Se non ci pensa la Rai a farli incontrare prima del voto del 25 settembre, c’è il Forum Ambrosetti a Cernobbio che diventa teatro di uno scontro elettorale per i leader dei partiti che vogliono guidare l’Italia. Quello che prima era un workshop per riunire il meglio della finanza e della politica, oggi si trasforma in un simposio di propaganda e proposte.
Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, ovviamente, Enrico Letta, segretario del Partito democratico, Matteo Salvini, leader della Lega, Giuseppe Conte (che al meeting di Comunione e Liberazione non era stato invitato), presidente del MoVimento 5 stelle, Carlo Calenda, frontman del terzo polo e fondatore di Azione, e Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, si incontreranno faccia a faccia. Nel giro di tavolo di due ore, moderato dal direttore del Corriere della sera, Luciano Fontana, avranno come pubblico speciale industriali, banchieri, finanzieri, economisti, manager e amministratori: insomma, la creme della società.
Forum Ambrosetti, oggi l’incontro con i leader dei partiti: ci sono Calenda, Conte, Letta, Meloni, Salvini e Tajani
Nel clima già caldo della prima domenica di settembre, i leader dei partiti che corrono per le elezioni politiche del 25 settembre si incontrano per la prima volta tutti insieme al Forum Ambrosetti a Cernobbio. Un appuntamento preelettorale che già dalle dichiarazioni rese a margine dall’evento, ma non solo, si preannuncia al veleno.
I temi da discutere non sono solo quelli della campagna elettorale, con le varie proposte da presentare al pubblico di banchieri e industriali del workshop, ma verteranno anche sulla delicatissima questione del caro energia.
Il primo a parlare è stato il braccio destro di Silvio Berlusconi e coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, che ha allontanato le voci di una crisi nella coalizione data vincente alle elezioni in seguito alle parole di Matteo Salvini sulle sanzioni per la Russia da rivedere. “Il centrodestra è coeso – ha iniziato -. Mi preoccuperei di sapere cosa fa la sinistra per dare stabilità al Paese”.
Nessun problema, dunque, perché loro, ha detto ancora, si presentano alle urne “con una coalizione unica”, mentre dall’altra parte, il MoVimento 5 stelle, il Partito democratico, Carlo Calenda e Marco Rizzo “se ne dicono di tutti i colori”.
Dopo l’ex presidente del Parlamento europeo, è stato il turno del leader di Azione e frontman del terzo polo, che è tornato a chiarire la questione rigassificatori. “Ne servono tre, uno a Ravenna, uno a Piombino e l’altro al sud. E se non si riescono a fare è perché c’è un’opposizione”, ha detto Calenda. Quanto all’ipotesi di una mensilità in più per mitigare gli effetti dell’inflazione, l’ex candidato sindaco di Roma ha spiegato che “c’è un problema di costi dell’energia che va messo a posto perché le imprese non potranno permetterselo”.
Sul tema del gas, è intervenuto anche il segretario dem, Enrico Letta. Le sue parole, però, riguardano piuttosto le sanzioni alla Russia, messe in discussione dal numero uno della Lega. “Non si può scherzare – ha esordito -. Non si può buttare questa questione nella campagna elettorale con frasi in libertà che rischiano di fare un danno pesantissimo all’affidabilità dell’Italia e dell’Europa”. “Questa vicenda va gestita insieme agli alleati europei e bisogna trovare soluzioni”, ha concluso prima di parlare di una possibile nuova alleanza post elettorale con il terzo polo e quindi con Calenda.
“Adesso ci impegniamo sul 25 settembre, che è la partita più importante. Quel che accadrà dopo, accadrà una volta che il risultato elettorale sarà arrivato”, ha chiosato. Certo, la situazione è tutt’altro che semplice considerate le accuse che sono arrivate tramite i social dai due leader.
A proposito di questo, anche Giuseppe Conte, presidente dei pentastellati, che sarà presente al Forum in collegamento video, durante la tappa di Avellino del tour di campagna elettorale, è tornato a parlare della questione del voto utile, tanto auspicato da Letta per battere la destra: “Spieghi alla comunità del Pd perché ha abbandonato l’agenda Conte 2 ed è passato all’agenda Draghi – e ancora -, è passato da un milione di cittadini salvati in pandemia a 6 euro lordi al mese in busta paga per i lavoratori, ci pagano una colazione”. “Basta mistificazioni sul voto utile, basta trattare gli elettori così. Bisogna dare il voto giusto”, ha concluso.
Questo è solo l’antipasto, però. La portata principale arriva a cavallo dell’ora di pranzo, come è giusta che sia, e il primo a fare le proposte è Calenda, poi è il turno di Conte, Letta, Meloni, Salvini e per ultimo Tajani.
CALENDA, TERZO POLO-AZIONE – “Non si può dire no a tutto: c’è il rischio che la politica ambientale ideologica porti alla desertificazione manifatturiera”, ha iniziato il leader di Azione, che poi si ha precisato che non c’è nessun pericolo fascismo in Italia, piuttosto quello sull’anarchia, ovvero che non si riesca “a fare niente”, quindi si deve riprendere da quello fatto da Mario Draghi: “mettere insieme gli italiani e non dividere tra buoni e cattivi”.
La proposta del terzo polo, intanto, rimane quella di “spezzare il bipopulismo che spacca l’Italia” perché “il problema è che la Bce non ci garantirà più niente gratis, il Tpi richiede il rispetto del Pnrr e poi c’è lo tsunami dell’energia e dell’inflazione”, ha detto ancora Calenda tornando ai temi caldi. Rinnovabili, indennizzi e rigassificatori sono i mantra. “Noi spendiamo la metà dei fondi europei, ma dobbiamo spendere cinque volte tanto”.
Secondo Calenda, si dovrebbe fare come facevano gli antichi romani, cioè “mettere nei ministeri solo persone che hanno già esperienze gestionali significative nel pubblico o nel privato”, d’altronde “non è rivoluzione”, quanto “fare dell’Italia un Paese serio che fa cose serie, non sommergendolo di bonus”.
L’ex presidente della Banca centrale europea, per l’europarlamentare, sarebbe la figura perfetta, ancora, per guidare il governo. “Non ho problemi a candidarmi alla guida del Paese, ma lui è più bravo. Non è una competizione, dobbiamo cercare di tenercelo”. Come, però? “Se prendiamo molti voti”, ha detto. In ogni caso “non si può perdere il modo in cui si è lavorato”, l’ulteriore assist al presidente del Consiglio di cui non ha mai nascosto di seguire l’agenda.
CONTE, MOVIMENTO 5 STELLE – Di contro è arrivato Conte. “Sul ‘metodo Draghi’ ho detto che trovo pericoloso che le forze politiche si rifugino in un cosiddetto metodo che è emergenziale”, ha iniziato l’ex premier. “Le elezioni, lo dico per tutti gli orfani del metodo del presidente Draghi, ci sarebbero state comunque dopo cinque mesi e le emergenze, come il conflitto ucraino, resteranno tutte lì sul tavolo anche a febbraio o marzo”, ha precisato ancora.
Sull’inflazione, il presidente dei Cinque stelle, ha detto che “l’abbandono dei programmi d’acquisto della Bce e le scelte sui tassi” non sono la strada migliore per contenerla perché “è una tassa nefasta che pesa sulle famiglie e non deve essere il pretesto per fare le scelte del passato”. Poi il capitolo, sull’extra deficit che “diventa uno strumento per proteggere il tessuto imprenditoriale e sociale”.
Conte ha proseguito parlando del modello del superbonus, da privilegiare, secondo lui, così come quello sulla libera circolazione dei crediti che “ci consente una grande riduzione di Co2, ma è anche un meccanismo per generare quella massiccia liquidità a favore di investimenti ad alto moltiplicatore”. Tra le cose da abolire o rivedere, il bonus del 110 per cento, e l’Irap, ma anche la giustizia con tempi certi per chi investe.
Conte ha anche risposto a una domanda sul reddito di cittadinanza, considerando una follia abolirlo. “Il problema non è il reddito, ma il lavoro sottopagato. Abbiamo salvato dalla povertà un milione di persone durante la pandemia. Senza coesione sociale non vai da nessuna parte”, ha concluso.
LETTA, PARTITO DEMOCRATICO – L’intervento di Enrico Letta riinizia con Draghi, e quindi in linea di discontinuità con i vecchi alleati pentastellati e la destra. “Il nostro partito è stato il più lineare nei confronti del governo. La scelta di far terminare prima l’esperienza è una scelta grave”. La legge elettorale, ha chiarito, “richiede delle maggioranze, e le abbiamo fatte. Confermiamo qui quelle internazionali: noi siamo per l’Europa, siamo lineari e affidabili sempre per il Paese”. Poi un appello alla responsabilità, perché nessuno può dire di non averci messo la faccia negli ultimi 15 anni.
E continua: “Il voto conta, il futuro dell’Italia è in gioco. Ci sono difficoltà ma anche tanti segnali di speranza, ma che rischiano di trasformarsi in un momento drammatico”, ha detto ancora il segretario del Pd. Si deve evitare la recessione “attraverso il tema energetico, le tasse sul lavoro e il Pnrr”, ma anche ha parlato dei rigassificatori di Piombino e Ravenna “che vanno costruiti”, e del fatto che si debba diversificare andando a cercare “ulteriori fonti di approvvigionamento anche di gas, serve mettere il tetto europeo e disaccoppiare l’elettricità che viene da rinnovabili e gas”. Il capitolo sull’Europa, quella della foto di Kiev “dove Italia, Germania e Francia” lo sono.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza non va rinegoziato perché “è la nostra stella polare, il punto di riferimento complessivo”, discutendo con Bruxelles, secondo Letta, “perderemmo soldi e prospettive per il futuro”.
Poi un’altra bordata al movimento di Conte: “Il Pd ha governato e anche è stato costretto a governare. Se non ci fosse stato durante la pandemia le cose sarebbero andate molto peggio per l’Italia”, ma il programma si basa anche sulle idee, e quindi “se ci sarà un governo nella serie A europea con Francia, Germania, Spagna andrà bene, se si andrà volutamente con Ungheria e Polonia, nella serie B, sarà peggio per il nostro Paese”. In conclusione, il segretario ha ribadito la sua scelta di essere tornato a fare politica perché sì, ancora una volta, “non c’è onore più grande che battersi per le proprie idee e per cambiare il destino del proprio Paese”.
MELONI, FRATELLI D’ITALIA – Tornando al Pnrr, Meloni apre il suo intervento affermando che “non può essere eresia dire che siccome è stato scritto prima della guerra in Ucraina non può essere perfezionato”. Stravolgerlo non è nei piani, però, piuttosto alcune scelte devono essere riviste perché non colte del tutto. “Il nostro più grande problema saranno i ritardi che ci hanno lasciato”.
È sul tema più infiammante della giornata che la leader di Fratelli d’Italia, preme di più: “Se l’Italia si sfila dai suoi alleati, per l’Ucraina non cambia niente ma per noi sì”, perché si tratta di una questione di credibilità, anche e soprattutto economica.
Secondo Meloni, poi, se il Paese di Volodymyr Zelensky dovesse perdere, “l’Occidente perisce, e il vincitore non sarà solo la Russia di Putin, ma la Cina”. E l’invasione “ha messo a nudo le debolezze dell’Italia e dell’Europa, oltre dell’Occidente. Totem che consideravamo indiscutibili come la globalizzazione hanno svelato la nostra fragilità e la necessità di ripensare il nostro modello di sviluppo”.
Come fare, però, a superare la crisi energetica e quindi i rincari? Sicuramente non con un nuovo scostamento di bilancio, ma un dialogo con l’Unione europea “per usare le risorse della nuova programmazione”. E continua: “Non comprendo la timidezza sul prezzo del tetto del gas che se oggi non c’è è perché non è conveniente alla Germania e all’Olanda”, ha spiegato. In conclusione, Meloni ha detto che vorrebbe che si scorporasse l’energia elettrica dal gas “anche a livello nazionale”.
SALVINI, LEGA – E poi c’è anche Matteo Salvini a Cernobbio e non è affatto una presenza banale. Il numero uno della Lega, in piena campagna elettorale utilizza anche le slide. Una scelta che ci saremmo aspettati semmai più da un altro Matteo, quel Renzi che ora sta al centro con Carlo Calenda. E comunque il leghista l’aveva annunciato e l’ha fatto, nonostante non sia da lui, per garantire la riprova dei numeri. Che carta canta e la matematica non è un’opinione. L’intervento di Salvini comunque, dopo un simpatico siparietto con Giorgia Meloni, ha il via e parte con una frecciatina agli avversari politi, ma forse anche agli alleati: “È un mese che mi si accusa di putinismo qualsiasi cosa faccia”. E poi continua: “Io difendo solo gli interessi dell’Italia e degli italiani”.
Il leader della Lega rincara la dose, citando (forse involontariamente) anche Claudio Baglioni: “La vita è adesso, ottobre è già tardi. Stamattina in Germania hanno fatto una cosa che dovremmo, se non vogliamo un milione di disoccupati in più. Invece di iniettare 30 milioni per l’economia, ne metteremo 100 per Naspi e disoccupazioni”.
Salvini sgombera poi il campo da chi lo accusa di inversioni a U sul tema della guerra: “La Lega ha convintamente votato in Italia e in Europa tutti i provvedimenti a favore dell’Ucraina, comprese le sanzioni“. Lo sguardo dell’ex ministro degli Interni si rivolge poi all’Europa: “Dobbiamo difendere l’Ucraina, ma non vorrei che le sanzioni danneggiassero più chi le fa che chi le subisce. E dunque spero che da Bruxelles si riesca ad attuare lo scudo già nelle prossime ore”.
Al forum Ambrosetti, quindi, Salvini lancia un messaggio forte e chiaro: “Andiamo avanti con le sanzioni, ma dobbiamo anche proteggere i nostri lavoratori. Vincere le elezioni, ma avendo come eredità un Paese in ginocchio, non sarebbe una grande soddisfazione”. Insomma, il leader della Lega continua a chiedersi se davvero le sanzioni stiano danneggiando il vero obiettivo, la Russia, o se si portino dietro un effetto boomerang che potrebbe ripercuotersi sull’Europa e, per prima, l’Italia.
In occasione del Forum Ambrosetti, poi, porta avanti una nuova proposta di sviluppo: “Propongo un ministero per intelligenza artificiale, innovazione e digitalizzazione che porti l’Italia nel futuro a Milano, perché è lì che ci sono i brevetti dove, nelle grandi sedi, senza togliere niente a nessuno, per realizzare l’autonomia”.
E, infine, c’è anche il tema delle alleanze, dopo le elezioni del 25 settembre: “Se andremo al governo, non cambieremo le alleanze. Restiamo profondamente, orgogliosamente e stabilmente radicati in un occidente libero e democratico. Un occidente che non crede nella guerra e nell’aggressione”. Ma sulle sanzioni Salvini continua a nutrire dei dubbi e non tarda a ribadirlo, anche se in termini diversi: “Se si adotta uno strumento per danneggiare l’aggressore e, dopo sette mesi di guerra, non si è danneggiato, serve almeno ragionare su un cambio ed è legittimo”.
TAJANI, FORZA ITALIA – Il segreto del coordinatore del partito di Berlusconi è “puntare sulla nostra forza. L’Italia che rappresenta tessuti connettivi importantissimi anche per l’Unione europea”. E sulla crisi energetica, ha detto basta alla dipendenza “solo da uno. Dobbiamo puntare sull’energia nucleare di ultima generazione”. Anche lui, come Calenda, è contro il “partito del No”, “anche il Ponte Morandi non sarebbe crollato se non ci fossero stati quei no”, ha specificato.
Quanto ai mal di pancia nel centrodestra, il braccio destro del Cavaliere ha chiarito di nuovo che “gli elettori che ci voteranno, voteranno una coalizione compatta”. “Il governo Ursula non ha nulla a che vedere con quello che è successo in Italia”, ha risposto a domanda diretta su una possibile fuoriuscita del suo partito se si dovesse entrare in una maggioranza di governo con Lega e Fratelli d’Italia: “La maggioranza è nata in Europa per impedire che i socialisti che avevano perso le elezioni europee occupassero il posto di presidente della Commissione Ue che spettava ai popolari”, ha finito.
Forum Ambrosetti, i ministri di Azione e Pd hanno preparato la strada al dibattito
Ma prima della tavola rotonda, anche alcuni ministri hanno potuto lanciare le loro bordate – se in campagna elettorale. È il caso per esempio di Mara Carfagna, ministra del Sud, ex Forza Italia ora con Azione di Calenda. “Quando sento Salvini parlare di sanzioni – ha detto a margine del Forum -, mi sembra di ascoltare la propaganda di Putin. Mi preoccupa un Paese come l’Italia che strizza l’occhio alla Russia e che si fa applaudire da Medvedev”.
Certo, ha spiegato ancora l’ex forzista, “bisogna capire quanto e come le sanzioni siano impattanti sulla nostra economia, correre ai ripari e proteggere le famiglie e le imprese, ma sicuramente queste hanno fortemente indebolito l’economia russa. Raccontare una realtà diversa significa fare il gioco di Putin”.
Carfagna ha anche parlato del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che non deve essere cambiato, e a lei ha fatto da eco la sua collega, anche lei ex del partito di Berlusconi e ora nel terzo polo, Mariastella Gelmini. La ministra per gli Affari regionali, durante il workshop, si è detta preoccupata per la richiesta di alcune forze politiche di rinegoziare il Pnrr. “In questi mesi abbiamo dimostrato all’Europa che l’Italia rispetta gli impegni. Piegare la logica a interessi contingenti significa snaturarne la ratio. Faremmo una bella figura se prendessimo tutti l’impegno di rispettare le riforme e gli investimenti”.
Anche Gelmini, poi, ha parlato la proposta del leader del Carroccio che preoccupano “non solo perché sarebbe una scelta che isolerebbe l’Italia, ma anche perché di fronte a questa affermazione non c’è stata una precisazione né di Forza Italia, né di Fratell’Italia”.
Dal ministro del Lavoro, il democratico Andrea Orlando, invece, arrivano accuse nei confronti degli ex alleati del MoVimento 5 stelle. Rispondendo a una domanda su come i pentastellati stiano copiando alcune proposte del Pd, l’ex Guarda sigilli ha detto che molte delle sue “non hanno trovato sostegno da parte del M5s, poi non c’è stato un momento in cui loro hanno posto questioni di carattere sociale che non hanno trovato il sostegno da parte del Partito democratico”. Quello che è stato sui temi sociali, ha precisato, è una conseguenza delle politiche dei dem.