Il giovane Nicolò Maja è finalmente tornato a casa. L’unico sopravvissuto alla strage compiuta dal padre, è fuori pericolo.
Il 23enne è l’unico superstite della strage di Samarate, a Varese. La madre e la sorella infatti hanno perso la vita per mano del padre.
Nicolò Maja torna a casa
A 4 mesi dalla strage di Samarate, l’unico superstite è tornato a casa e le sue condizioni di salute sono rientrate nella normalità.
Ovviamente rimarrà per sempre traumatizzato dalla strage messa in atto dal padre Alessandro, il 57enne infatti sterminò il resto della famiglia.
Nicolò venne ferito gravemente e quindi trasportato d’urgenza in ospedale, dove rimase un mese in coma.
Il legale del ragazzo, Stefano Bettinelli, ha confermato che Nicolò è fuori pericolo. Per miracolo si salvò dall’aggressione del padre omicida, infatti ebbe la prontezza di urlare in modo che i vicini sentissero cosa stava accadendo.
Ma come sta oggi Nicolò? Il ragazzo, perito aeronautico con la passione del volo, è psicologicamente distrutto per come la sua vita sia cambiata in pochi attimi, tuttavia fisicamente è in via di ripresa.
Fatica a camminare ma ha già trascorso alcuni giorni fuori dal letto dove è stato in questi 4 mesi. Nei giorni scorsi è andato a trovare i nonni e ha incontrato anche il sindaco di Samarate, Enrico Puricelli, che ha postato sui social uno scatto dell’incontro.
Il ragazzo aveva da poco ottenuto il brevetto da pilota e così aveva coronato il suo sogno, tuttavia la felicità di quel momento venne spazzata via dalla notte di violenza che subì la sua famiglia.
La strage di Samarate
Ma facciamo un passo indietro e torniamo a quella tragica vicenda del 3 maggio scorso, compiuta da Alessandro Maja, che ora si trova nel carcere di Monza. Su di lui pendono le accuse di omicidio volontario plurimo e tentato omicidio.
L’uomo, armato di martello, ha aggredito la moglie Stefania Pivetta e la figlia Giulia di 16 anni, uccidendole nella notte. I corpi vennero trovati la mattina dopo all’interno dell’abitazione.
Secondo la ricostruzione dei Carabinieri avvisati dai vicini di casa, l’uomo avrebbe aggredito nella notte precedente l’intera famiglia. Uno solo dei membri è rimasto vivo, anche se gravemente ferito.
Si tratta appunto del figlio maggiore, che venne trasferito all’ospedale di Varese.
Per quanto riguarda l’omicida, venne trovato ancora sporco di sangue. Dopo aver ucciso moglie e figlia, si era scagliato contro Nicolò, in seguito ha tentato di darsi fuoco.
Ha provato inutilmente a togliersi la vita, ma è stato trasportato all’ospedale di Busto Arsizio, dove era tenuto sotto sorveglianza stretta.
Lui era fuori pericolo ma il figlio al contrario, aveva riportato lesioni importanti e quindi, nel nosocomio di Varese era stato messo in coma.
Le indagini e le testimonianze
I Carabinieri hanno da subito cominciato a indagare su questa terribile strage familiare, interrogando conoscenti, familiari e amici della coppia.
Secondo i dettagli emersi, l’uomo, che è stato sottoposto a perizia psichiatrica, non era in condizioni compatibili con il carcere e quindi è stato poi trasferito nell’ospedale di Monza, ricoverato in psichiatria.
Per quanto riguarda le testimonianze dei vicini, questi hanno definito la famiglia come persone per bene e molto semplici, alcuni affermano addirittura di non averli mai sentiti litigare.
Nemmeno i servizi sociali della città avevano mai avuto notizie di problematiche legate a questa famiglia.
Ha parlato con i Carabinieri anche Mirko, il fratello della moglie del killer, che lo ha definito un mostro ma ha dichiarato che non si era mai comportato così prima di allora.
Tuttavia, alcuni segnali c’erano, infatti Alessandro avrebbe riferito ad alcuni colleghi che stava affrontando una crisi nel suo matrimonio, anzi sembra che la consorte si fosse già rivolta a un avvocato divorzista.
Sempre secondo le indagini condotte dai Carabinieri di Varese, è emerso che l’omicida stava sviluppando un’ossessione per i soldi e aveva il costante terrore di finire in bancarotta.
Quindi, riassumendo, il profilo che emerge di quest’uomo è quello di un individuo solitario, rabbioso, litigioso con la moglie perché definita troppo spendacciona.
Ultimo dettaglio macabro della vicenda, il nonno materno di Nicolò e Giulia ha raccontato agli inquirenti che quest’ultima prima di morire gli avrebbe detto che il padre si era scusato con lei.
In seguito alla strage, Alessandro scese in strada urlando ‘Ce l’ho fatta‘.
Una vicenda davvero terribile che ha sconvolto l’intera comunità di Samarate e sicuramente rimarrà per sempre impressa nella mente del povero 23enne, unico superstite del massacro.