Putin: “Le sanzioni alla Russia sono una minaccia per il mondo intero”. Il piano di von der Leyen

Oggi è una giornata frenetica per la guerra tra Russia e Ucraina e le sue conseguenze. Infatti, la crisi energetica e ciò che sta succedendo alla centrale nucleare di Zaporizhzhia sono ancora temi molto caldi, come anche le sanzioni. Ne hanno parlato direttamente Vladimir Putin e Ursula von der Leyen, e non sono affatto dichiarazioni banali.

Putin
Vladimir Putin – lettoquotidiano.it

Fermiamoci un attimo ad ascoltare, e poi a leggere, nel nostro caso. Perché oggi c’è da far questo e poi da riflettere, mettendosi dalla propria parte, ma anche cogliendo le sfumature di quella degli altri. Banalmente, dello schieramento opposto. Vladimir Putin ha parlato in queste ore, delle sanzioni, di economia, di Zaporizhzhia, della guerra in tutti i suoi lucubri significanti. E poi, ma non per risposta, è stata Ursula von der Leyen a dire la sua a riguardo, a illustrare quello che è e sarà il piano europeo da contrapporre alle conseguenze della guerra. Insomma, di cose da scrivervi ce ne stanno, ma andiamo per gradi.

Putin non cambia linea e si arma di frecce da lanciare all’Europa

Nell’arco della scellerata guerra in atto tra Russia e Ucraina, di voci ne arrivano tante. Soprattutto quella di Volodymyr Zelensky. Vladimir Putin, invece, lascia spesso parlar gli altri, che sia il portavoce del Cremlino o i ministri a lui più vicini. Mettendoli a confronto, ovviamente.

Oggi, però, in un momento cruciale per risorse energetiche, sanzioni e crisi europea che ne consegue, il presidente della Russia si è fatto sentire e non sono affatto dichiarazioni da prendere sotto gamba, riferite dai media russi. Dapprima, il numero uno del Cremlino ha lanciato un’accusa ben precisa ai paesi occidentali: “Minano le fondamenta del sistema economico globale”. Il mirino è puntato ovviamente dalle sanzioni inflitte alla Russia in seguito alla decisione di invadere l’Ucraina.

Putin continua, con sicurezza, la sua analisi economica: “L’inflazione in Russia è in calo, mentre è in aumento nei paesi occidentali”. Allo stesso modo, però, Putin non ha tardato ad additare direttamente le sanzioni come una minaccia per il mondo intero. Una minaccia che arriva di pari passo con la pandemia da Covid e non è di certo da sottovalutare anche per le dinamiche economiche che comporta. Putin incalza: “Mi riferisco all’entusiasmo per le sanzioni in Occidente e ai suoi tentativi aggressivi di costringere altri Paesi verso il suo modello di comportamento, di derubarli della loro sovranità e imporre, anche a loro, la sua volontà”.

Dopo una prima frecciata veramente importante, il numero uno del Cremlino si dedica a un altro tema caldissimo, quello relativo il gas. In questo caso, arriva un annuncio molto importante e soprattutto perentorio. A Vladivostok, Putin ha detto: Non consegneremo nulla se è contrario ai nostri interessi, in questo caso economici. Non daremo né gas, né petrolio, né carbone. Nulla”. Tetto al prezzo del gas? Bene, la Russia chiude i battenti e non fornisce più petrolio e gas ai paesi occidentali che adotteranno il price cap.

E diciamo che i rapporti tra Russia e Regno Unito, in questo momento, non sono proprio ai massimi storici. Gli Uk si sono imposti come uno dei principali alleati dell’Ucraina nel conflitto, soprattutto con Boris Johnson come primo ministro britannico. Ora che è subentrata Liz Truss, Putin non ha iniziato proprio con il piede giusto. Ancora a Vladivostok, come riporta la “Bbc”, il leader russo non fa neanche le congratulazioni alla nuova prima ministra e si concentra, invece, in un attacco diretto al sistema britannico. Colei che viene definita il falco del Partito Conservatore era già finita sotto le grinfie di Mosca per alcune gaffe in materia di geografia quando era ministra degli Esteri. Putin ha definita la salita di Truss come “qualcosa che è stato possibile grazie a un sistema tutt’altro che rispettoso dei principi democratici”. Il leader del Cremlino, infatti, ha sottolineato come Truss sia stata eletta da un’infima minoranza di britannici, gli iscritti Tory. Insomma, per Putin hanno vinto “le èlite dominanti” dell’establishment e senza neanche avere tutto questo consenso.

L’escalation del leader russo continua con un invito e un avvertimento chiaro e tondo all’Europa. Vladimir Putin, infatti, ha invitato i Paesi europei a “tornare in sé” e, quindi a ripensarci per quanto riguarda le sanzioni. Ha detto, in particolare: “Gli europei hanno diverse soluzioni davanti a loro: sovvenzionare i prezzi elevati dell’energia o ridurre i consumi. Da un punto di vista economico va bene, ma da un punto di vista sociale è pericoloso. Può provocare una vera e propria esplosione. È meglio rispettare gli obblighi contrattuali, le regole civili”. E conclude con quella che suona come una vera e propria minaccia: “È impossibile non rispettare le leggi, oggettive, economiche. Altrimenti ti tornerà indietro come un boomerang”.

von der Leyen
Ursula von der Leyen – lettoquotidiano.it

E poi sono arrivate anche le parole di Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione europea, durante un punto stampa: “Abbiamo lavorato in maniera davvero dura, negli ultimi mesi, per avere la rete di solidarietà, importante per i Paesi”. E poi ne spiega le motivazioni: “Possiamo garantire che il gas possa andare proprio dove è più necessario. Questo lavoro è stato necessario anche per avere altri fornitori e, in questo modo, possiamo non subire più i ricatti della Russia e degli annunci di Putin”. E poi si dedica a uno dei temi più caldi in questi giorni frenetici e cioè il tetto al prezzo del gas: “Il price cap al gas russo può procedere molto rapidamente ed è una questione molto importante”. Anche lei, poi, si fionda all’attacco della Russia: “Negli ultimi mesi Putin ha cercato di ricattarci, tredici Paesi membri hanno avuto tagli totali o parziali del gas russo. In questo modo, non ci interessiamo più a cosa fa la Russia e ai suoi annunci, perché sappiamo che sono ricatti e che la cosa migliore è, invece, rafforzarci e avere altri fornitori. In generale, avere la solidarietà”.

Proprio a proposito del tema della solidarietà, von der Leyen va avanti in maniera convinta: “Le compagnie petrolifere e del gas hanno realizzato enormi profitti. Proporremo, quindi, che ci sia un contributo di solidarietà per le aziende di combustibili fossili. Perché tutte le fonti di energia devono aiutare ad affrontare questa crisi”. Decisioni che poi avranno, per forza di cose, ricadute molto importante sui cittadini: “Gli Stati membri dovrebbero investire queste entrate per sostenere le famiglie vulnerabili e investire in fonti energetiche pulite di produzione propria”. Produzione proprio che è sinonimo di svincolo dalla Russia, ruolo per cui anche l’Ucraina si propone come alternativa più che valida, anche con le sue fonti green.

Von der Leyen si concentra su un annuncio in piena regola, che si sapeva, ma non può essere cosa banale: “Come quinta misura proporremo un price cap al gas russo. L’obiettivo – ormai dichiarato apertamente – è quello di tagliare i proventi alla Russia che Putin usa per finanziare la sua atroce guerra in Ucraina”. Togliere i mezzi al numero uno del Cremlino per toglierli alla guerra, questo il piano di un’Europa che rischia tanto e ne paga le conseguenze, ma per giusta causa.

E le alternative alla Russia ora sono sempre più valide, anche per quanto riguarda i dati oggettivi: “La Norvegia già fornisce ora più gas all’Unione Europa rispetto a quanto non faccia la Russia e questo grazie alla nostra politica di diversificazione“. L’Ue, infatti, usa forniture che arrivano anche dagli Stati Uniti, dal Qatar e dall’Algeria”. E poi ha aggiunto un dettaglio non da poco: “I nostri stoccaggi comuni di gas sono all’82%”.

La presidente fa un punto che comunque non è pessimista, nonostante la situazione attuale: “Ora il nostro lavoro sta dando i suoi frutti, dato che, quando è iniziata la guerra, il gasdotto russo era il 40% di tutto il gas importato. Oggi è solo il 9% delle nostre importazioni di gas“. Von der Leyen sottolinea come i tempi siano difficili per l’Europa e per il mondo, ma allo stesso tempo si dice convinta che i cittadini europei avranno “la forza economica, la volontà politica e l’unità per mantenere il sopravvento”. Non manca poi un’accusa diretta alla Russia e una visione ottimistica del braccio di ferro a distanza con Putin: “Sono profondamente convinta che con l’unità e la determinazione prevarremo sui russi che stanno manipolando, in maniera attiva, il mercato del gas”.

Il fatto che siano tempi difficili, però, non può essere dimenticato. I cittadini europei e italiani saranno chiamati a sacrifici sempre più importanti: “Proponiamo un risparmio intelligente dell’energia elettrica. Ora la disponibilità di energia a livello mondiale è scarsa e, per questo, è richiesta una riduzione intelligente della domanda. Ci serve una strategia per appiattire i picchi che determinano il prezzo dell’elettricità“. Serve una soluzione, ma intanto von der Leyen si concentra su una proposta in particolare: “Proporremo un obiettivo obbligatorio di riduzione del consumo di elettricità nelle ore di punta. E lavoreremo a stretto contatto con gli Stati membri per raggiungere questo obiettivo”. Un punto stampa comunque molto importante e tramite cui l’Europa ha fissato l’agenda per tentare di risolvere la crisi energetica che ci si pone davanti nei prossimi mesi.

Annunci importanti sul destino dell’Europa in relazione alla guerra e che Ursula Von der Leyen ha riassunto via Twitter.

La centrale di Zaporizhzhia continua a preoccupare: Putin contro un passaggio del rapporto Aiea

Da settimane, l’attenzione mediatica, politica e militare si sta concentrando sulla centrale di Zaporizhzhia e sull’enorme rischio nucleare che si porta dietro. La missione Aiea è servita a chiarire diversi punti su cosa stia effettivamente succedendo nella regione e sui rischi relativi i bombardamenti continui a cui è sottoposta. E ora torniamo a Putin, perché ne ha parlato e in maniera decisa nelle ultime ore parlando con i reporter e sempre a margine del forum di Vladivostockci. Il presidente russo ha dichiarato: Non ci sono armi nell’impianto nucleare di Zaporizhzhia. Nel rapporto si parla della necessità di allontanare la tecnologia militare dall’area dell’impianto, ma non ce n’è sul terreno”. Dopo avere, per settimane, invocato la missione Aiea, ora Putin ha invitato i giornalisti occidentali a recarsi sul posto, da mesi sotto il controllo della Russia per prendere visione della situazione.

In ogni caso, come riportato dall’agenzia Tass, Putin ha smorzato la situazione e ha detto a chiara lettere che si fida del rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia, però addossando sempre le colpe all’Ucraina per quanto sta succedendo. Ha dichiarato, infatti: “L’Onu è sotto pressione da parte degli Stati Uniti e dell’Europa e non può dire direttamente che la centrale viene colpita dal territorio ucraino“.

E ora entriamo nei dettagli per raccontarvi effettivamente cosa ha riportato l’Aiea nel suo rapporto, diffuso nella giornata di martedì. L’agenzia per il nucleare, capeggiata da Rafael Grossi, ha concluso la sua visita, iniziata la scorsa settimana e durata alcuni giorni. Una missione che ora sarà permanente dato che due funzionari sono rimasti nell’impianto. Partiamo dal presupposto che è un’area per cui la Russia addossa le responsabilità all’Ucraina. Gli attacchi, secondo il Cremlino, sono degli uomini di Zelensky che, anche attraverso le bombe, starebbero cercando di riconquistarla, dato che è un territorio sotto il controllo dell’esercito russo da marzo e che ha una posizione centrale nella guerra. La regione in cui è situata, infatti, è da settimane sottoposta a pressioni e attacchi degli schieramenti, ognuno del quale non vuole prendersi la responsabilità di quanto sta accadendo.

Nel documento l’Aiea dice di aver potuto certificare in toto che la centrale ha riportato danni estesi per i bombardamenti e le armi di guerra. Entrando ancor di più nei particolari, hanno subito seri danni un edificio in cui viene immagazzinato il combustibile nucleare, un’altra zona in cui sono conservati rifiuti radioattivi e un’altra che ospita un sistema di allarme. Più volte l’impianto è stato scollegato dai generatori elettrici, semplicemente essenziali affinché la centrale possa lavorare e nella massima sicurezza.

L’Aiea ha chiesto, all’interno del suo rapporto, che i combattimenti siano interrotti in un’area di sicurezza che verrebbe istituita attorno allo stabilimento. La pericolosità, come vi abbiamo riportato in diverse occasioni, è massima per il rischio nucleare che comporta. Parliamo, infatti, della centrale nucleare più grande d’Europa e non possiamo dimenticarlo. L’Aiea, nel suo rapporto, ha anche sottolineato che, per quanto non abbiano per il momento portato a un’emergenza nucleare ciò rappresenta una minaccia costante per la sicurezza. Potrebbero colpire le strutture di contenimento, e ciò permetterebbe di evitare la diffusione di radiazioni.

L’Aiea comunque è un ente che fa capo alle Nazioni Unite ed è importante sottolineare un fattore cruciale per la guerra. L’agenzia, infatti, non ha addossato le responsabilità per quanto sta succedendo a Zaporizhzhia né alla Russia, né all’Ucraina e i due paesi stanno continuando ad accusarsi reciprocamente degli attacchi. La tesi degli uomini di Zelensky comunque impernia sul fatto che i russi si sentano liberi di attaccare, sapendo che gli ucraini non risponderanno per paura di danni alla centrale. Insomma, l’impianto di Zaporizhzhia verrebbe usato come scudo dove attaccare, senza offesa in cambio.

All’interno del rapporto trova rilievo anche la questione umana che non è affatto di poco conto. I russi hanno conquistato la centrale, è vero, ma il personale impiegato è ucraino e lavora sotto il controllo dell’esercito russo, sottoposto a forti stress, senza che ci sia la possibilità di avere dei sostituti. L’agenzia ha sottolineato come una situazione del genere non sia sostenibile e potrebbe portare a errori umani che avrebbero conseguenze gravissime dal punto di vista nucleare.

Vedremo cosa succederà nelle prossime settimane, in cui due esperti dell’Aiea sono comunque rimasti a Zaporizhzhia per continuare a monitorare la centrale nel lungo periodo. E Rafael Grossi, intanto, si è ulteriormente esposto su Twitter nelle ultime ore, chiedendo ancora una volta di creare una zona di protezione e sicurezza nucleare a Zaporizhzhia: vi proponiamo i tweet di seguito.

Per quanto riguarda la centrale di Zaporizhzhia, inoltre, è arrivato anche l’appello di Amnesty a cercare di dipanare la questione. La voce principale è quella di Denis Krivoshreev, e si tratta del vicedirettore delle ricerche di Amnesty International sull’Europa orientale e sull’Asia centrale. Nelle sue dichiarazioni possiamo leggere un attacco neanche velato alla Russia: “Collocando le sue forze militari sul territorio della centrale di Zaporizhzhia e nelle sue vicinanze, il Cremlino la responsabilità primaria delle conseguenze, che in potenza sono devastanti, di un disastro nucleare. Amnesty International chiede, dopo l’appello fatto già ad agosto, la piena smilitarizzazione dell’impianto nucleare e della zona nelle sue vicinanze”.

E non è finita qui, perché il vicedirettore delle ricerche di Amnesty ha commentato il rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) e ha puntato ancora il dito contro i russi, nonostante l’agenzia non abbia addossato le responsabilità né alla Russia, né all’Ucraina: “Occupando la centrale di Zaporizhzhia, le forze russe stanno facendo aumentare i rischi di una catastrofe nucleare nella regione e stanno mettendo in serio pericolo il personale e il territorio circostante”. Poi allarma e conclude: “Non ci sono solo gli ovvi pericoli derivanti dalla militarizzazione dell’impianto nucleare. Un abitante del luogo ci ha riferito che persone ucraine, di cui fanno parte anche gli operatori che lavorano, nella centrale di Zaporizhzhia. Beh, i russi sospettano stiano documentando quello che stanno facendo all’interno dell’impianto e gli ucraini sono stati sottoposti a rappresaglie brutali. Alcuni di loro sono stati rapiti e torturati negli scantinati dell’edificio che prima era adibito e utilizzato dai servizi di sicurezza ucraini”.

Il rischio nucleare, insomma, anche dopo la missione dell’Aiea, non si ferma. Tanto è vero che l’Ucraina sta addirittura valutando la possibilità di spegnere la centrale nucleare di Zaporizhzhia per motivi di sicurezza. Gli ucraini sono preoccupati per le riserve di gasolio usate per i generatori di riserva, e il monito non è banale dato che arriva dal più grande esperto in sicurezza nucleare di Kiev. Oleh Korikov, nella giornata di mercoledì, dell’Ispettorato statale per la regolamentazione nucleare dell’Ucraina (SNRIU), aveva detto parole molto precise e chiare: “L’opzione di spegnere la centrale è in corso di valutazione”, dichiarazioni rilasciate durante un briefing.

Intanto, Energoatom, l’operatore ucraino del nucleare, ha detto sì per inviare i caschi blu dell’Onu alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. L’annuncio è arrivato da Petro Kotin: “Cacciare dall’impianto i soldati russi può essere un modo per creare la zona di sicurezza presso la centrale nucleare di Zaporizhzhia”, la stessa invocata dall’Aiea e da Rafael Grossi. Le parole di Kotin, infatti, arrivano il giorno dopo l’appello dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) per la creazione di una security zone attorno al sito più delicato.

Oggi vogliamo concludere il nostro quotidiano aggiornamento sulla guerra tra Russia e Ucraina con le parole di Papa Bergoglio. Il pontefice, anche al centro di un incidente diplomatico con l’Ucraina nelle scorse settimane, si è esposto nuovamente in maniera molto chiara sul conflitto: “Oggi stiamo vivendo una guerra mondiale, fermiamoci!”, ha detto parlando a braccio alla fine dell’udienza generale. E ha poi aggiunto: “Non dimentico la martoriata Ucraina. Avendo di fronte a me tutti gli scenari di guerra del nostro tempo, chiedo che ciascuno diventi costruttore di pace e di pregare perché nel mondo si diffondano pensieri e progetti di concordia e di riconciliazione”. Termina poi con una preghiera alla Vergine Maria per le vittime di ogni guerra e, in particolare, per la popolazione ucraina. E ci lasciamo così, con la voglia sempre più forte di pace di fronte a una guerra scellerata e che rischia di essere lunghissima, con conseguenze catastrofiche anche per l’Europa.

Impostazioni privacy