“L’armistizio è finito, andate e continuate la campagna elettorale”. Dopo giorni un po’ piatti, in cui i leader sembravano aver sepolto in parte l’ascia di guerra, infatti, pare che abbiano ripreso a mandarsi bordate. Matteo Salvini dà per sconfitto Enrico Letta, che si appella al voto utile, che fa infuriare Giuseppe Conte, e così via.
La corsa al 25 settembre e a un posto a Palazzo Chigi torna ad animarsi con le dichiarazioni al veleno di chi ancora crede nella rimonta e di chi, invece, pensa di avere già la vittoria in tasca.
Elezioni 25 settembre, Conte contro Letta: “Il voto utile è un inganno”
Messi da parte i problemi relativi al caro bollette per cittadini, famiglie e imprese, la campagna elettorale torna a infiammarsi quanto e più di prima. L’emergenza energetica, infatti, ha fatto deporre l’ascia di guerra ai partiti in piena corsa per le elezioni politiche del 25 settembre ma, ora che ci sta lavorando il governo, è di nuovo tempo per mandarsi bordate e accuse come se fossimo in un ring.
A sfidarsi, stavolta, ci sono Giuseppe Conte, presidente del MoVimento 5 stelle, ed Enrico Letta, segretario del Partito democratico. Un tempo amici e alleati, ora rivali che non smettono mai di punzecchiarsi. Ma l’ex presidente del Consiglio dei ministri non ha risparmiato critiche neanche alle altre forze in campo.
“Non abbiamo accettato ammucchiate con chiunque pur di presentarci con un cartello elettorale“, ha detto il leader dei pentastellati stamattina a Volturara Appula, il suo paese, riferendosi alle dichiarazioni del numero uno dei dem sul voto utile per battere la destra.
“Vuole costruire un inganno per i cittadini volendo bipolarizzare questa partita politica e facendo credere che l’unico da votare in alternativa alle ricette insostenibili e inadeguate della destra di Meloni sia lui con il Pd“, ha detto ancora l’ex premier che poi, in un video su Facebook, ha spiegato cosa propone il suo partito per arginare l’ondata di consensi per la leader di Fratelli d’Italia e soci.
Il salario minimo, per esempio. Secondo Conte, infatti, i Cinque stelle sono gli unici a proporlo ai quattro milioni di lavoratori che “guadagnano 3-4-5 euro all’ora” e che non riescono ad “arrivare a fine mese e fare la spesa“. “Abbiamo deciso di restituire loro dignità sul lavoro come prescrive la Costituzione“, ha precisato.
Nel suo intervento su Facebook, l’Avvocato del popolo ha anche spiegato come per Meloni il salario minimo sia uno specchietto per le allodole “come a dire che lei, dall’alto del suo stipendio da parlamentare, a pancia piena, di fronte a una tavola imbandita dice all’affamato di non toccare nulla tanto è un’illusione ottica“. Per Calenda, invece, è una scoperta da campagna elettorale, mentre Letta “propone un mini intervento che riguarda una fetta limitata di lavoratori, pochi spiccioli“. E quindi: “Ora è il momento della verità“, ha detto in un altro post.
Elezioni 25 settembre, Letta a Salvini: “Non è ancora detta l’ultima parola”
Momento della verità che sembra arrivato anzitempo per Matteo Salvini. Il leader della Lega, infatti, è certo più che mai che sarà il centrodestra a vincere le elezioni per il rinnovo del Parlamento e quindi a dover esprimere il governo per i prossimi cinque anni (in linea di principio, certo) e che il Pd sa di perdere.
Non è dello stesso avviso Letta che, uscendo da Palazzo Marino (la sede del comune di Milano) dove ha incontrato Beppe Sala, ha spiegato al Capitano come manchino ancora tre settimane per recarsi alle urne, tre settimane “in cui gli indecisi sono al 40% e i giovani ancora non hanno deciso cosa votare“. Insomma, una “partita tutta da giocare“.
“Come si è visto anche in tante altre elezioni nel nostro paese – ha concluso – sono le ultime settimane quelle decisive motivo per il quale le voglio cominciare da Milano accanto a un’esperienza così positiva, come quella di Sala“.