La centrale di Zaporizhzhia continua a causare non poche preoccupazioni in tutta l’Europa. Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha attaccato ancora la Russia, accusandola di aver portato il mondo sull’orlo di una catastrofe nucleare. Intanto, Dmytro Kuleba ha convocato il nunzio apostolico.
Il rischio di una catastrofe nucleare attanaglia senza tregue l’Ucraina e tutta l’Europa ed è ancora una volta argomento del giorno, in una guerra che va avanti tra crudeltà, depistaggi e dandosi la colpa a vicenda, senza vantaggi apparenti e concreti. Nella notte, Volodymyr Zelensky ha attaccato nuovamente i nemici e con parole piuttosto forti. In queste ore, non si possono ignorare neppure le conseguenze della morte di Darya Dugina, e quindi le dichiarazioni del Papa, che hanno portato addirittura alla convocazione del nunzio apostolico. Ecco il punto sulle notizie di giornata.
La centrale di Zaporizhzhia e le parole di Zelensky: la paura crescente di una catastrofe nucleare
Il rischio è alto, altissimo, eppure le forze in campo non sembrano tenerlo in considerazione, con lo sguardo indirizzato sui propri interessi militari e non, più che su un rischio nucleare che, a questo punto, dovrebbe avere razionalmente la priorità per Russia e Ucraina, come anche per i massimi organismi internazionali. Ma facciamo un attimo il punto per darvi l’antefatto di quanto sta accadendo.
Da mesi ormai, la Russia è riuscita ad occupare la centrale, la più grande d’Europa e che è snodo cruciale per tutta la vita del paese assalito. L’impianto, infatti, si occupa di fornire energia elettrica per un quinto di tutta l’Ucraina, che è tantissimo se pensiamo alla sua estensione. E, quindi, pensate che conseguenze abbia militarizzare la centrale praticamente in maniera permanente e con bombardamenti che vanno avanti da settimane nella regione, mettendo a serio rischio l’intera Europa.
Russia e Ucraina, infatti, non sembrano avere alcuna intenzione di prendersi le loro responsabilità, per chi davvero le avesse. Anzi, il Cremlino e le voci che gli stanno attorno ritengono folli le accuse a proprio carico, perché, secondo loro, sarebbe insensato bombardare una zona che è già sotto il loro controllo. Allo stesso tempo, però, continuano a negare la possibilità di demilitarizzare l’impianto e indirizzando tutte le colpe ai nemici.
Di avviso praticamente opposto sono le autorità ucraine, secondo cui l’occupazione russa riveste grande importanza strategica per il Cremlino. Innanzitutto, per via della posizione della centrale che si trova sul fiume Dnepr, e quindi in corrispondenza della linea del fronte e sarebbe quindi viatico perfetto per permettere ai russi di attaccare le città ucraine al di là del fiume utilizzando armi a lunga distanza. C’è anche una sorta di effetto schermo, perché gli Ucraini potrebbero anche non rispondere agli attacchi, considerando il rischio di colpire la centrale e causare un disastro in piena regola. E, quindi, secondo la loro visione dei fatti, sarebbero i russi ad attaccare, anche perché ci sono altri dati a riprova di questa teoria.
Nei giorni scorsi, infatti, erano arrivate nuove accuse dall’Ucraina ai russi e, in questo caso, era quella distruggere le infrastrutture che collegano la centrale alla rete elettrica ucraina. Cosa che poi è effettivamente successa, dato che si è verificata un’interruzione di corrente di massa nella zona circostante. Solo l’attivazione dei sistemi di emergenza ha consentito di eseguire le operazioni più importante. Ricordiamo, inoltre, che già nella giornata di martedì, il presidente ucraino Zelensky aveva chiesto alla comunità internazionale di inviare un ultimatum alla Russia per far demilitarizzare una volta per tutte la centrale.
Ieri, invece, a seguito di diversi bombardamenti che hanno causato incendi nella zona circostante, la centrale è rimasta scollegata dall’energia elettrica per ben due volte. E nell’ultimo aggiornamento di questa mattina alle nove, riferito da Energoatom in un comunicato, era ancora disconnessa dalla rete elettrica nazionale. Il disastro nucleare è stato evitato solo per l’attivazione dei sistemi di emergenza.
Una situazione drammatica e di cui ha parlato in maniera dura e decisa proprio Zelensky attraverso il suo consueto videomessaggio serale: “La Russia ha portato l’Ucraina e il resto d’Europa sull’orlo di un disastro nucleare”, ha citato il presidente dell’Ucraina, citato dai media di Kiev. E poi ha continuato: “Noi stiamo facendo tutto il possibile per evitare una catastrofe nella centrale di Zaporizhzhia”. Un grido che purtroppo è rimasto ancora inascoltato, e senza che davvero si sia fatto qualcosa per bloccare quanto stava succedendo. Vedremo se la visita dell’Aiea e l’evidenza della verità cambierà tutto, per un problema che ora è sempre più stringente e con dei limiti strategici che devono subito essere superati o comunque essere messi in secondo piano.
L’Ucraina ha convocato il nunzio apostolico. L’export, intanto, va a gonfie vele
Se l’avessero detto alcune settimane fa, probabilmente non ci avrebbero creduto neppure loro, gli ucraini. Le esportazioni di grano e prodotti alimentari, che rappresentano una buona fetta di guadagni per il paese di Zelensky, va avanti e con conseguenze importanti per tutto il mondo.
Se facciamo un passo indietro, infatti, dal 22 luglio tutto è cambiato e in positivo, almeno sotto questo punto di vista. Dal 24 febbraio, data di inizio della guerra, si sono bloccate inevitabilmente le esportazioni di prodotti alimentari e soprattutto derivati del grano, di cui l’Ucraina è tra i maggiori produttori in tutto il mondo. Questo ha significato che tonnellate e tonnellate di merci sono rimaste bloccate e accumulate, con una serie di problematiche contestuali. Le navi destinate all’export hanno bisogno di manutenzione e, in più, essere in guerra vuol dire avere anche mari minati e percorsi sicuri da ricostituire.
Problemi che l’Ucraina ha potuto affrontare a partire dal 22 luglio, quando è arrivato l’accordo con la Russia, avallato da Turchia, Stati Uniti e anche dalle Nazioni Unite, per far ripartire le esportazioni. Inizialmente non è stato facile riprendere un ritmo serrato, ma poi, soprattutto a partire dal 1 agosto, la situazione si è sbloccata e molte navi sono partite per la Turchia, e quindi per il Libano, ma alcune sono arrivate anche in Italia. Nelle ultime ore, a fare il punto della situazione su quanto stava accadendo è stato Antonio Guterres.
Per chi non lo conoscesse, si tratta di una personalità che sta acquisendo rilevanza mediatica e non nell’ambito della guerra. Si tratta, infatti, del segretario generale delle Nazioni Unite, che ha preso parte anche alla recente trilaterale a Leopoli con Zelensky e Erdogan.
Dunque, è stato lui ad aggiornare su Twitter sui numeri attuali delle esportazioni ucraine: “Finora decine di navi hanno attraccato e sono salpate dai porti ucraini, con carichi per oltre 720mila tonnellate di prodotti alimentari, come parte della Black Sea Grain Initiative”. Antonio Guterres ha pubblicato il tweet sicuramente con grande soddisfazione e trapela anche dalle sue parole successive: “Si tratta di una potente dimostrazione di ciò che si può ottenere, anche nei contesti più devastanti, quando si mettono le persone al primo posto”. E mettere le persone al primo posto è sicuramente un fattore decisivo nell’ambito di una guerra in cui crudeltà e terrore dominano, soprattutto per colpa di Vladimir Putin.
Dozens of ships have sailed in & out of Ukrainian ports, loaded so far with 720,000+ metric tonnes of food products, as part of the Black Sea Grain Initiative.
A powerful demonstration of what can be achieved, in even the most devastating of contexts, when we put people first.
— António Guterres (@antonioguterres) August 25, 2022
E ne abbiamo avuto prova anche con la morte di Darya Dugin, la figlia di Alexander Dugin, filosofo e ideologo che, secondo molti, è vicino a Putin e sarebbe dietro anche alla strategia per l’invasione dell’Ucraina. Ora il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha convocato il nunzio apostolico, a seguito di alcune dichiarazioni del Papa. Ma facciamo un passo indietro per capire davvero quali siano queste parole del Pontefice.
Le dichiarazioni erano arrivate al termine dell’udienza generale e muovevano dal presupposto che nessuno è esente dalla follia della guerra, e a farne le spese sono sempre gli innocenti. Francesco ha poi concentrato le sue attenzioni sui bambini, indicati appunto umani innocenti che pagano queste pazzie.
Non è mancato anche un pensiero d’amore e pietà per il popolo ucraino: “Tanti feriti, tanti bambini ucraini e bambini russi sono diventati orfani. La orfanità non ha nazionalità, hanno perso i genitori. Siano russi o siano ucraini. Penso a tanta crudeltà e a tanti innocenti che stanno pagando la pazzia, la pazzia, la pazzia di tutte le parti, perché la guerra una pazzia. E nessuno che è in guerra può dire no, io non sono pazzo, perché si tratta della follia della guerra”.
E fin qui nulla di equivoco o che possa offendere qualcuno, dalla parte dell’Ucraina sicuramente. Però, poi, le attenzioni si sono spostate verso l’attentato a Darya Dugina e, a tal proposito, il Papa ha dichiarato: “Penso alla povera ragazza volata in aria per una bomba sotto il sedile in una macchina a Mosca”: E poi ha ripetuto il ritornello di prima: “Gli innocenti pagano la guerra, gli innocenti”.
Si tratta di dichiarazioni che hanno catturato l’attenzione del governo ucraino e hanno scatenato, nel giro di qualche ora una reazione piuttosto netta. A tal proposito, si è espresso il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba al Nunzio a Kiev: “L’Ucraina è profondamente delusa dalle parole del Pontefice, che confrontano ingiustamente l’aggressore e la vittima”.
Insomma, non è piaciuta la decisione di Papa Francesco di menzionare la morte di una cittadina russa sul territorio della Russia nell’ambito della guerra con l’Ucraina. Attentato con cui l’ucraina ha sempre professato di non c’entrare nulla. La decisione del Ministero degli Esteri di Kiev è stata, di conseguenza, quella di convocare il nunzio apostolico in Ucraina, monsignor Visvaldas Kulbokas, proprio dopo le recenti dichiarazioni di Papa Francesco, per commentare la morte di Darya Dugina.
Kuleba, come riporta Ukrinform, dice ancora: “Abbiamo studiato attentamente la citazione completa di Papa Francesco e abbiamo deciso di convocare il nunzio apostolico per esprimere il disappunto dell’Ucraina”. In attesa di ulteriori dichiarazioni ufficiali e più dettagliate, rappresenta comunque una notizia che ha destato le attenzioni dell’intero mondo, visto che comunque il Papa si era schierato più volte dalla parte del Paese assalito, indicando più volte come la fine dell’invasione fosse l’unico modo per agire correttamente. Vedremo se sarà messa una pezza a riguardo, in una guerra scellerata che dovrebbe solo cessare di esistere.