A due mesi dal caso di Hasib Omerovic, disabile che precipitò dalla finestra della sua casa, parla uno degli agenti che perquisì l’abitazione.
Si chiama Andrea ed è uno dei 4 poliziotti indagati, ma ora si difende grazie a un video dell’intervento effettuato.
Il caso di Hasib Omerovic
Si parla molto in questi giorni del caso di Hasib Omerovic, il 36enne rom che il 25 luglio precipitò per circa 10 metri dalla finestra della sua casa nel quartiere Primavalle a Roma.
Il ragazzo, sordomuto, si trovava in casa con la sorella minore Sonita, anche lei disabile. A un certo punto, 4 poliziotti del commissariato della zona si presentarono nell’appartamento per effettuare un controllo.
Sembra infatti che il giovane fosse accusato di molestie da parte di alcune ragazze del quartiere che avevano postato la sua foto su Facebook avvisando di prestare attenzione al soggetto.
Sembra che di quell’intervento, eseguito forse senza regolare mandato, ci siano due versioni completamente differenti.
Da un lato abbiamo la sorella di Hasib, presente al momento dell’arrivo dei poliziotti, che afferma che questi abbiano spinto il ragazzo dalla finestra. Dal canto loro gli agenti dicono di aver iniziato da poco le operazioni di identificazione del giovane ma non c’è stato tempo, poiché improvvisamente si è gettato dalla finestra.
In seguito è successo quello che tutti sappiamo: Hasib si è schiantato a terra e ha riportato diverse fratture, quindi è stato subito trasportato in ospedale dove è entrato in coma indotto, dal quale si è risvegliato solo poco fa ma ancora non si sa nulla sugli effetti dell’incidente.
La versione di Andrea
Le polemiche su questa vicenda sono partite subito, infatti ancora sono in corso di accertamento le ragioni della perquisizione, che sembra essere stata organizzata dai 4 agenti senza l’autorizzazione della Procura.
Tuttavia, Andrea, uno dei poliziotti in borghese che si sono recati in quell’abitazione, afferma di aver eseguito tutte le procedure previste per interventi di questo tipo.
Secondo l’agente, il ragazzo si sarebbe buttato autonomamente e a prova di questa versione sostiene di avere delle prove.
Andrea ha raccontato che effettivamente non avevano un mandato di perquisizione, tuttavia, hanno ritenuto necessario un controllo in seguito a diverse segnalazioni di ragazze della zona.
Per dimostrare la verità di ciò che dice, l’agente dichiara di avere fotografie e video della perquisizione durata 45 minuti, che ovviamente verranno acquisiti da chi di dovere.
Il poliziotto sostiene di non aver avuto nemmeno il tempo di identificare Hasib e la sorella, tutto è avvenuto improvvisamente.
La famiglia chiede giustizia
A questo dramma si unisce anche quello di una famiglia che ora non si stente più al sicuro nel quartiere dove da anni vive.
La seconda sorella di Hasib, Erika, ha affermato che insieme ai genitori si è trasferita altrove per paura di odio e ritorsioni.
“non dimenticherò mai quel 25 luglio, il giorno che ha cambiato la nostra vita per sempre. hasib è stato spinto giù e vogliamo giustizia per lui”
queste le parole della ragazza che, fino a quel momento era felice perché si apprestava a iniziare un periodo di formazione professionale presso una scuola per estetiste.
Continua dicendo che lei e la famiglia sono scappati per la paura e ora aspettano che il Comune assegni loro un nuovo alloggio più vicino alla sua scuola.
I familiari di Hasib non credono alla versione del poliziotto e fin dal primo momento hanno puntato il dito contro gli agenti, sostenendo che il ragazzo sia stato buttato giù.
Ovviamente è ancora presto per capire quali effetti il terribile volo abbia provocato in Hasib e non c’è modo per il momento di ascoltare la sua versione dei fatti.