Il Senato della diciottesima legislatura chiude i battenti e porta a casa l’approvazione del decreto Aiuti bis (nella nuova formulazione approvata alla Camera), ma non la delega fiscale per il governo che avrebbe dovuto riformare il sistema delle tasse.
Il disegno di legge, che viaggiava insieme a quello sull’ergastolo ostativo e l’equo compenso, è stato bocciato per una serie di veti incrociati, e a vincere è stata la linea della Lega, dopo che lo stesso provvedimento era stato licenziato, non senza sforzi, da Montecitorio a giugno. Cosa prevedeva, però, la delega?
Il Senato ha affossato la delega fiscale per il governo per la riforma del sistema delle tasse
Nell’ultimo giorno di lavori al Senato della Repubblica, i parlamentari hanno scelto di approvare il nuovo testo del decreto Aiuti bis (178 voti a favore, nessuno contrario e 13 astenuti), come licenziato dalla Camera il 16 settembre, ma hanno bocciato i disegni di legge sulla delega per il governo per la riforma fiscale, l’ergastolo ostativo e l’equo compenso.
Una scelta quasi annunciata già prima della seduta perché i tre provvedimenti erano legati a doppio filo da dei veti incrociati per cui, se fosse caduto uno, sarebbero caduti anche gli altri due. Una scelta che si spiega soprattutto alla luce di una campagna elettorale che ha visto i temi fiscali essere spesso al centro del dibattito, specialmente nella coalizione del centrodestra.
E quindi saranno loro, probabilmente, a mettere mano sul catasto, sull’Irpef, sull’Iva e sull’Irap e non l’esecutivo di Mario Draghi, che aveva più volte ribadito l’importanza di avere la delega del Parlamento per legiferare in materia attraverso i decreti attuativi, come tra l’altro aveva già previsto la Camera il 22 giugno 2022.
Un’era fa, in effetti, quando il governo era ancora in piedi e veniva sorretto da quasi tutto l’arco parlamentare a eccezione del partito di Giorgia Meloni e pochi altri. Ma anche in quella circostanza, nonostante i no di Fratelli d’Italia e Alternativa e l’astensione di Liberi e uguali, c’erano voluti più di sei mesi per arrivare a una quadra, con un braccio di ferro tra le forze politiche, nella fattispecie tra Lega e Forza Italia e gli altri soggetti sul catasto, che ora non ha neanche avuto motivo di esistere.
La delega, anche se non vincolante, era inserita anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza per una fisco più equo, tuttavia non vedrà mai la luce, non nel senso voluto dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, e dal presidente del Consiglio.
Cosa prevedeva la legge delega per la riforma fiscale
Cosa prevedeva, però, di fatto la delega bocciata dal Senato per la riforma fiscale, rivista comunque dalla Camera? Vediamola insieme, punto per punto, argomento per argomento.
CATASTO – I problemi più importanti, dicevamo, riguardavano il riordino del catasto, con le nuove regole guida per l’esecutivo che avrebbero dovuto agevolare la mappatura e la classificazione degli immobili sul territorio nazionale. Per i partiti di centrodestra, quindi in questo caso per quello di Matteo Salvini e quello di Silvio Berlusconi, l’obiettivo principale era quello di non aumentare le tasse per i cittadini, quindi nessun richiamo al valore patrimoniale sulle proprietà immobiliari: oltre alla rendita catastale, si sarebbero dovute individuare case e abitazioni tramite le rendite legate alle tariffe d’estimo, ma non avrebbero influito su Imu e Isee, né sull’accesso a bonus o altri benefici.
IVA – La razionalizzazione e la semplificazione dell’Iva, l’imposta sul valore aggiunto, avrebbe dovuto tenere conto dell’impatto ambientale dei prodotti sui quali veniva applicata. Oltretutto, si sarebbe dovuto introdurre anche l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per contrastare l’evasione fiscale.
IRPEF – Una svolta importante ci sarebbe stata anche per l’Irpef, ovvero l’imposta sul reddito delle persone fisiche, nel senso di una conferma della flat tax anche per i redditi superiori ai 65mila delle partite Iva (come tra l’altro si auspicano di fare dal centrodestra), e una revisione delle addizionali comunali e regionali per il governo, che avrebbe dovuto essere applicata al debito d’imposta e non alla base imponibile del tributo erariale.
RISPARMIO – Per quanto riguarda la tasse sui risparmi, plusvalenze e minusvalenze sui titoli o dividendi sarebbero rientrati nella stessa categoria fiscale dei redditi da capitale, punto su cui i deputati di Leu hanno avuto molto da ridire perché, secondo loro, erano in contrasto con il principio di equità orizzontale.
IRAP – La delega avrebbe anche confermato il superamento dell’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive, con priorità a società di persone, studi associati e società tra professionisti.