Russia e Ucraina continuano a combattere e a sfidarsi, su tutti i fronti di una guerra che non sembra affatto vicina a concludersi e in cui i rischi e le conseguenze sono sempre di più e più importanti per l’Europa e per il mondo intero. Volodymyr Zelensky, anche nelle ultime ore, si è fatto sentire e con parole importanti per l’Italia e Mario Draghi.
Step by step, la guerra tra Russia e Ucraina muove pochi passi per restare fondamentalmente sempre dov’è. Lasciando attonito il mondo intero e con un’Europa che sta sempre più nel mezzo del problema, pronta a incassare le conseguenze di un conflitto cruento e scellerato. Il caso relativo l’energia ora domina la scena e le discussioni in Italia, mettendo a serio rischio i bilanci e le aspettative di intere famiglie. Ne ha parlato Volodymyr Zelensky a Cernobbio, proprio mentre, a chilometri di distanza, si sta finalmente svolgendo la missione Aiea alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. E facendo emergere la condotta da rimarcare in matita blu degli avversari di guerra.
Le ultime dalla missione Aiea a Zaporizhzhia e il messaggio di Zelensky
L’inferno di Zaporizhzhia: magari un giorno sarà ribattezzato così quello che sta succedendo alla centrale nucleare più grande d’Europa, se tutto andrà male, o magari è già così. Perché il terrore delle bombe, l’ansia frenetica e spasmodica di un disastro nucleare in piena regola e questo fastidioso e incessante rimpallo di colpe tra Russia e Ucraina sono già un inferno, che va contro la razionalità, la moralità e la responsabilità. Quella stessa responsabilità che, in pieno conflitto, sta cessando di esistere, che tanto importa altro. Ma proprio non è così.
E da qui ci ricolleghiamo a quanto sta succedendo, nelle ultime ore, in Ucraina. Ma non è una cronaca tanto diversa dal solito, purtroppo. Infatti, stanno proseguendo i pesanti bombardamenti, che già vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi, nel sud dell’Ucraina, e per ultimo nel distretto di Enerhodar. Un luogo che potrebbe rappresentare per molti di voi solo un ammasso di lettere che in italiano faremmo fatica ad accostare e pronunciare, ma che acquisisce nevralgica importanza geografica, dato che si trova vicino alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, da mesi sotto il controllo degli uomini di Vladimir Putin. A riportare la notizia di nuovi bombardamenti in quella zona ci ha pensato il ministero della Difesa britannico, e poi l’ha divulgata il “Guardian”.
Ma non può essere accettabile, proprio nelle ore in cui l’Aiea è a Zaporizhzhia per fare luce su quanto successo nelle ultime settimane. Settimane in cui il rischio nucleare, che avrebbe riguardato una fetta importante dell’Europa, visto le dimensioni e i confini geografici, avrebbe coinvolto finanche la Germania. Ma il livello di radiazioni, per fortuna o per miracolo, non si è ancora alzato in maniera significativa e da mercoledì la visita dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, guidata dal capo Rafael Grossi, è partita.
E, da allora, qualche consapevolezza in più ce l’abbiamo. Già da ieri gli ispettori Aiea hanno potuto rilevare “gravi violazioni” e ovviamente, anche in quel caso, Russia e Ucraina hanno continuato ad accusarsi a vicenda come due bambini che hanno rotto il vaso della mamma. La Russia, però, in piena linea con il suo modo di operare dall’inizio della guerra, ha chiesto una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, ergendosi come vittima e accusando gli uomini di Zelensky di aver bombardato la centrale, ormai sotto il loro controllo.
La missione Aiea comunque proseguirà anche oggi, e c’è di più. Infatti, sei dipendenti dell’Aiea resteranno ancora per qualche giorno presso l’impianto di Zaporizhzhia, ma addirittura altri due resteranno in maniera permanente. A tal proposito, è arrivato il commento di Mikhail Ulyanov, rappresentante permanente della Federazione Russa presso le organizzazioni internazionali a Vienna. A riferire le sue parole è “Ria Novosti”: “Apprezziamo il fatto che due persone resteranno su base permanente, perché la loro presenza di portata internazionale potrà dissipare le tante speculazioni su come stanno andando le cose”.
Insomma, per i russi non è colpa della Russia, ma ci saremmo stupiti del contrario. Passando, invece, al fronte nemico, il punto di vista e le opinioni cambiano drasticamente, come è naturale, ma fino a un certo punto. Nelle ultime ore, a riguardo, è tornato a parlare Volodymyr Zelensky. Il presidente dell’Ucraina si concentra dapprima su una questione comunque importante per il buon esito della missione: l’ingresso nella centrale di giornalisti indipendenti. Infatti, l’accordo già impostato in precedenza con il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, prevedeva proprio l’arrivo di giornalisti indipendenti insieme agli uomini dell’Aiea.
Zelensky ha parlato così nel suo solito collegamento serale in video: “Quando abbiamo incontrato a Kiev Rafael Grossi e i membri della missione, prima dell’arrivo a Zaporizhzhia, eravamo d’accordo sul fatto che la missione si sarebbe svolta in presenza di giornalisti dei media ucraini e internazionali“. Il presidente ucraino continua a spiegare: “Doveva trattarsi di giornalisti indipendenti, e in questo modo si sarebbe potuta vedere la verità. Sfortunatamente, questo è stato solo promesso, ma non è stato fatto“. L’accusa ovviamente non è rivolta all’Aiea o a Grossi, ma ancora una volta alla Russia che avrebbe fatto entrare solo giornalisti dalla sua parte e propagandisti.
La voce in video del presidente ucraino a Cernobbio: da Zaporizhzhia al problema energetico
Zelensky allarma poi, per l’ennesima volta, sul rischio che rappresenta la centrale, ma questa volta in un posto che ci riguarda un po’ di più. Le sue parole, infatti, sono arrivate al Forum Ambrosetti in corso a Cernobbio e partono ancora una volta da ciò che sta accadendo a Zaporizhzhia: “La protezione della centrale nucleare è una tutela contro il disastro nucleare. Non possiamo permettere rischi nucleari”. Un nuovo appello che riecheggia nelle orecchie dell’Europa, già dilaniata da una guerra maledettamente problematica per tutte le conseguenze che comporta, sotto ogni punto di vista.
Nelle ultime ore, infatti, quasi come se con la fine dell’estate si fosse costretti a pensarci ancora di più, il problema energetico, il caro bollette, l’elettricità, il gas e la luce sono diventati problemi impellenti per l’Italia e per tutte le famiglie del nostro Paese. Problemi che si tradurranno in soldi contanti che peseranno su persone e attività già dilaniati da anni di Covid.
A tal proposito, Zelensky non si tira indietro: “L’Ucraina è pronta ad aumentare l’export di elettricità verso l’Europa. Ma proprio per questo motivo, è importante che l’impianto nucleare di Zaporizhzhia resti connesso alla rete ucraina. La presenza dei nell’impianto non ci permette di contribuire al risolvere il problema dell’energia in Europa”. Parole forti, che mirano ancora una volta alla demilitarizzazione della centrale più grande d’Europa, e che garantisce elettricità anche a una grande fetta d’Ucraina. E il cui allarme comunque è stato altissimo: “Siamo stati ad un passo dalla catastrofe nucleare ed è stata evitata solo grazie agli ingegneri che sono intervenuti tempestivamente. Sarebbe stato molto peggio di Chernobyl“.
Nel suo intervento al Forum Ambrosetti, che ha avuto il via proprio questa mattina a Cernobbio, Zelensky prosegue sempre sul caso energetico: “Il nostro export di energia potrebbe ridurre la pressione che Mosca sta esercitando sull’Europa e sull’Italia. Nonostante tutte le difficoltà che stiamo attraversando, infatti, possiamo contribuire a soddisfare almeno l’8% dei consumi di elettricità dell’Italia”. Poi sostiene ancora l’importanza del suo Paese per attenuare il problema: “L’Ucraina può diventare un green hub per l’Europa, in modo da sostituire le energie sporche della Russia. Abbiamo un grande potenziale per sviluppare le energie rinnovabili e l’idrogeno verde“.
Svincolarsi dalla Russia e farlo in maniera green rappresenterebbero una soluzione valida, ma difficilmente attuabile nell’immediato. In ogni caso, Zelensky ribadisce il forte legame con l’Italia, nell’ambito della guerra, dopo i forti aiuti arrivati dal nostro Paese a quello assalito da Putin. Un’alleanza che ora il presidente ucraino non dimentica: “Spero di incontrare in Italia il premier Mario Draghi. Lui ha dato molto sostegno al mio Paese e il suo impegno personale è stato molto apprezzato”.
Il piano energetico è forse quello più impellente, dunque, per contrastare l’emergenza costituita dalla guerra. Dalla green energy proposta dall’Ucraina, però, si potrebbe formare anche un hub importante a livello mondiale e che questa volta riguarderebbe la produzione agricola. Un settore in cui l’Ucraina è fortissima e lo stanno dimostrando ulteriormente le tonnellate di prodotti che, dopo l’accordo del 22 luglio, stanno partendo dal sud del Paese assalito per essere smistate in Italia e soprattutto in Turchia, Libano e molte altre nazione.
Sempre durante il suo collegamento al Forum Ambrosetti a Cernobbio, Zelensky ha annunciato con forza e orgoglio: “L’Ucraina ha una delle più grandi produzioni agricole e, insieme all’Italia, possiamo diventare un vero e proprio hub per il mondo intero”. E poi ha aggiunto: “Confermiamo il nostro impegno per evitare una crisi alimentare nel mondo, e di conseguenza per scongiurare una nuova crisi migratoria da Asia e Africa verso l’Europa”. Una migrazione che poi avverrebbe, in particolare, dalle coste del Mediterraneo verso l’Italia, e che quindi ci riguarda ancora più da vicino. Zelensky annuncia, infine: “Faremo di tutto perché questo non succeda. I prodotti alimentari ucraini sono stati già spediti con successo verso 20 Paesi”.
Il lavori di esportazione, infatti, stanno andando avanti anche nelle ultime ore. In particolare, il centro di coordinamento di Istanbul ha autorizzato altre otto navi a lasciare l’Ucraina. E non è poco in termini di tonnellate e prodotti alimentari trasportati. Infatti, stiamo parlando di un carico complessivo di circa 158mila tonnellate di alimenti, secondo quanto riferisce la Tass.
Alcune navi cisterna per carichi secchi partiranno dal porto di Yuzhny e hanno come destinazione la Cina e la Bulgaria. Portano in dote prodotti fondamentale come mais e panelli di semi di girasole. Altre navi, invece, inizieranno la loro rotta da Odessa e sono dirette verso la Turchia e Israele, caricando olio di semi di girasole e mais. Un’altra nave con olio di girasole è diretta verso l’India, mentre la Mavka, questo il suo nome, trasporterà olio di girasole in Romania. Altre due navi, invece, esporteranno il grano. Una arriverà in Turchia e la Ganga Star, così si chiama, porterà la colza in Francia. Oltre a queste imbarcazioni, tutte in partenza oggi, ci sarà anche l’Afanasiy Matyushenko, che avrebbe dovuto lasciare Chernomorsk martedì, ma alla fine ha dovuto rimandare e si muoverà oggi, con destinazione Turchia.
Per tutte le buone notizie in tal senso, dobbiamo riportarvi anche un intoppo, che comunque può verificarsi, soprattutto considerando tutti i carichi bloccati fino a fine luglio e, quindi, la necessità di accelerare una volta trovato l’accordo e avuto il via libera. Infatti, una nave ucraina carica di cereali, che doveva arrivare in Italia, si è arenata nel canale del Bosforo, causando una interruzione temporanea del traffico proprio nel Bosforo. Di certo, non fermerà l’Ucraina dai suoi intenti, sempre più intrecciati con quelli del nostro Paese.