Matteo Salvini, leader della Lega, continua con la sua proposta di scostamento di bilancio per aiutare i cittadini, le famiglie e le imprese italiane colpite dal caro energia. A non essere d’accordo, ancora, oltre che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, anche la sua alleata nel centrodestra, Giorgia Meloni.
La numero uno di Fratelli d’Italia, infatti, prosegue per la sua linea: la soluzione per evitare di spendere ancora soldi pubblici, per lei, è il disaccoppiamento di luce e gas. A chi pensa, però, che a pochi giorni dalle elezioni politiche del 25 settembre le cose nella coalizione di centrodestra non vadano bene ha risposto che non ci sono divisioni e che si andrà avanti per il bene dell’Italia e degli italiani.
Lo scostamento di bilancio non mette (ancora) d’accordo Salvini e Meloni
Il tira e molla tra Matteo Salvini e gli altri leader politici, adesso, si sta consumando sullo scostamento di bilancio, ovvero sull’autorizzazione che il governo deve chiedere al Parlamento per poter aumentare il deficit rispetto a quanto era stato già previsto nei documenti di finanza pubblicati approvati dalla Camera e dal Senato.
Secondo il numero uno del Carroccio per poter aiutare gli italiani colpiti dall’aumento dei prezzi del gas e della corrente elettrica, l’unico strumento utile, quindi, è mettere in campo nuovi fondi, molti di più di quanti non siano stati già destinati nella terza tranche di aiuti, che il Consiglio dei ministri ha licenziato il 16 settembre.
Anche il capo dell’esecutivo, dunque, è contrario alla proposta del leghista, ma come lui la pensano anche da Fratelli d’Italia e Forza Italia, alleati di Salvini nella coalizione di centrodestra. Non si tratta di veri e propri battibecchi perché, ha detto lo stesso ex ministro degli Interni, che tra di loro non ci sono divisioni, anzi non sono preoccupati perché l'”importante è essere uniti per quanto riguarda l’Italia e gli italiani“. Il loro programma, ha specificato ancora, “è concentrato esclusivamente su lavoro e risparmi“.
Come che sia, però, il leader della Lega continua a ribadire il suo punto: “Chi dice che possiamo aspettare due, tre mesi sbaglia. Questa vale per FdI e per il Partito democratico. È un’emergenza nazionale“. A Radio 24, poi, ha ulteriormente sottolineato come, nonostante le consultazioni imminenti, il governo resta in carica fino a fine ottobre e quindi “un economista attento come Draghi” non può non cogliere “i segnali di sofferenza che arrivano dalle fabbriche, dai negozi, dagli artifici“. Per Salvini, rimandare la decisione di due mesi, non metterebbe a rischio soltanto le grandi imprese, ma tutti, “significa mettere a rischio il sistema produttivo“, ha dichiarato.
Se lui prosegue con la sua idea, la stessa cosa fa Giorgia Meloni che, a Rtl 102,5, ha spiegato come lo scostamento, appunto, non sia una soluzione, ma “un pozzo senza fondo, sono soldi che regaliamo alla speculazione“. Per quella che potrebbe diventare la prima presidentessa del Consiglio donna della storia d’Italia, al momento, per calmierare il costo delle bollette sono sufficienti i 30 miliardi spesi, serve invece uno sforzo in più e quindi un nuovo punto di arrivo che è “il disaccoppiamento, altrimenti dobbiamo tirare fuori 300 miliardi“, ha concluso.
Salvini e la Russia, dall’invasione dell’Ucraina ai rapporti con Putin
Salvini si è dovuto difendere anche per quanto riguarda il suo rapporto con la Russia e con Vladimir Putin. Da qualche giorno, infatti, il leader della Lega crede che le sanzioni non abbiano funzionato, anzi siano diventate solo un problema per l’Italia, per quanto concerne l’invasione dell’Ucraina, però, la sua speranza è che “la guerra finisca il prima possibile. La settimana prossima lavoreremo” per far sì che questo avvenga.
“Prima o poi ci sarà una trattativa di pace – ha proseguito – Gli ucraini dovranno decidere come e quando. Ma mi sembra evidente che dovranno tornare a dialogare , spero fra un mese, non fra un anno, le parti in conflitto dovranno sedersi a un tavolo“.
Sull’oligarca russo, invece, il Capitano ha ammesso che “tutti hanno avuto rapporti” con lui: da Enrico Letta a Romano Prodi, passando per Silvio Berlusconi. “L’ultima volta che sono andato a Mosca – ha precisato – l’ho fatto da ministro“, mentre il segretario del Pd “ha stretto 28 rapporti commerciali con i russi“. Secondo Salvini, “quando scoppia una guerra c’è chi passa dalla parte del torto. Ma non ci possono andare di mezzo centinaia di milioni di persone“. Per lui, ancora, la cosa più grave è che si stia arricchendo la Cina, perché, ha detto, un domani il nostro problema sarà proprio Pechino.
A domanda diretta, poi, su eventuali pentimenti per i legami stretti con il Cremlino, il numero uno del Carroccio ha detto che “la guerra cambia ogni tipo di valutazione“. Ma ha anche contrattaccato chiedendo se “a pochi giorni dal voto, devo parlare di avere avuto come tutti rapporti con Putin? Se vuole recito una preghiera“.