Le contromosse di Vladimir Putin alla controffensiva ucraina sono arrivate nelle ultime ore e non sono affatto leggere. L’Occidente resta fermo sulle sue posizioni di ferma condanna dell’invasione russa, ma ora i referendum e il conseguente rischio nucleare hanno fatto scattare l’allarme a livello mondiale, come anche la mobilitazione parziale annunciato dal presidente del Cremlino. Ecco le reazioni in Italia e non solo.
A questo punto, si gioca un po’ più a carte scoperte tra Russia e Ucraina, ma con il rischio di un’escalation nucleare che avvisa e minaccia l’intero occidente, anzi il mondo. Il discorso di Putin, infatti, ha confermato la mobilitazione parziale e ha anche alzato i toni nei confronti degli avversari, facendo intendere che la Russia non intende in alcun modo indietreggiare. Ora gli invasori puntano sull’arma dei referendum per annettere i territori prossimi alla controffensiva ucraina, ma l’Italia, e in generale l’Occidente, restano fermi nella condanna dell’operato del Cremlino, anche per voce di Mario Draghi e Giorgia Meloni.
I due punti cruciali del discorso di Putin e le conseguenze dirette sulla guerra
Il tanto atteso discorso di Putin è arrivato e non ha riservato messaggi di pace rivolti all’Ucraina e a tutto il mondo, anzi. Sono parole cariche di rabbia, rivalsa, difficoltà e che tradiscono anche una certa debolezza. Giustificata, visto che da settembre la controffensiva dell’Ucraina è diventata sempre più concreta e ha costretto le truppe russe alla fuga da diversi territori precedentemente conquistati.
E, quindi, Putin ha scelto dal suo mazzo di carte la mossa dei referendum, ma anche quella della mobilitazione parziale. Quest’ultima è realtà concreta, visto che è iniziata già oggi con la pubblicazione di un decreto ad hoc. In pratica, saranno arruolati i cittadini russi delle riserve e coloro che hanno già rilevanti esperienze militari o ancora chi ha acquisito una certa specializzazione, sempre dal punto di vista militare. Inoltre, spetterà ai capi delle diverse regioni assicurare che vengano rispettati i modo e i tempi indicati dal ministero della Difesa.
La mobilitazione parziale non è altro se non un modo di colmare le perdite di guerra e risollevare le sorti di un esercito che è anche sfiduciato verso i suoi vertici. Anche perché il presidente russo non ha alcuna volontà di mollare la presa ed è pronto a una nuova e ampia offensiva in Donbass. Nel suo discorso, Putin ha sottolineato ancora una volta che: “Se verrà violata la sua integrità territoriale, la Russia userà tutti i mezzi a sua disposizione”. E poi ha assicurato: “Non si tratta affatto di un bluff”. In più ha evidenziato a matita blu come l’obiettivo del Cremlino sia “la liberazione di tutto il Donbass”, appunto, e che questo è un proposito irremovibile.
Chi si aspettava un passo indietro (ma erano in pochi) è rimasto certamente deluso. Anzi, il vento di pace sta soffiando ben lontano da est e lo dimostrano le seguenti parole del leader russo: “Il destino della Russia è fermare chi cerca il dominio mondiale e minaccia di smembrare e schiavizzare la Russia”. Il discorso televisivo di Putin, inoltre, punta anche contro la Nato: “Utilizza sistemi moderni, costituiti da aerei, navi, satelliti, droni strategici, per effettuare delle ricognizioni in tempo reale in tutto il sud della Russia”.
Insomma, il mirino del numero uno del Cremlino è puntato verso tutto l’Occidente, visti gli aiuti all’Ucraina: “Sono stati dotati ancora di più di armi”. E non era difficile aspettarsi anche motivazioni propagandiste nella disamina di Putin: “Kiev ha lanciato nuove bande di mercenari stranieri e nazionalisti”.
Insomma, ora è impossibile buttare un occhio solo a quanto stava succedendo sotto il profilo militare, perché sono tanti i piani da valutare, e in primis ci sono le conseguenze dei referendum per l’annessione delle Repubbliche separatiste filorusse e che, quindi, riguardano un ampi territori dell’Ucraina. Un’interessante analisi del New York Times pone l’attenzione su una possibile e drammatica deriva atomica della guerra: infatti, qualora i referendum andassero a buon fine e anche se nessun altro Paese dovesse riconoscerli, le truppe di Volodymyr Zelensky non potrebbero procedere con la controffensiva nei territori annessi, perché ciò comporterebbe la ‘giustificazione’ a usare l’arma nucleare per la Russia. Sarebbero a tutti gli effetti, secondo Putin, territori del Paese invasore, che è poi la stessa base per cui il leader russo ha minacciato gli Usa di ingresso diretto nel conflitto, qualora avessero fornito all’Ucraina armi a lunga gittata, che avrebbero potuto raggiungere le grandi città russe.
Putin, insomma, si sente attaccato e sta alzando la posta in palio, accrescendo anche la preoccupazione delle Nazioni Unite. Nelle ore in cui l’Assemblea è riunita a New York, sembra comunque improbabile che qualcuno riesca a far ragione un Putin così determinato e irremovibile, come è stato impossibile a febbraio scorso, quando ha reso concreta l’invasione.
Latest Defence Intelligence update on the situation in Ukraine – 21 September 2022
Find out more about the UK government’s response: https://t.co/mTjNg8OULA
🇺🇦 #StandWithUkraine 🇺🇦 pic.twitter.com/zdw1DCoUkX
— Ministry of Defence 🇬🇧 (@DefenceHQ) September 21, 2022
(6/7)
The Russian civilian and military leadership has faced significant pressure over the last two weeks. These new measures have highly likely been brought forwards due to public criticism and mark a further development in Russia’s strategy.
— Ministry of Defence 🇬🇧 (@DefenceHQ) September 21, 2022
(7/7)
Putin is accepting greater political risk by undermining the fiction that Russia is neither in a war nor a national crisis in the hope of generating more combat power.
— Ministry of Defence 🇬🇧 (@DefenceHQ) September 21, 2022
Per analizzare la situazione, ci arriva in auto anche il Ministero della Difesa britannico, che quotidianamente aggiorna sulle questioni di guerra. In Gb sottolineano più che altro che la rabbia e il discorso del leader russo non fanno altro che alimentare la sensazione che il Cremlino stia fallendo rispetto ai suoi intenti iniziali. Il ministro della Difesa Ben Wallace l’ha detto a chiare lettere nelle ultime ore: “L’Ucraina sta vincendo la guerra e nessuna minaccia da parte di Putin può nascondere questo dato di fatto”. E ha tuonato anche: “La Russia sta diventando un’emarginata globale”.
Defence Secretary @BWallaceMP responds to President Putin’s address this morning. pic.twitter.com/VXlwDk3tjB
— Ministry of Defence 🇬🇧 (@DefenceHQ) September 21, 2022
Il bollettino dell’Intelligence ha evidenziato anche che i russi continuano a patire problemi di carenza dell’organico militare e questo è alla base della mobilitazione parziale annunciata nelle ultime ore. Anche i referendum sono segno di paura rispetto all’avanzata ucraina: “L’urgenza dei referendum è segno di timore per imminenti e ulteriori attacchi da parte dell’Ucraina”. La volontà di Putin è quella di sentirsi maggiormente al sicuro, annettendo i territori occupati alla Russia.
Le reazioni dell’Occidente e dell’Italia tracciano una linea ben precisa
Ovviamente, non sono le uniche reazioni che sono arrivate nelle ultime ore, dato che l’Ucraina, e poi anche l’Italia e l’Europa, si sono fatte sentire direttamente. Ne ha parlato l’ambasciatrice degli Stati Uniti in Ucraina, Bridget Brink, in una disamina arrivata via Twitter: “La mobilitazione parziale decisa dalla Russia è un segno di “debolezza”. E sui referendum dice: “Sono una farsa, segni di debolezza, di fallimento”. E, a tal proposito, è arrivata anche la dichiarazione rispetto a come l’hanno presa gli Usa: “Gli Stati Uniti non riconosceranno mai l’annessione del territorio ucraino da parte della Russia, e continueranno ad aiutare l’Ucraina”.
Il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, invece, è ancora più diretto e ha affidato il suo messaggio a Telegram: “La mobilitazione e le minacce nucleari annunciate da Putin non gli permetteranno di conquistare e distruggere l’Ucraina”. E tuona: “Ha solo iniziato il processo che lo seppellirà nel suo Paese. Il male va estirpato alla radice, senza illudersi su nuovi negoziati”. Insomma, dall’Ucraina arriva un altro no diretto a possibili accordi di pace, dritti con la controffensiva che sta dando grandi risultati nelle ultime settimane.
E, quindi, nel nostro viaggio sempre più a Occidente, arriviamo direttamente in Italia, dove la campagna elettorale è allo scadere, ma comunque il tema della guerra resta sempre importante da analizzare. Nelle ultime ore, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ne ha parlato ai microfoni di ‘Rtl 102.5’ e confermando la sua posizione atlantista: “Il discorso di Putin tradisce grandissime difficoltà e debolezze. Si tratta di due mosse disperate, i referendum farsa e la mobilitazione parziale, con cui manderà a morire minoranze e disperati”. Il sostantivo ‘disperazione’ è quasi abusato dalla candidata a premier, ma volutamente per rendicontare al meglio la situazione.
Ne ha parlato anche Luigi Di Maio, questa volta all’Adnkronos: “La Russia si isola sempre di più con la mossa dei referendum. Anche chi dovrebbe essere alleato di Putin in guerra, lo sta esortando a terminare il conflitto, ma lui non ha nessuna intenzione di farlo. Per l’Italia i referendum sono totalmente illegali e non verranno riconosciuti”. Il leader di Impegno Civico ha le idee chiare, ma sono un po’ quelle di tutto l’Occidente e degli Stati Uniti. Una risposta chiara, univoca e doverosa.
Restano sempre a sinistra, ma passando al Partito Democratico, non la pensa diversamente Enrico Letta: “L’Italia non deve cedere ai ricatti di Putin”, annuncia. E continua: “Dobbiamo essere fermi per mantenere le regole della convivenza internazionale”. Dichiarazioni che sono arrivate in un incontro alla Feltrinelli, in vista delle elezioni del 25 settembre. Infine: “L’Italia non può essere ambigua, ma assolutamente ferma, come tutta l’Europa, per dire no a questo ricatto gravissimo della Russia. È necessario”.
Una posizione leggermente diversa è stata espressa dal numero uno del MoVimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che ne ha parlato, però, ieri sera in un’ospitata a La7 durante la trasmissione “di Martedì”. L’ex premier ha detto di essere stato tra i primi a essere favorevole alle sanzioni e anche al loro inasprimento, ma sottolinea anche: “Dobbiamo chiederci quale sia la strategia giusta per uscire dalla guerra“. E aggiunge: “Noi come Italia possiamo mettere a disposizione la nostra capacità di dialogo”, e quindi, parafrasando, si tratta di una chiusura rispetto all’invio di nuove armi all’Ucraina.
Una posizione molto più netta è arrivata, infine, dal presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi. Fin dal 24 febbraio, è stato uno dei massimi alleati di Volodymyr Zelensky nel conflitto contro la Russia. Nelle ultime ore, ha incitato l’intera Unione europea a non arretrare nelle sue posizioni a favore dell’Ucraina e contro il Cremlino: “Anche nei prossimi anni l’Italia resterà protagonista in Ue e nella Nato” e il sostegno non può avere alcun dubbio, arretramento e ambiguità. Sull’annuncio dei referendum di annessione, dice: “Sono un’ulteriore violazione del diritto internazionale che condanniamo con fermezza”. Le sue dichiarazioni non sono banali, anche perché si è trattato dell’ultimo discorso da presidente del Consiglio in carica.
Le parole di Draghi, nel suo discorso, vanno solo nella direzione di condanna della guerra e dell’operato della Russia: “Le responsabilità del conflitto sono chiare e sono da una sola parte. Bisogna trovare risposte a questi problemi urgenti, utilizzando determinazione e efficacia. Non è consentito dividersi, ma dobbiamo agire insieme e riscoprire il valore del multilateralismo che si celebra in quest’aula”.
Il premier italiano poi lancia per l’ennesima volta il sostegno incondizionato all’Ucraina: “L’Italia ha agito senza indugi, insieme agli altri Paesi membri dell’Unione Europea, agli alleati della Nato e del G7“, sottolinea, per poi riaffermare ancora una volta: “Crediamo in un sistema internazionale basato sulle regole e sul multilateralismo“. Il suo discorso all’Assemblea generale dell’Onu si conclude con un messaggio decisamente importante: “Abbiamo risposto tutti insieme alle necessità del presidente Zelensky, perché un’invasione militare pianificata per mesi e su più fronti non si ferma solo con le parole”. Sottolinea la validità e l’impellenza delle sanzioni che funzionano e hanno portato l’indebolimento della Russia, per costringere Putin a sedersi al tavolo e trattare la pace.