caso la risposta è positiva: “Si tratta di un passo fondamentale di vicinanza e incoraggiamento. La visita di Mario Draghi a Kiev, avvenuta lo scorso giugno, è stata determinante in tal senso“.

Insomma, il senso del discorso di Di Maio è chiaro e non può essere contraddetto, neanche in periodo di campagna elettorale. Perché qui c’è da parlare di umanità, di confini che non possono essere sorpassati, ma soprattutto di libertà e di sovranità riconosciuta. Concetti che nel terzo millennio ancora in troppe parti del mondo sono messi in discussione e in maniera illegittima, nonostante per molti sembrino scontati. C’è anche da discutere sul terrore, arma che Putin, anche nelle ultime ore, ha dimostrato di saper usare nell’ambito di un conflitto fatto di stragi e subito dopo di depistaggi e retromarce. Ma qui si gioca a scacchi con la vita di soldati e anche civili e non è banale riaffermarlo.

Di Maio, infatti, non bypassa questo concetto, anzi gli dedica un apposito post su Facebook: Morte e crudeltà. Città distrutte, rase al suolo: questa è la verità. La guerra è vera, guardate queste immagini. Chi minimizza è complice del massacro. Non potevamo ignorare il grido di dolore di un popolo coraggioso, che non ha rinunciato a difendersi e a difenderci”.
Indica anche la difesa strenua di Kiev come una resistenza europea e poi tuona: “Oggi sono qui in Ucraina per portare il sostegno del nostro Paese. Bisogna fermare immediatamente questa atroce guerra, dobbiamo ricercare con tutte le forze la pace”. La pace che poi, anche per bocca di Mario Draghi, è lo schieramento dalla parte del quale pende la bandiera italiana. Senza se e senza ma.

La visita di Di Maio in Ucraina e le immagini devastanti che ci ha mostrato attraverso il suo post su Facebook inquadrano, dunque, la follia della guerra e spiegano ancora una volta i motivi per cui l’Italia è e resterà in prima linea nella strenua resistenza dell’Ucraina.

Non è, però, l’unica notizia degna di nota nell’ambito di una guerra che continua a seminare odio, morti e terrore. Un raid russo, infatti, ha provocato almeno 25 morti sulla stazione ferroviaria di Chaplyne. Una notizia che ha scosso l’intera popolazione mondiale e che assume ulteriore importanza, visto che si trova a 100 chilometri a est dalla città di Zaporizhzhia. E, quindi, torniamo a tutto il discorso relativo la catastrofe nucleare e i significanti che sottende, compresi i depistaggi e una Russia che continua a non assumersi la responsabilità delle sue scelte belliche.

Le notizie che sono arrivate durante il corso del giorno sono sempre più dettagliate e tragiche. Infatti, Volodymyr Zelensky ha presto reso pubbliche notizie tragiche circa i decessi di cui ha ricevuto notizia: ha perso la vita un bambino di 11 anni, mentre cinque persone sono morte bruciate in un’auto”. Ma approfondiremo quanto successo e tutte le reazioni tra qualche riga.

Il presidente ucraino, inoltre, non ha fatto mancare una promessa, che sa anche un po’ di vendetta, al suo popolo e all’intera Europa: “Ci batteremo fino alla fine, perché il nostro obiettivo ora è vincere la guerra”. Sull’attacco della Russia è arrivata poi la rivendicazione anche da parte di Mosca, che ha confermato come nell’attacco siano stati colpiti diversi obiettivi militari. E sono anche caduti duecento soldati ucraini, che comunque è notizia importante nell’ambito del conflitto. A riguardo, sono anche arrivate le parole di Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza: “I responsabili del terrore missilistico russo dovranno renderne conto”.

Cosa sta succedendo nelle ultime ore alla centrale di Zaporizhzhia

Sfruttiamo questa piccola premessa per sbarcare ad un altro argomento importante da sviscerare e che, anche in questo caso, potrebbe avere riflessi diretti per tutta l’Europa, ed è quanto sta accadendo in corrispondenza della centrale di Zaporizhzhia. I bombardamenti, di cui Russia e Ucraina si accusano a vicenda, in quella regione stanno preoccupando l’intero pianeta, perché le conseguenze potrebbero essere una catastrofe nucleare vera e propria e con riflessi calcolati addirittura fino alla Germania.

Proprio il rimpallo di colpe è comunque un argomento caldo che cattura le attenzioni di molte autorità internazionali, impegnate a far luce sui fatti. La parte russa, infatti, sostiene che a bombardare i siti prossimi la centrale sia l’Ucraina, dato che l’impianto è da mesi sotto il controllo russo. Il Paese assalito, invece, rivendica con fermezza la propria innocenza, addossando totalmente le colpe sugli invasori e ci sono anche diverse prove in tal senso.

A tentare di mettere luce su quanto sta accadendo ci ha pensato l’intelligence della Difesa britannica, che spesso aggiorna sullo stato della guerra e tentando di fare chiarezza su diversi avvenimenti militari e stragi. In questo caso, ha scritto con chiarezza che le operazioni militari condotte dall’Ucraina nella regione Zaporizhzhia, in cui comunque c’è una grande presenza di forze russe che sono state accertate dalle immagini satellitari, sono state e vengono sfruttate da Mosca per fini di propaganda. Le parole esatte sono state queste: “La Russia è pronta a utilizzare ogni attività militare ucraina nell’area della centrale nucleare per scopi propagandistici”.

Arriva poi la conferma che l’impianto è sotto il controllo russo, che quindi, secondo la ricostruzione britannica, articola la sua strategia sulla difesa del territorio e sulle accuse all’Ucraina. Una vera e propria macchina della propaganda che già da prima del 24 febbraio, data di inizio della guerra, Putin ha fatto sua in diverse occasioni. L’intelligence di Difesa britannica spiega anche quale sia il rischio principale per le operazioni del reattore. Ed è costituito dal fatto che potrebbero interrompersi i sistemi di raffreddamento dei reattori e potrebbe verificarsi il danneggiamento dell’alimentazione elettrica di riserva. E non è da sottovalutare il fatto che potrebbero esserci degli errori da parte lavoratori che operano sotto pressione. Una situazione che, dunque, resta molto intricata, in attesa della tanto attesa, e rivendicata da entrambe le parti, missione dell’Aiea. E stiamo parlando dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che è forse una delle pochissime speranze per uscire da questa situazione.

In tal senso, è notizia di oggi che l’accordo tra le parti è molto vicino e quindi presto potrebbero essere inviati gli esperti dell’Aiea alla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia per far luce su quanto è successo e sta succedendo. Quest’aggiornamento ci arriva direttamente dal capo dell’Agenzia, Rafael Grossi, che oggi a Parigi ha incontrato il presidente Emmanuel Macron e ne ha parlato ai microfoni di “France24”. Grossi ha rivelato attraverso un post su Twitter, che vi proponiamo di seguito, che il colloquio su Macron è servito proprio a parlare della situazione della centrale e quindi la successiva missione.  Ha anche ringraziato il Presidente della Repubblica francese per “il sostegno costante e per gli sforzi per rendere questa missione cruciale una realtà“. Ricordiamo anche che lo stesso Macron aveva avuto un contatto diretto con Putin negli scorsi giorni.

Proprio oggi, intanto, è stata una giornata decisamente calda per quanto riguarda l’impianto, a dimostrazione del fatto che attendere oltre per intervenire pare molto rischioso. Nel primo pomeriggio, infatti, è giunta notizia a livello internazionale che la Russia ha scollegato la centrale nucleare di Zaporizhzhia dalla rete elettrica nazionale ucraina. A farlo sapere al mondo è stata l’agenzia ucraina “Unian”, la quale ha citato a sua volta l’operatore “Energoatom”.

Non è passato poi molto tempo prima che si sapesse, dalle autorità filorusse, che era già stato ripristinato collegamento. L’impianto è stato riconnesso alla rete elettrica, mentre – spieganp – l’interruzione è stata dovuta a pesanti bombardamenti ucraini. A riferirlo sono state le autorità municipali di Energodar, dove ha sede l’impianto. Il servizio stampa della municipalità ha poi aggiunto che nella centrale sono stati attivati i sistemi di sicurezza, tramite Interfax.

Entrando più nel dettaglio, hanno riferito, quindi, di importanti bombardamenti ucraini durante la notte scorsa e che hanno hanno avuto come causa immediata incendi della vegetazione e un corto circuito generale che ha lasciato senza elettricità per diverse ore diverse regioni che da mesi la Russia ha sotto il suo controllo, e ci riferiamo sempre alle province di Zaporizhzhia e Kherson. Insomma, quelle zone restano particolarmente calde per il conflitto e la sensazione è che, nonostante tutti i rischi che restano vivi e sarebbero anche sottintesi, dovremo riferirvi diverse di queste notizie nel prossimo futuro.

Tornando, invece, alla missione Aiea a Zaporizhzhia, è tornato a farsi sentire anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. Si tratta di una personalità che sta assumendo importanza crescente nel conflitto tra Russia e Ucraina. Si pensi alla trilaterale con Erdogan e Zelensky a Leopoli per gli accordi sul grano e sulle posizioni che ha assunto nelle ultime settimane.

Guterres, attraverso un tweet che vi abbiamo proposto poco sopra ha confermato che l’Onu è assolutamente decisa a sostenere una missione condotta dall’Aiea alla centrale nucleare di Zaporizhzhia e quindi l’invio di esperti nell’Ucraina meridionale. In particolare, potete leggere nel tweet le seguenti parole: “Il segretariato delle Nazioni Unite è pronto a supportare qualsiasi missione dell’Aiea da Kiev all’impianto”. La parte più importante del pensiero di Guterres probabilmente è, però, un altra e riguarda la preoccupazione riguardo lo stato della centrale nucleare che lo stesso segretario Onu definisce “grave”. Un patema che riguarda la situazione dentro e intorno alla centrale e che un’ulteriore escalation degli eventi potrebbe portare all’autodistruzione e a una catastrofe nucleare gravissima per tutta l’Europa.

La guerra non ha ragioni sufficienti per tanto rischio e massacro. Terrore che ha mostrato un’altra sua forma nella notte. E qui facciamo un passo indietro, a quando, alcune ore fa, si sono sentite forti esplosioni, questa volta nella regione di Kiev. Ne ha parlato Oleksiy Kuleba al noto “Kiev Independent”. Il fragore, ha precisato, arrivava dal distretto di Vyshhorodskyi, proprio alle porte della stessa Kiev. E ancora, in questo caso, non si hanno notizie su morti o feriti. Il tutto lo riportiamo per riaffermare che il conflitto va avanti senza interruzioni, nonostante una guerra che ha ormai cambiato volto e in cui i russi non riescono a portare avanti significative avanzate.

E se si parla di questo e di colpi bassi non possiamo non citare e tornare a parlarvi in maniera più dettagliata del bombardamento che ha colpito ieri la stazione ferroviaria di Chaplyne, che si trova nella regione del Dnipropetrovsk fra Zaporizhzhia e Donetsk. Anche in questo caso, dunque, siamo nella regione più calda del conflitto e in cui più stragi si stanno susseguendo. Le morti accertate sono state 25 e la voce più autorevole che ha aggiornato in tal senso è stata quella del vice-capo dell’ufficio del presidente Volodymyr Zelensky, Kyrylo Tymoshenko. In particolare, ha affermato che le operazioni di salvataggio e scavo sono state completate a Chaplyne.

I bombardamenti sono avvenuti purtroppo nel settore residenziale e nella stazione ferroviaria e delle 25 persone accertate che hanno perso la vita, due erano bambini. Uno aveva 11 anni (di cui vi parlavamo sopra) ed è morto sotto le macerie dell’edificio; l’altro aveva addirittura sei anni e ha perso la vita nell’incendio di un’auto che era nei pressi della stazione ferroviaria. Non ci sono solo le vittime, però, perché il bombardamento ha provocato anche trentuno persone ferite. Una strage in piena regola che è avvenuta, inoltre, poche ore dopo la giornata dell’indipendenza ucraina e che, quindi, assume anche particolari connotati crudeli.

Un’Ucraina che ovviamente non la farà passare sotto traccia. E ne abbiamo conferma dalle parole di Oleksiy Arestovych, consigliere del presidente ucraino Zelensky. È stato lui nelle ultimissime ore ad affermare con fermezza che nel prossimo futuro l’Ucraina risponderà all’attacco russo alla stazione ferroviaria. Le sue dichiarazioni sono piene di dolore e fermezza all'”Unain”: “La risposta sarà dura”. E, quindi, l’escalation di terrore, botte e risposte non è destinata a finire qui.

Un atto brutale che ha provocato diverse reazioni, non solo dall’Ucraina ma a livello internazionale. È ora importante riportarvi, ad esempio, quelle di Josep Borrell, capo della diplomazia europea, che sono arrivate attraverso un tweet che vi riportiamo qui sopra: “Le forze armate russe dovranno rendere conto del bombardamento di ieri sulla stazione ferroviaria di Chaplyne, nella regione ucraina di Dnipropetrovsk fra Zaporizhzhia e Donetsk, che ha provocato 25 decessi di cui due sono bambini”. A riaffermato anche la condanna ferma e totale dell’attacco russo che ha colpito i civili. Ha definito anche quest’atto come “terrore missilistico russo” e ribadendo che dovranno darne contro.

Non è l’unico a parlare dell’ultimo assalto devastante della Russia in questi termini. Vi abbiamo riportato, infatti, anche le parole di Antony Blinken, segretario di stato degli Stati Uniti, altro grosso alleato dell’Ucraina nel conflitto. Attraverso un post su Twitter afferma come l’attacco alla stazione ferroviaria, e quindi piena di civili, fa parte di quello che lui definisce come uno schema di atrocità. Ribadisce poi il sostegno all’Ucraina attraverso queste parole: “Continueremo, insieme ai partner nel mondo, a stare al fianco dell’Ucraina e a chiedere che i funzionari russi rispondano delle loro azioni”. L’attacco a Chaplyne, nella regione di Dnipropetrovsk, insomma, non ha lasciato indifferente l’intero pianeta e, di conseguenza, la condanna della Russia è sempre più ferma e arriva da più parti.

E poi non vanno sottovalutate neppure le parole sentite di Michelle Bachelet. L’appuntamento era parecchio importante e si riferiva al discorso con cui ha chiuso il suo mandato di Alto commissario dell’Onu per i diritti umani. Bachelet ha sfruttato l’occasione per lanciare un messaggio diretto a Putin ed è quello di fermare l’invasione dell’Ucraina.

Le parole dell’Alto commissario muovono dalla premessa che il conflitto ormai è iniziato da ben sei mesi, che definisce come un periodo di inimmaginabile terrore per il popolo ucraino. Si concentra poi su numeri parecchio drammatici: “6,8 milioni di persone hanno dovuto lasciare il Paese”, afferma. Il suo focus passa poi sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia, affermando per l’ennesima volta deve essere “immediatamente demilitarizzata”. Le ostilità che continuano a svolgersi nei pressi della centrale rientrano in un quadro che terrorizza l’Ucraina e l’intera Europa, ma la Russia pare non sentirci e poi diverse voci hanno continuato a ribadire che la centrale non può essere demilitarizzata.

Allo stesso modo, non arrivano segnali sul fatto che ci possa davvero essere una road map per la pace e che il conflitto possa avere fine. Vladimir Putin sembra essere di avviso contrario, anche a medio-lungo termine e ha firmato un decreto per aumentare gli effettivi delle forze armate di 137mila unità fino ad arrivare a 1150628. Si tratta, quindi, una crescita del 10% che comunque ribadisce il fatto che, in questa fase, la Russia abbia necessità di nuove forze da impiegare nel conflitto e della volontà del presidente del Cremlino di proseguire la sua invasione.

Vi riportiamo anche che, invece, il numero di civili impiegati nelle truppe armate resterà 889130, secondo i numeri di cui ci dà conto l’Interfax. Un altro dato interessante è che il decreto entrerà in vigore dal primo gennaio 2023, mentre il precedente decreto in tal senso era stato firmato a novembre 2017. Dati che non devono essere letti in maniera fredda, ma nell’ambito di un conflitto che andrà tristemente avanti e ora con la convinzione che l’Ucraina possa anche dire la sua. Tempi lunghi e vite perse, in una guerra che non ci stancheremo di definire ancora una volta scellerata.

 

Impostazioni privacy