Il conflitto tra Russia e Ucraina si sta allargando sempre di più, e non necessariamente sotto il profilo militare. Anzi, le sanzioni e le loro conseguenze sotto il profilo energetico sono sempre più argomento preponderante in Italia e nel mondo. Oggi è arrivata l’autorevole voce di Recep Tayyip Erdogan, presidente della Turchia, ad avvertire sulle intenzioni di Putin e il gas.
I giorni che stiamo vivendo sono drammatici. E non solo sotto il profilo militare, dove comunque la guerra sta causando una scia sempre più tragica di morti e feriti, anche tra i civili, ma ancora di più per quanto riguarda le conseguenze delle sanzioni alla Russia che avranno ricadute immediate per il nostro Paese. Recep Tayyip Erdogan si è esposto a riguardo nelle ultime ore e non sono per nulla parole banali per il destino dell’Europa e degli Stati Uniti, in misura minore. Intanto, la guerra va avanti sotto il profilo militare, con la controffensiva dell’Ucraina che prosegue, parallelamente alla resistenza agli attacchi russi in Donbass. I numeri del conflitto comunque continuano a fare paura, e anche le perdite russe sono impressionanti.
Le parole di Erdogan sulle intenzioni di Putin fanno tremare l’Italia
La portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, oggi ha fatto tremare l’Italia, l’Europa e il mondo intero con parole forti sulle sanzioni e le loro conseguenze, ma ve ne abbiamo già parlato nella giornata di oggi. Il suo post su Telegram, comunque si è concentrato anche sul piano del ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, per lenire la dipendenza dalle fonti energetiche che arrivano dalla Russia. Lo sguardo, e quindi il dito puntato, sono ancora rivolti verso l’Europa. Sul piano italiano ha detto: “È imposto a Roma da Bruxelles, che ha come diretta conseguenza gli ordini che arrivano da Washington. Alla fine, però, saranno gli italiani a dover soffrire”.
Una premessa che non è ripetitiva, ma doverosa per capire quanto sta succedendo in queste ore. La coperta è tirata, da entrambe le parti, sempre più forti, fino a quando una delle parti in causa non cadrà dal letto, e probabilmente si farà molto male. Da Mosca, infatti, è arrivato un altro messaggio piuttosto importante a riguardo. È quella del ministro dell’Energia russo Nikolay Shulginov, che ha parlato per l’Eastern Economic Forum. Un appuntamento, seguito dall’agenzia Tass, in cui è arrivato un annuncio che fa tremare l’Unione europea nel suo cuore: “È molto probabile che l’Europa non sarà in grado di fare a meno del gas di Mosca almeno fino al 2027″. Previsioni che non sono in linea con i passi che stanno facendo i paesi europei per svincolarsi dalla dipendenza energetica del Cremlino e vedremo alla fine chi avrà ragione. Con una certezza: a soffrire saranno i cittadini, e anche quelli italiani.
Non è stato l’unico segnale che arriva dalla Russia. Infatti, ha parlato anche il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, nel corso di un’intervista televisiva: “Le condizioni impegnative e molto dure rispetto a quanto sta accadendo ci impongono di adottare misure di risposta difficili ma dure, allo stesso tempo. Non è affatto necessario che siano simmetriche”. Insomma, la Russia non intende affatto restare a guardare e, anzi, ha in programma risposte immediate alle sanzioni imposte dall’Unione europea. Risposte che non saranno per forza simmetriche. Le restrizioni sui visti ai cittadini russi, quindi, non resteranno una decisione senza conseguenze.
E, in ogni caso, sì, per i precedenti accordi, da cui non è così facile divincolarsi, l’Unione europea resta ancora dipendente dai combustibili fossili della Russia. Dall’inizio della guerra, e quindi dall’invasione ad opera di Putin in Ucraina, l’Ue è stata la principale importatrice di combustibili fossili dalla Russia. Il controvalore rilevato è di 85 miliardi di euro. A riportarlo è stato il Centre for Research on Energy and Clean Air, abbreviato Crea, nato in Finlandia nel 2019. Sono stati stimati anche i guadagni complessivi di Mosca dalle esportazioni di petrolio, gas e carbone, che si sono attestati a 158 miliardi di euro da febbraio ad agosto. La guerra, invece, è costata 100 miliardi circa alla Russia. Numeri che fanno comprendere ancora una volta cosa voglia dire per Putin un’Ue svincolata dalle risorse dell’Est, quelle del paese invasore, in una guerra che non terminerà a breve termine. Con l’Ucraina che si propone sempre di più come alternativa con le sue di risorse da offrire agli europei e in nome di proposte green.
E, quindi, la Russia non resta a guardare, anzi ha già contrattaccato e l’ha fatto attraverso Nord Stream. Su quest’argomento si è esposto ancora una volta Dmitry Peskov, il portavoce del Cremlino, come riporta l’agenzia Tass: “Non possiamo dire come saranno portate avanti le riparazioni presso il Nord Stream, sono le sanzioni a impedirlo”. Un cane che si morde la coda, quindi: la Russia continua a essere sanzionata? Bene, niente attività di manutenzione per il gasdotto Nord Stream. Peskov continua: “Gazprom ha ripetutamente confermato la sua affidabilità come garante della sicurezza energetica del continente europeo, ma le sanzioni che sono state imposte dall’Unione europea, dal Regno Unito, dagli Stati Uniti e dal Canada hanno rotto, in pratica, il sistema di manutenzione tecnica dei componenti delle turbine che garantiva il pompaggio”. Un problema importantissimo per il vecchio continente, ma non è affatto il solo. Perché sarebbe come concentrarsi sulla pagliuzza e non sulla trave. E qui veniamo alle parole che più ci scatenano i brividi alla pelle, nella giornata di oggi.
Infatti, Recep Tayyip Erdogan si è fatto sentire e ancora una volta con parole che non fanno piacere a tutti gli europei e all’Italia. Ricordiamo, inoltre, che il presidente turco non è affatto una personalità esterna alla guerra. Ha partecipato a diversi incontri fondamentali, portando all’accordo per l’export per le risorse alimentari e il grano, che è ripartito dal 22 luglio per l’Ucraina, e poi è stato parte attiva della trilaterale di Leopoli con Volodymyr Zelensky e Antonio Guterres, delle Nazioni Unite. Potrebbe anche costituire una figura centrale per eventuali accordi di pace, ma ancora siamo lontani da quel punto.
Cumhurbaşkanı Erdoğan, Bosna-Hersek, Sırbistan ve Hırvatistan ziyaretleri öncesi basın toplantısında konuşuyor https://t.co/IfSNuS9MP9
— T.C. Cumhurbaşkanlığı (@tcbestepe) September 6, 2022
Il presidente turco Erdogan, comunque, ha parlato in una conferenza stampa trasmessa dalla Tv di Stato Trt, e già questo fa capire la portata delle sue affermazioni: “L’Europa affronterà grandi sfide per il gas naturale durante l’inverno, ma noi non abbiamo alcun problema“. Dichiarazioni che tirano, per prima cosa, fuori dal calderone la Turchia. E poi avverte sulle prossime mosse di Putin: “Le sanzioni contro la Russia hanno spinto Putin ad agire in questo modo. Ovviamente, sta utilizzando tutti i mezzi che ha a disposizione, le sue armi, e una delle sue carte più importanti è il gas naturale“. Riassumendo, la Turchia non ha alcun problema per quanto riguarda il gas naturale, ma il giogo verso l’Europa potrebbe essere sempre più stretto nel prossimo futuro.
Un’altra delle armi che Putin ha a disposizione è quella della propaganda. E altre parole di Dmitry Peskov, portavoce russo, lo dimostrano, in un’intervista alla Tv RBC riportata dalla Tass: “Possiamo solo parlare di consolidamento qui in Russia, perché la maggioranza assoluta della popolazione del nostro Paese sostiene la decisione del nostro comandante in capo e del nostro presidente“. Nonostante tutti i problemi e le conseguenze della guerra, l’operazione in Ucraina è sostenuta dall’assoluta maggioranza dei russi. Peskov ha rilasciato queste dichiarazioni, rispondendo a una domanda sul sentimento del popolo, a più di sei mesi di distanza dall’inizio della guerra e dalla decisione di Putin.
Le ultime mosse di Putin nella guerra in Ucraina e le operazioni militari in atto
Sul piano militare e delle risorse di guerra, intanto, non si può dire che le cose stiano andando esattamente come immaginava Putin. Nelle ultime ore, è arrivato un altro segnale in tal senso. Infatti, il ministero russo della Difesa ha avviato un’operazione per l’acquisto di missili dalla Corea del Nord con lo scopo di potenziare il suo arsenale, in vista delle prossime settimane in Ucraina. Non è affatto una notizia banale ed è arrivata dall’Intelligence degli Stati Uniti e riferita dai media americani e dal Guardian. Tramite una fonte anonima, inoltre, abbiamo anche notizia del fatto che quanto sta avvenendo a Pyongyang dimostra che l’esercito russo non se la passa bene. Gli invasori soffrono per la grave carenza di rifornimenti in Ucraina, anche a causa dei controlli e delle sanzioni che hanno colpito il settore delle esportazioni. Sempre secondo l’Intelligence degli Stati Uniti, i russi potrebbero tentare di acquistare ancora più equipaggiamento militare nordcoreano nel prossimo futuro, e questa è una notizia che arriva direttamente dal New York Times.
La guerra non è stata affatto lampo e comunque richiederà grossi sforzi nei prossimi mesi, probabilmente non previsti. E si tratta di operazioni cruciali. Il presidente russo, Vladimir Putin, era presente alla fase finale delle maxi esercitazioni militari Vostok 2022 (Est 2022), e si tratta di occasioni a cui partecipa, in parte, anche la Cina. Proprio il paese asiatico ha inviato, infatti, un’importante delegazione militare con oltre duemila soldati e 300 mezzi. Le agenzie russe, inoltre, riferiscono una notizia decisamente interessante: sarebbe avvenuta una riunione a porte chiuse fra Putin, i suoi ministri della Difesa e capo di Stato maggiore.
Intanto, un altro indizio su come stia andando la guerra è arrivato direttamente dall’Ucraina. I droni tattici russi in volo sui territori degli assaliti al fine di individuare gli obiettivi da colpire con le bombe sono diminuiti e questo, secondo l’Ucraina, costituirebbe un sintomo della riduzione della capacità strategica delle forze armate di Mosca. Il messaggio è arrivato dall’intelligence della Difesa britannica, che quotidianamente aggiorna sulle sorti della guerra.
Secondo le ultime informazioni riferite, l’Odesa Journal ha riportato 27 sortite di veicoli aerei senza equipaggio (UAV) russi sulla riva occidentale del Dnipro, e prima la media era stata di cinquanta al giorno, per tutto il mese di agosto. Le ultime informazioni da Londra, riportano che, negli ultimi anni, nella strategia russa gli UAV hanno giocato un ruolo sempre più importante per individuare gli obiettivi che sarebbero poi stati assaltati dall’artiglieria.
Il motivo della diminuzione è dovuta al fatto che gli UAV possono essere distrutti, abbattuti in via diretta, dagli effetti cinetici e sono vulnerabili anche al disturbo elettronico. Viste le perdite riportate in combattimento, quindi, è probabile che la Russia stia cercando di mantenere le sue scorte di UAV. E non è neanche così semplice, perché la situazione è aggravata dalla carenza di componenti dovuta alle sanzioni internazionali. L’analisi si conclude con le seguenti parole: “La limitata disponibilità di UAV da ricognizione sta peggiorando, con ogni probabilità, la consapevolezza tattica dei comandanti e ostacolando le operazioni russe”.
(4/5) In the face of combat losses, it is likely that Russia is struggling to maintain stocks of UAVs, exacerbated by component shortages resulting from international sanctions.
— Ministry of Defence 🇬🇧 (@DefenceHQ) September 6, 2022
(5/5) The limited availability of reconnaissance UAVs is likely degrading commanders’ tactical situational awareness and increasingly hampering Russian operations.
— Ministry of Defence 🇬🇧 (@DefenceHQ) September 6, 2022
Latest Defence Intelligence update on the situation in Ukraine – 6 September 2022
Find out more about the UK government’s response: https://t.co/wrTBURFCJR
🇺🇦 #StandWithUkraine 🇺🇦 pic.twitter.com/gpVzBLzH7j
— Ministry of Defence 🇬🇧 (@DefenceHQ) September 6, 2022
E proprio riguardo il Regno Unito, non si può non citare quanto è avvenuto nelle ultime ore. Boris Johnson ha salutato tutti e ha lasciato, mentre Liz Truss gli è succeduta come primo ministro britannico. Quanto sta accadendo a Downing Street è importante anche nelle sorti della guerra, dato che gli Uk si stanno imponendo come forte alleato dell’Ucraina nel conflitto. Dal Cremlino, a tal proposito, filtra una posizione chiara e netta: “Non ci aspettiamo cambiamenti nei rapporti con il Regno Unito”. Una versione che è riportata dall’autorevole agenzia Tass.
Passiamo ora al piano militare, dove ora possiamo suddividere la guerra in due piani diversi. Il primo è quello di una Russia che continua ad attaccare, in Donbass e non solo. Ma ora c’è anche la controffensiva di Kiev va tenuta sotto stretta sorveglianza. L’esercito del Cremlino ha bombardato il distretto di Nikopol, che si trova nella regione dell’Ucraina orientale Dnipropetrovsk, con Grad Mlrs. Il bilancio è quello di diversi civili feriti, secondo quanto riferisce l’Ukrinform. L’assalto dei russi si è concentrato sul distretto con Grad Mlrs per tre volte; il bersaglio di Nikopol sono stati addirittura i quartieri residenziali. Un uomo e una donna sono rimasti feriti durante gli attacchi e sono stati portati in ospedale: le loro condizioni sono state valutate come moderate. L’annuncio è arrivato via Telegram da Valentyn Reznichenko, capo dell’amministrazione militare regionale di Dnipropetrovsk. Per quanto riguarda i danni materiali, venti condomini e undici edifici privati sono stati danneggiati all’interno della città, mentre una casa è stata addirittura distrutta. A essere coinvolti negli attacchi sono stati anche un asilo, due scuole, un centro di creativo e un club sportivo. Sono state danneggiate anche diverse linee del gas e automobili, mentre si è verificata l’interruzione di diverse linee elettriche, lasciando senza elettrichità più di 2000 famiglie.
L’attenzione mediatica e militare si concentra, intanto, soprattutto su Donetsk, dove gli eventi delle ultime ore sono particolarmente importanti per capire le sorti della guerra. Gli ucraini, infatti, sono riusciti a respingere gli attacchi dell’esercito russo proprio nella regione di Donetsk, e nello specifico nelle aree di Soledar, Zaytseve, Shakhta Butivka e Spartak. Lo Stato maggiore ucraino ha riferito la notizia su Facebook nell’aggiornamento che viene pubblicato alle sei del mattino. In ogni caso, Putin continua a concentrare i suoi sforzi proprio per conquistare il pieno controllo del territorio di Donetsk, avendo già sotto le sue grinfie i distretti della regione di Kherson, parte della regione di Kharkiv, la regione di Zaporizhzhia e la regione di Mykolaiv. La minaccia russa, quindi, non si attenua e potrebbe portare ad attacchi pesanti su tutto il territorio ucraino nelle prossime settimane. Nel Mar Nero, le portaerei russe Kalibr sono in allerta. Solo nell’ultimo giorno, le truppe di Mosca hanno lanciato tre attacchi missilistici e più di 35 attacchi aerei, addirittura 50 attacchi Mlrs.
Passiamo a uno sguardo veloce anche della politica interna del nostro Paese. Nelle ultime ore, è tornato a parlare, nel vivo della campagna elettorale, Giuseppe Conte, il leader del MoVimento 5 Stelle. In un’intervista a “CorriereTv”, l’ex Premier, prima di parlare della sanzioni alla Russia, tema caldissimo anche in vista delle elezioni del 25 settembre, si è soffermato sul suo successore a Palazzo Chigi: “Draghi è stato osannato, ma ci ha portato allo stallo. Stiamo parlando di una personalità prestigiosa, con un curriculum eccezionale, ma non gli possiamo consegnare cambiali in bianco”. E conclude: “L’uomo solo al comando non funziona e non ha funzionato: l’energia è solo uno degli aspetti, quello più grave, ma ce ne sono tante”.
Poi si concentra direttamente sul tema delle sanzioni alla Russia: “Abbiamo detto subito e assolutamente sì, io ero anche a favore di un inasprimento delle sanzioni, ma ero anche consapevole che ci avrebbero fatto male. Ancora oggi, che non si stanno rivelando molto efficaci su Putin perché si pensava di mettere in ginocchio l’economia russa e non sta avvenendo. In ogni caso, dico che andavano adottate e mantenute. Chi mi definisce filo-putiniano mi diffama”.