A pochi giorni dall’alluvione nelle Marche, si punta il dito verso chi doveva diramare l’allarme e invece ha preso sottogamba la situazione.
Il disastro climatico ha provocato ad oggi, più di 11 morti, inoltre ci sono moltissimi dispersi, come il piccolo di 8 anni di cui ieri è stato ritrovato lo zainetto.
Alluvione nelle Marche
Qualcuno ha delle responsabilità? Questa la domanda di coloro che sono rimasti vittime del più grande disastro climatico nelle Marche degli ultimi anni.
Uno spaventoso alluvione ha fatto esondare i fiumi e provocato allagamenti mostruosi in diversi paesi non solo marchigiani ma anche di altre regioni.
Fino ad oggi le vittime accertate sono 11 e ora la procuratrice capo della Procura di Ancona ha riversato la rabbia per quanto accaduto, incolpando chi di dovere di aver agito con troppa superficialità.
La violenta tempesta ha sradicato alberi, pali e segnaletica. Il web è stato invaso di immagini relative alle esondazioni dei corsi d’acqua e tutti sono stati invitati a posizionarsi nei piani più alti delle abitazioni, per ripararsi dagli allagamenti.
L’acqua ha distrutto tutto e trascinato per diversi metri le autovetture parcheggiate ai bordi delle strade.
Per diverse ore le squadre della Protezione Civile e dei Vigili del Fuoco, insieme a tantissimi volontari, hanno provveduto a portare in salvo i feriti e ancora adesso sono alla ricerca dei tantissimi dispersi.
La storia di Mattia
Uno di questi è il piccolo Mattia di 8 anni e la sua storia è diventata il simbolo di questa tragedia.
Solo ieri è stato ritrovato il suo zainetto e i genitori non si danno pace, lo stanno cercando ovunque e sperano in una conclusione a lieto fine. Purtroppo più passano le ore e più remota è la possibilità di trovarlo vivo.
Mattia è disperso da giovedì sera, quando l’auto su cui viaggiava insieme alla madre è stata travolta dall’acqua nei pressi del fiume Nevola.
La speranza del padre, che ieri ha saputo del ritrovamento dello zaino del bambino, è quella che si sia rifugiato da qualche parte e l’uomo, ringraziando i soccorritori, continua a sperare in un lieto fine.
Le indagini e la mancata allerta
Monica Garulli, procuratrice capo della Procura di Ancona, si è espressa duramente contro chi doveva diramare un’allerta, ossia i vertici regionali nei confronti dei Comuni.
“le indagini su questo disastro sono solo all’inizio, quel che è certo è che doveva esserci un’allerta adeguata. ora stiamo ricostruendo i fatti, analizzando documenti e ascoltando testimoni per far luce sull’evento del 15 settembre”
così la procuratrice ha parlato in merito a questo episodio catastrofico che ha causato non solo molte vittime ma anche pesanti danni economici.
Anche la Procura di Urbino, competente in alcuni comuni dove il fenomeno ha avuto solo carattere di nubifragio, sta indagando in merito.
In particolare, è stato aperto un fascicolo a carico di ignoti e si indaga per inondazione colposa, al fine di ricostruire le fasi dell’alluvione e le tempistiche degli accertamenti.
Si sta valutando anche lo stato di manutenzione dei corsi d’acqua straripati e qualsiasi dettaglio utile per fare chiarezza e ovviamente, giustizia.
Al momento le indagini sono solo nella fase iniziale e il fatto che al momento viene contestato non è l’allerta gialla, che è stata diramata anche se era impossibile prevedere l’intensità delle precipitazioni, ma il mancato allarme fra le prime piogge e le piene.
Parliamo di un lasso di tempo di circa 4 ore, così come si prenderà in esame la manutenzione dei corsi d’acqua per tenerli in sicurezza.
La difesa della Protezione Civile
Dal canto suo, la Protezione Civile, incaricata di diramare le allerte meteo, ha reso nota la catena di provvedimenti e operazioni che hanno preceduto la catastrofe.
La stessa cosa è stata fatta dalla Regione Marche al fine di capire se davvero si potesse evitare la strage.
In particolare, il responsabile del centro funzionale multirischi della Regione, Paolo Sandroni, ha spiegato in conferenza stampa, che dalle carte in possesso si evinceva che ci fosse un’allerta gialla ma più contenuta.
“chiunque avendo in mano le carte di quel giorno, farebbe le stesse previsioni, in scienza e coscienza. l’andamento così catastrofico era imprevedibile”.
Sandroni ha continuato affermando che la differenza con l’allerta arancione inoltre non riguarda l’intensità dell’evento, ma solo l’estensione della zona colpita.