Stanotte i Carabinieri hanno effettuato un imponente blitz a Trapani, nel regno di Matteo Messina Denaro.
La città è sotto il controllo di Cosa Nostra e seppure latitante, il mafioso continua a impartire direttive e dettare legge fra le fila della criminalità organizzata.
Chi è Matteo Messina Denaro
Finiscono in carcere 35 persone legate al boss latitante ma cosa sappiamo veramente di lui? Il mafioso italiano è nato a Castelvetrano nel 1962 ed è considerato fra i latitanti più pericolosi e ricercati al mondo.
Capo e punto di riferimento delle famiglie mafiose della città in cui è nato, Messina Denaro è ad oggi uno dei boss più potenti di Cosa Nostra e il suo potere sconfina anche in altre province, fra cui Palermo e Agrigento.
Alcune fonti lo collocano in Sicilia altre no, altre ancora mettono in dubbio il suo ruolo di capo dal momento che la tradizione vuole che costui deve essere un palermitano.
Si rese responsabile di diversi omicidi a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta e venne denunciato per associazione mafiosa.
Nel 1990, anno in cui inizia la latitanza del padre, acquisisce un importante ruolo di rappresentanza del mandamento di Castelvetrano, affiliato con i corleonesi.
Tre anni dopo ha inizio la sua latitanza, infatti si reca in vacanza con i fratelli a Forte dei Marmi e poi si è reso irreperibile.
Nei suoi confronti pende un mandato di cattura per associazione mafiosa, strage, omicidio, furto, detenzione e porto di materiale esplosivo e altri reati minori.
Nel 1998, dopo la morte del padre che risultava ancora latitante, acquisì definitivamente il ruolo di capomandamento di Castelvetrano e diventò anche rappresentante di Trapani in Cosa Nostra.
Il maxi blitz a Trapani
Ad oggi risulta ancora latitante ma secondo le indagini, impartisce le sue direttive e stanotte i Carabinieri del Ros e del Comando provinciale, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno arrestato 35 persone in una maxi operazione fra Mazara del Vallo, Marsala e Campobello di Mazara.
Complessivamente, sono indagate 70 persone.
Secondo alcune intercettazioni, gli indagati parlano di Matteo Messina Denaro come un uomo potente che ha ancora in mano il suo regno.
Il mafioso avrebbe inviato direttive precise per decidere quali nomi piazzare ai vertici delle famiglie e quindi, anche se non si sa come, riesce a far giungere le sue comunicazioni.
Un amico fedele di Messina Denaro, Francesco Luppino, ha acquisito un ruolo chiave nell’inchiesta, infatti di lui si parla da circa 10 anni, quando fece da tramite fra il boss trapanese e i nuovi nomi di spicco di Cosa Nostra.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido, ha portato alla luce il potere mafioso dei boss, che si basa su estorsioni, gioco d’azzardo, appalti, sicurezza nei locali notturni e ovviamente traffico di droga.