Da Ferragni a Elodie passando per Giorgia (la cantante), le vip si schierano contro Meloni

In principio era stata Elodie ad attaccare Giorgia Meloni, poi è stato il turno dell’omonima della leader di Fratelli d’Italia, la cantante di Gocce di memorie. Ora sono in tante a salire sul carro di chi non vuole che la frontman del centrodestra diventi la prima presidentessa del Consiglio donna della storia italiana.

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Chiara Ferragni, Elodie Di Patrizi, Giorgia Todrani e Giorgia Meloni (in basso) – lettoquotidiano.it

Anche Chiara Ferragni, influencer da quasi 30 milioni di followers su Instagram, si schiera contro Meloni per la legge sull’aborto. A farle compagnia anche Loredana Bertè, Ariete, Levante. L’unica voce fuori dal coro delle vip è quella di Valeria Marini, passata da essere la madrina del Gay Pride di Napoli a sostenitrice della numero uno di FdI. Tutti questi contro-endorsement, però, funzionano davvero? Gli analisti non ne sono così sicuri.

Da Elodie a Bertè, passando per Giorgia: chi non sostiene Meloni

Fratelli d’Italia non è un partito per donne. E nonostante Giorgia Meloni, leader indiscussa di quello che si candida a essere il primo schieramento, per distacco, alle prossime politiche del 25 settembre. Non è un partito per donne famose, soprattutto, cantanti o influencer che siano. Lo dicono loro, ai concerti e sui social, e non si nascondono.

La prima a non farlo è stata Elodie. La cantante romana di origini creole, dopo aver letto il programma di FdI, si è detta piuttosto spaventata da quello che potrebbe accadere se dovesse essere messo in atto. Lei, madrina del Gay Pride di Roma a giugno 2022, ha tutto un altro colore (politico, s’intende) e altre idee. Ed è anche il modo in cui vengono espresse, in maniera cattiva ha detto, che non piace all’ex allieva di Amici.

Sui modi, si è scontrata con Meloni anche la sua omonima. “Anche io sono Giorgia – aveva scritto in una storia su Instagram la cantante (anch’ella) romana -, ma non rompo i co…ni  a nessuno“. Il riferimento era al video-meme in cui la frontman del centrodestra ripeteva di essere una donna, madre e cristiana e di essere Giorgia, appunto.

Se a Elodie, la futura premier non aveva risposto, con la collega aveva usato tutto il suo aplomb per ribadire che “la ascolto volentieri, da sempre, senza essere costretta a farlo. Così come lei non è costretta ad ascoltare me se non le piaccio. È la democrazia, funziona così ed è bella per questo“.

È stato poi il turno di Chiara Ferragni, imprenditrice, influencer ed ex modella da quasi trenta milioni di followers. Il terreno di scontro, in cui la leader di Fratelli d’Italia non era citata, il diritto all’aborto delle donne e il modello Marche da non replicare. Silenzio da parte di Meloni, ma polemiche a non finire.

L’ultima a essere salita sul carro di chi non voterà la destra è Levante su Instagram. Un lunghissimo post in cui la siciliana prima dà un cenno di tutte le proposte dell’ex candidata a sindaco di Roma, poi commenta: “Non proseguirò questo elenco, ho un po’ di nausea. Fortunatamente nulla di cui sopra somiglia al mio modo di vivere e di rapportarmi agli altri. Ma visto che sono una donna, sono una madre e provo ad essere un’umana degna di essere tale, vorrei riportare un pensiero puntuale di Elly Schlein: ‘C’è molta differenza tra leadership femminili e leadership femministe’.

 

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Prima della cantante di Alfonso sono arrivate anche Ariete, al secolo Arianna Del Giaccio, nuova idola della generazione zeta, e Loredana Bertè. La prima ai suoi concerti invita a non votare la destra, anzi Meloni: perché il suo programma non è democratico. La quasi settantaduenne, invece, si è scagliata contro la leader di FdI perché non ha levato la fiamma tricolore (che fa l’occhiolino a Benito Mussolini) dal simbolo del partito come le aveva chiesto la senatrice a vita e sopravvissuta all’olocausto, Liliana Segre.

Signora Meloni – aveva detto -, quando una senatrice come Liliana Segre chiede che sia cancellata dal suo logo quella fiamma che ricorda chiaramente il fascismo, lei la rimuove e basta. Si vergogni, signora Meloni“.

Altro che solidarietà femminile, insomma. Anche se da qualcuna è arrivata. La prima fra tutte Iva Zanicchi, cantante, conduttrice e anche politica, per Forza Italia di Silvio Berlusconi. L’Aquila di Ligonchio, sì, che si è schierata con la numero uno di FdI e non ha neanche nessuna paura che possa diventare la prima donna a sedere sullo scranno più alto di Palazzo Chigi, anzi: “Come donna faccio il tifo per lei perché è una persona capace ed è stata sempre coerente“. E giù i ringraziamenti di Meloni.

Marini
Valeria Marini – lettoquotidiano.it

Un endorsement un po’ a sorpresa è arrivato anche da Valeria Marini, show girl che è stata anche madrina del Gay Pride di Napoli. Sotto un post di Selvaggia Lucarelli contro la leader del centrodestra, Valeriona ha specificato come la giornalista abbia tanto da imparare da una come Meloni, iniziando dal rispetto che ha per gli altri, soprattutto le donne.

Lucarelli non è stata proprio dello stesso avviso della soubrette, che ha rimarcato appunto il cambio di rotta dai diritti dei gay all’appoggiare chi (quasi) manco li considera. Marini, comunque, ha replicato e ha chiarito, sempre sui social, che si trattava solo di chiedere rispetto.

Le vip contro Meloni, quanto voti spostano le dichiarazioni per le politiche del 25 settembre

Tornando a chi va contro sia per le posizioni sull’aborto, sia per i diritti Lgbtqi+, sia per la questione immigranti, o quella ancora più delicata del sovranismo, schierarsi apertamente contro Meloni produce dei risultati in termini elettorali?

A giudicare dagli ultimi sondaggi, no. Fratelli d’Italia è ancora primo partito, anzi: sta aumentando il gap in suo favore nei confronti del Partito democratico del segretario Enrico Letta ogni rilevazione sempre di più. Gli analisti, poi, sono ancora più netti: questi problemi portati a galla dalle vip non sono percepiti come reali dagli italiani e quindi non sposteranno niente in termini di voti. Certo, c’è lo zoccolo duro dei giovani da convincere, ma non sono poi così tanti per sovvertire un esito già scritto.

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