Non c’è pace, nel mondo. Non c’è in Ucraina, dopo l’invasione da parte della Russia di Vladimir Putin, potrebbe non esserci tra Cina e Taiwan. E ora, dopo due anni di stop, non c’è neanche tra l’Armenia e l’Azerbaijan, impegnate da trent’anni in un conflitto per il controllo del territorio di Nagorno-Karabakh.
La regione, che si trova geograficamente nel territorio armeno ed è abitata principalmente da armeni, è sotto il controllo di Baku nonostante nel 1991 si sia costituita come Repubblica dell’Artsakh. Il conflitto è tornato a divampare a causa di spostamenti di truppe da parte di entrambi i Paesi interessati, con un rimbalzo di colpe, una conta di morti e coinvolgimenti della Russia, degli Stati Uniti e anche della Francia. Ma non solo.
Armenia-Azerbaijan, riesplode il conflitto che dura trent’anni per la regione di Nagorno-Karabakh
Cosa abbia fatto riaccendere la miccia per il conflitto tra Armenia e Azerbaijan ancora non è dato saperlo. Gli Stati dell’Asia meridionale, infatti, dopo due anni di pace apparente, hanno ripreso oggi le ostilità che durano da oltre trent’anni per il controllo della regione Nagorno-Karabakh, e si stanno rimbalzando le colpe su chi sia stato il primo ad attaccare.
Ciò che è certo, però, è che entrambe hanno già subito diverse perdite. In un discorso all’Assemblea nazionale, il premier armeno Nikol Pashinyan ha detto che al momento sono almeno 49 le vittime “dell’aggressione dell’Azerbaijan contro l’Armenia”. Un bilancio che “sfortunatamente” non è definitivo.
Secondo quanto riportato dal Guardian, il Ministero della Difesa di Baku in un comunicato ha fatto sapere che “diverse posizioni, rifugi e punti di rinforzo sono state sottoposte a bombardamenti da parte di unità dell’esercito armeno” che hanno portato alla perdita sia di personale (non si sa quanto, però), sia danni alle infrastrutture militari. La situazione, insomma, è tutt’altro che semplice e in via di risoluzione.
Il governo azero, infatti, ha accusato le forze di Yerevan di aver avviato le operazioni di intelligence per preparare l’attacco spostando anche armi e truppe nella zona di confine tra le due nazioni, mentre i rivali sostengono di averlo fatto per esercitarsi e solo perché provati dall’Azerbaijan.
Pashinyan ha quindi invocato un accordo di cooperazione con la Russia e si vuole anche appellare all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettivo (Csto) guidato da Mosca e al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Oltre a Vladimir Putin, il governo armeno ha chiamato anche il presidente francese, Emmanuel Macron, e il segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, per discutere della situazione, che ha subito chiamato anche Ilham Aliyev, presidente azero, per chiedere “la fine immediata delle ostilità“. Gli Usa, si legge nel tweet, “sono profondamente preoccupati” e per loro “non esiste una soluzione militare al conflitto“.
The United States is deeply concerned about reports of active hostilities between Armenia and Azerbaijan. We urge an end to military hostilities immediately. There is no military solution to the conflict. https://t.co/cGeWXpbzKS
— Secretary Antony Blinken (@SecBlinken) September 13, 2022
Conflitto Armenia-Azerbaijan, quali sono le origini
Per cercare di capire i motivi del conflitto tra l’Armenia e l’Azerbaijan per il territorio di Nagorno-Karabakh si dovrebbe tornare indietro di millenni. Limitandoci, però, all’ultimo secolo, si deve partire dall’invasione dell’Unione sovietica del Caucaso del 1920, in cui i due Stati e la Georgia furono riuniti nella Repubblica Socialista Federativa Sovietica Transcaucasica. Il soviet della regione in questione fu messo sotto il controllo degli azeri ma, vista la prevalenza di armeni, più volte si cercò di riunirlo al soviet dell’Armenia, cosa che riuscì nel 1988 quando Michail Gorbačëv diede il via alla riformazione dell’Urss.
La vicenda, però, si dimostrò tutt’altro che semplice e portò, nel settembre del 1991, dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica, il Nagorno-Karabakh ad annunciare la propria indipendenza da Baku, che però non la riconobbe, anzi. Dal gennaio del 1992, iniziò quindi un conflitto vero e proprio, con l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) a evitare il proseguire delle ostilità.
Nel 2017, addirittura, la regione si autoproclamò indipendente e costituì la Repubblica dell’Artsakh, non riconosciuta dall’Azerbaijan, che non fece che alimentare ulteriormente le tensioni, culminate in una guerra di sei settimane nel 2020, in cui sono morte circa 6500 persone e a cui ha posto un freno soltanto l’intervento della Russia il 10 novembre che con un trattato trilaterale ha sancito il cessate fuoco.
Nonostante Mosca sostenga di fatto l’Armenia – mentre l’Azerbaijan è sostenuta principalmente dalla Turchia, ed entrambe giocano un ruolo fondamentale nel conflitto perché hanno aspirazioni politiche e strategiche nei due Stati caucasici -, ad avere la meglio è stata Baku che ha ripreso il controllo della regione. E ora si è accesa un’altra miccia.