Richetti si difende (di nuovo) e attacca Rogati, ma la vicenda non è ancora chiara

Gli ultimi giorni di campagna elettorale per Matteo Richetti, senatore di Azione e candidato per il terzo polo alla Camera, non sono stati dedicati alle proposte. L’ex Pd si è, infatti, dovuto difendere dalle accuse di molestie pubblicate da una fonte anonima su Fanpage.it, difesa ribadita anche oggi: “Le accuse nei miei confronti sono infondate”.

Richetti
Matteo Richetti – lettoquotidiano.it

La vicenda, però, è molto più complicata di così. Da una ricostruzione di Domani di qualche giorno fa, infatti, pare che la donna ad aver denunciato Richetti sia Lodovica Mairè Rogati che oggi, sempre al giornale di Stefano Feltri, in un’intervista con Emiliano Fittipaldi, ha ribadito che non c’entra nulla, ma ha attaccato sia il senatore, sia il frontman del terzo polo, Carlo Calenda e ha parlato anche di Giorgio Mulè, portavoce di Forza Italia. Cerchiamo di ricostruire insieme la vicenda con tutti i pezzi.

Caso Richetti, tutte le tappe della vicenda che vede coinvolto il senatore di Azione

Il 15 settembre è scoppiata una bomba in campagna elettorale, specialmente in quella di Azione (quindi del terzo polo) e del candidato Matteo Richetti. Come vi abbiamo già raccontato, il senatore è stato accusato da una donna di molestie sessuali dalle pagine di Fanpage.it. Pur non avendo fatto il nome dell’ex parlamentare del Partito democratico, qualche dettaglio (una foto su Facebook) ha fatto subito capire che si trattasse proprio di lui e, in questo senso, si è autodenunciato, dando però la sua versione dei fatti.

Per Richetti, infatti, è lui a essere la vittima in tutta la vicenda e dello stesso avviso è anche il fondatore del suo partito, Carlo Calenda, che più volte l’ha difeso a spada tratta sui social e pubblicamente.

Richetti Calenda
Matteo Richetti e Carlo Calenda – lettoquotidiano.it

Nel corso dei giorni, però, nuovi dettagli sono venuti fuori. Lunedì, Domani, il giornale diretto da Stefano Feltri, ha pubblicato un lunghissimo articolo a firma di Emiliano Fittipaldi in cui si faceva il nome e il cognome della donna che avrebbe denunciato il senatore alla testata online: Lodovica Mairè Rogati.

Non un nome, né una figura a caso. La donna, che è un’attrice e che ha fondato anche un’associazione, “Io non ci sto“, contro la violenza sulle donne, sarebbe stata l’unica oggetto di perquisizione dopo la denuncia del politico a novembre per stalking, motivo per cui i legali di Richetti ritengono sia proprio lei che ha parlato con Fanpage.it (il quotidiano, tuttavia, è rimasto molto più cauto nell’incolpare la donna).

Rogato, che in passato si era dovuta difendere per calunnia e che aveva già pagato un risarcimento di 50mila euro, all’AdnKronos ha detto che lei non c’entrava nulla con la vicenda – stessa posizione ribadita anche oggi in un’intervista a Domani con Fittipaldi, di cui parleremo meglio dopo.

Perché, un altro tassello della storia è stato ricostruito ancora dal vicedirettore ed ex giornalista dell’Espresso ieri: l’attrice e attivista, prima di contattare la testata online, aveva provato a vendere la stessa storia sia alle Iene, sia a Report, che non l’hanno fatto. Anche il Fatto Quotidiano, dopo l’uscita della notizia, ha spiegato che aveva ricevuto una segnalazione per una storia in cui c’entrava il senatore di Azione, ma una volta chiesta l’identità della donna, l’account era sparito nel nulla. Nella stessa ricostruzione dei fatti,  Fittipaldi ha anche spiegato di un incontro tra Rogati e Giorgio Mulè, portavoce di Forza Italia, per parlare del caso Richetti.

Anche su questo, la donna ha negato tutto sia all’agenzia stampa, sia in un lungo post su Facebook in cui ha spiegato “di non aver mai intrapreso alcuna iniziativa in tal senso, tantomeno di aver mai depositato denuncia-querela nei confronti del detto senatore“.

Caso Richetti, Rogati a Domani: “Non sono io la donna di Fanpage, ma ci sono altre ragazze”. Il senatore: “Accuse infondate e fonte inattendibile”

Ma veniamo a quello che è successo oggi. Nella lunga intervista a Domani oltre a ribadire la sua estraneità alla vicenda, Rogati ha lanciato un’altra bomba affermando che “ci sono altre ragazze. Magari qualcuno le ha messe in contatto tra di loro, magari qualcuno all’interno del partito si è confidato“. Messaggio ribadito quando Fittipaldi le ha chiesto come secondo lei finirà il tutto: “Secondo voi dopo un pezzo del genere non c’è un seguito?“, ha chiesto riferendosi all’inchiesta di Fanpage, appunto.

L’attrice, oltretutto, ha anche attaccato Calenda, dicendo che si è messo in mezzo e che “queste non sono cose di partito, riguardano le persone“. In merito al forzista, invece, ha detto che ha mentito al giornalista e che nessuno ha idea di quale sia la verità: “Io devo parlare prima o poi, ma non tanto per me, perché io ho le spalle larghe. È per la mia famiglia. Perché se adesso svelo di che cosa abbiamo parlato a quella cena con Mulè, qui saltano le elezioni“.

Nel merito della vicenda, è intervenuto poi (di nuovo) il senatore Richetti che, attraverso una nota, ha fatto sapere che “le notizie pubblicate nelle ultime 48 ore hanno fatto definitivamente crollare il castello di bugie costruito per diffamarmi e pubblicato da Fanpage. Da subito si è capito come le accuse nei miei confronti fossero del tutto infondate e provenissero da una fonte del tutto inattendibile“.

Secondo il presidente di Azione, dall’intervista di oggi “emerge in modo chiaro che, nonostante le smentite, la fonte di Fanpage è proprio Rogati. Questa però, pur tra mille contraddizioni, ha detto una sola cosa chiaramente: non c’è stata alcuna molestia o altro comportamento inappropriato da parte mia né nell’incontro a cui si fa riferimento nel pezzo di Fanpage né in altre occasioni“.

Richetti ha scritto anche dalle parole di oggi di Rogati si evince che i dossier presentati dall’attrice (e che lei nega di aver presentato, ndr) fossero finalizzati “a screditare me e il mio partito. Sono entrambe circostanze gravissime, e il fatto che tutto questo sia avvenuto a pochi giorni dal voto rafforza la mia convinzione che si tratti di diffamazione a orologeria“.

La dimostrazione, per il candidato, è data dal silenzio della testata online, “che dovrebbe spiegare perché ha pubblicato senza verificare accuse fornite da una fonte così inattendibile già coinvolta in passato in vicende simili. E, soprattutto, dovrebbe far sapere al pubblico chi sono i parlamentari che hanno accompagnato Rogati nella presentazione del suo presunto dossier“. “In un paese normale – ha concluso Richetti – il direttore di una testata responsabile di un fatto così grave, si sarebbe già dimesso, scusandosi con il sottoscritto“.

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