Il conflitto tra Russia e Ucraina sta vivendo una fase decisamente nuova e in cui gli aiuti occidentali stanno facendo la differenza. Oggi è avvenuto un nuovo colloquio telefonico tra il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, e il suo omologo ucraino, Volodymyr Zelensky. Ecco quali sono stati i contenuti del contatto, in un’alleanza che è destinata ad andare avanti.
Non si ferma, ma con una forma del tutto diversa rispetto al 24 febbraio e alle evoluzioni delle settimane successive. Volodymyr Zelensky lo sa, lo ha conquistato e ora sta spingendo, a discapito della Russia, per recuperare il terreno perso negli ultimi mesi. Intanto, l’Ucraina continua a rinsaldare i rapporti con gli alleati occidentali. Dopo Regno Unito, Francia e Germania, è stata di nuovo la volta dell’Italia, e in particolare di Mario Draghi, con cui proprio Zelensky ha avuto un nuovo contatto telefonico nelle ultime ore.
Draghi sente Zelensky: dagli aiuti militari alla sicurezza a Zaporizhzhia
L’Italia c’è e non potrebbe essere altrimenti. Anche perché da settembre la musica è cambiata e la guerra si è trasformata, con una forma del tutto diversa. L’Ucraina, infatti, dopo mesi di resistenza a denti stretti, è passata al contrattacco e questa volta a dover soffrire e indietreggiare è la Russia. Una controffensiva che il Cremlino minimizza ed etichetta come una “riorganizzazione” delle truppe, ma che, nei fatti, è una vera e propria fuga, soprattutto a sud, ma anche a est. Tanto che, negli scorsi giorni, in alcuni territori di guerra i numeri di soldati ucraina erano anche otto volte superiori a quelli russi. E Vladimir Putin nega, ma deve farci i conti con le difficoltà della guerra, quelle che sta facendo patire a tutto il mondo. E dovrà tenere conto anche della sfiducia del suo esercito, decimato da morti e perdite pesanti, anche nelle armi.
La guerra, ormai l’abbiamo imparato, non si combatte solo con terrore, distruzione e quindi sul campo, ma anche attraverso la diplomazia, intrecciando rapporti. L’Ucraina ne sta dando chiara dimostrazione nelle ultime settimane. Infatti, l’occidente ha deciso dal 24 febbraio da che parte stare, sia con le sanzioni, sia fornendo continuamente armi all’esercito di Volodymyr Zelensky.
Tra i paesi in prima linea c’è anche l’Italia e gli eventi delle ultime ore sono serviti a ribadirlo, anche se non ce n’era bisogno. È stato lo stesso presidente ucraino, infatti, ad annunciare, attraverso il suo profilo Twitter, un nuovo contatto con Mario Draghi, presidente del Consiglio italiano, in attesa delle prossime elezioni del 25 settembre, in cui per forza di cose si verificherà un cambio della guardia.
Zelensky ha annunciato nella tarda mattinata di oggi un nuovo colloquio con Draghi. Una conversazione che – scrive il premier ucraino – è servita per informare il numero uno italiano sugli ultimi avvenimenti al fronte. A tal proposito, è stata ribadita, da parte del paese assalito, l’importanza “della cooperazione con l’Italia” sul tema della difesa. E Zelensky ha scritto anche a chiare lettere: “Dovremmo intensificarla”. Ma non è stato l’unico tema trattato nell’ambito del contatto telefonico. Infatti, Draghi è stato aggiornato anche sulla situazione relativa la centrale di Zaporizhzhia. Il premier ucraino ha scritto ancora su Twitter: “La garanzia per la sicurezza è che avvenga la smilitarizzazione e che l’Ucraina riprenda il controllo”. Nell’impianto è ancora in atto una missione permanente da parte dell’Aiea, che ha lasciato sul posto due funzionari, dopo la visita di ormai diversi giorni fa. Ricordiamo, inoltre, che l’intera regione di Zaporizhzhia è stata conquistata dall’esercito russo ormai settimane fa e sui bombardamenti che mettono a serio rischio la sicurezza nucleare di gran parte dell’Europa non è mai cessato il rimpallo di colpe tra Russia e Ucraina.
Had a conversation with 🇮🇹 PM #MarioDraghi. Informed about the developments at the front. Noted the importance of defense cooperation with 🇮🇹. We should enhance it. Discussed the situation at the ZNPP. The guarantee of its security is demilitarization and return under 🇺🇦 control.
— Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) September 13, 2022
Russia “fortemente indebolita”: l’ultimo bollettino dell’Intelligence della Difesa britannica
Ma ora passiamo direttamente a parlare della situazione della guerra, di cui è molto importante definire i contorni e la sostanza per capire l’evoluzione che ci aspetta nelle prossime settimane. In tal senso, oltre alle notizie che sono già arrivate negli ultimi giorni da Kiev, ci è arrivato ancora una volta in aiuto il servizio di Intelligence della Difesa britannica.
Il quadro è molto difficile per Putin, dato che la forza convenzionale russa si indebolita notevolmente negli ultimi giorni, dopo che gli invasori hanno conseguito diversi insuccessi militari che hanno portato alla scelta di ritirare le truppe da una parte della regione di Kharkiv, a est dell’Ucraina. In particolare, dal Regno Unito sottolinea che a battere in ritirata è stata la Prima armata corazzata delle Guardie (1 GTA). E questo è successo per le importanti perdite che già aveva annoverato nelle prime parti della guerra partita il 24 febbraio e al fatto che l’esercito in questione non era stato del tutto ricostituito prima di settembre e quindi prima che partisse il contrattacco di Kiev, soprattutto nella regione di Kharkiv. Non è affatto una notizia banale, dato che si tratta di una delle armate più importante per i russi, e che ha inoltre due funzioni ben precise. Si occupa, infatti, della difesa di Mosca e anche di attaccare a sua volta in caso di conflitto vero e proprio con la Nato. Insomma, ora la Russia avrebbe molta meno forza nel contrattare la Nato e comunque porre rimedio non sarebbe per nulla cosa immediata. Ci vorrebbero anni, infatti, per ricostituire le principali unità di queste truppe.
Latest Defence Intelligence update on the situation in Ukraine – 13 September 2022
Find out more about the UK government’s response: https://t.co/BYZhjLmtmf
🇺🇦 #StandWithUkraine 🇺🇦 pic.twitter.com/r0Cf3z3wab
— Ministry of Defence 🇬🇧 (@DefenceHQ) September 13, 2022
L’ennesima dimostrazione di come la guerra ora abbia cambiato forma e sia arrivata nella sua terza fase, in cui, anche grazie all’occidente è la Russia a dover stringere i denti e leccarsi le ferite. Anche battendo in ritirata. E chi di noi l’avrebbe detto qualche mese fa?