La fortuna della Lega, in tanti non sospetti, è stata anche merito di Facebook. Ma ora le cose tra il Carroccio e il social network di Mark Zuckerberg non vanno così tanto bene, e infatti alcuni parlamentari hanno presentato un esposto all’Agcom in cui spiegavano come dalla piattaforma di Meta stia oscurando alcuni contenuti.
Non è tardata ad arrivare neanche la risposta del gruppo che ha specificato che non ci sono problemi. Non per la Lega comunque, che è da anni uno dei partiti che investe di più sulla campagna elettorale sui social e che, anche per queste politiche, è stato lo schieramento che ci ha investito di più (quasi 85mila euro) per contro di un MoVimento 5 stelle e di Luigi Di Maio che hanno scelto di contare solo sulle proprie forze.
Campagna elettorale, Lega contro Meta: “Facebook ci oscura i post”, ecco l’esposto all’Agcom
Parte del merito del successo (e delle percentuali) che in questi anni ha(nno) accompagnato la Lega di Matteo Salvini è dovuto a Facebook. Cinque milioni di followers solo per il leader, altri 1,2 per il Carroccio sono numeri che non si avvicinano neanche lontanamente a quelli degli alleati o dei rivali. Insomma, primeggiano.
Ora, però, le cose tra il social network del gruppo Meta di Mark Zuckerberg e i leghisti non vanno proprio a gonfie vele, tanto che il vicesegretario Andrea Crippa, Luca Toccalini, Alberto Bagnai, Susanna Ceccardi, Claudio Borghi e altri parlamentari hanno presentato un esposto all’Agcom, protestando sul fatto che “Facebook sta arbitrariamente oscurando e inibendo la divulgazione di contenuti delle pagine dei parlamentari della Lega e in generale di gruppi riferiti al centrodestra“.
“A nulla sono valse le interlocuzioni delle ultime settimane con il gruppo Meta nel tentativo di conoscere le ragioni di questa condotta fortemente pregiudizievole. L’azienda non ha fornito alcuna risposta né sul flusso organico della diffusione dei contenuti né sul blocco delle campagne pubblicitarie“, si legge ancora nella nota recapitata all’Autorità garante delle comunicazioni.
Per il Carroccio, non c’è nessuna ragione per cui avvenga questo oscurantismo, specie se coincide con il periodo della campagna elettorale “in cui dovrebbe prevalere più che mai il pluralismo della comunicazione“, e per cui loro hanno speso parecchi soldi, diciamo noi. Dai parlamentari arriva un appello per avere “chiarimenti e interventi urgenti per sanzionare la condotta scorretta del gruppo Meta in campagna elettorale“.
Ed eccola, la risposta dell’azienda di Zuckerberg: “Non sono stati riscontrati problemi di alcun tipo“, hanno fatto sapere. Ma, proprio perché la Lega ha investito tanto nella pubblicità elettorale la questione non può essere licenziata così.
Campagna elettorale, quali sono i partiti che hanno speso di più sui social: vince Salvini, zero euro spesi da M5s e Di Maio
Con Twitter e Tik Tok che non danno possibilità di pagare alcun contenuto pubblicato dai politici in campagna elettorale, gli unici social network su cui gli aspiranti governatori possono puntare sono Facebook, appunto, e Instagram (anche la piattaforma dei giovani per le foto è di proprietà di Zuckerberg).
Attraverso la Libreria delle inserzioni, un sito in cui si può vedere il traffico delle inserzioni del gruppo Meta, si nota come ad aver speso di più dal 2 giugno al 30 agosto sia proprio il leader della Lega: 84.013 euro, di cui 54.813 euro per 69 post della sua pagina personale e altri 29.200 per le 14 sponsorizzate del partito. Alcuni spazi, poi, costano più di altri, per esempio quelli su immigrazione e sbarchi: il costo si aggira tra i 1500 e i 2mila euro a fronte di più di un milione di visualizzazioni.
In seconda posizione, e a sorpresa, c’è il Partito democratico di Enrico Letta che, solo nell’ultimo mese, ha rimontato (quasi) tutti spendendo per 111 post sponsorizzati tra Facebook e Instagram 35.350 euro portando il totale a 47.194 euro. Tra i contenuti più incisivi, che hanno portato dalle 400 alle 500mila visualizzazioni, ci sono gli attacchi alla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, sull’aborto.
A chiudere il podio ci sono proprio loro, i candidati a essere il primo partito in Italia, molto forti sui social. Meloni, a differenza di Salvini, ha puntato molto di più sui post del partito rispetto a quelli della sua pagina personale: 29.200 euro sono andati per le 14 inserzioni di FdI, mentre 9.238 sono andati ai 22 post messi a suo nome, 4.498 euro, poi, sono andati a Fratelli d’Italia Camera e 3.973 a Fratelli d’Italia Senato, per un totale di 46.909 euro.
Dalle retrovie, e ai gradini del podio, spunta Italexit per l’Italia dell’ex senatore pentastellato Gianluigi Paragone. Nel mese di agosto, il giornalista ha speso più di un terzo dell’ultimo trimestre: sui 9.164 euro spesi dall’inizio di giugno, 3.652 euro sono finiti nelle casse di Meta solo nell’ultimo mese.
Poi, c’è Azione. Il leader e fondatore, Carlo Calenda, è da sempre più avvezzo a twittare, è vero, ma nell’ultimo trimestre ha comunque destinato 9.065 euro alla campagna elettorale sui social del gruppo Meta: 5.946 sono stati spesi per la sua pagina personale e per 15 post, mentre gli altri 3.119 euro sono stati pagati per il profilo del partito. Quasi la metà, comunque, sono stati spesi nell’ultimo mese e la condivisione più costosa – dai 1000 ai 1500 euro – è stata quella in cui il frontman del terzo polo ha esposto il programma elettorale.
Dopo l’ex candidato sindaco di Roma, ci sono i forzisti di Silvio Berlusconi con una spesa totale di 8.519 euro. Per le sue pillole quotidiane, il presidente di Forza Italia ha speso 5.399 euro, mentre il suo vice per solo post ha impiegato 2.167 euro. I restanti 953 euro sono stati destinati alla sponsorizzazione dei contenuti della pagina dei senatori del partito.
Tra chi non bada a spese, c’è Coraggio Italia, ora confluito in Noi Moderati, che ha speso 5.531 euro per 61 post sponsorizzati e Matteo Renzi, segretario di Italia Viva e ora alleato di Calenda. Proprio in seguito al matrimonio con l’europarlamentare, l’ex presidente del Consiglio ha cambiato strategia: per due soli post sono stati spesi 3.617 euro – e uno riguardava una petizione per il ritorno di Mario Draghi al governo.
Chi invece ha deciso di non sprecare soldi sono sia Giuseppe Conte, presidente del MoVimento 5 stelle, e Luigi Di Maio, fondatore di Impegno Civico. I due ex compagni nel movimento fondato da Beppe Grillo hanno deciso di affidarsi esclusivamente a post gratuiti.