Domenico Sabbioni: ufficiale della Marina Militare morto per l’amianto

Ennesimo ufficiale delle nostre forze militari morto per l’amianto, questa la trama della storia di Domenico Sabbioni.

Domenico con suo figlio Matteo
Domenico con suo figlio Matteo – LettoQuotidiano.it

Dopo una lunga battaglia legale, i figli Mara e Matteo riceveranno un risarcimento di 200mila euro.

Domenico Sabbioni muore in servizio

Non è un caso isolato quello di Domenico Sabbioni, l’ufficiale della Marina Militare morto in servizio a causa dell’esposizione all’amianto.

I fatti sono successi molto tempo fa ma il dolore è più vivo che mai nei figli orfani, Mara e Matteo, i quali solo dopo una lunga battaglia, avranno diritto a un risarcimento.

Tuttavia, questi soldi non rimargineranno mai il dolore per la perdita in modo così assurdo, di un buon padre e un grande membro delle nostre forze militari.

Dopo l’esposizione alla sostanza tossica, Domenico si ammalò gravemente e passarono 11 mesi prima della sua morte.

I figli ricordano con dolore questo periodo drammatico della loro vita, scandito dalla malattia del padre che si faceva sempre più grave, con dolori alla spalla, sangue sputato con la tosse, chemioterapia e molte operazioni.

Sabbioni venne ucciso da un mesotelioma provocato dalle fibre di amianto che respirò durante il servizio di leva. Queste erano presenti all’interno delle navi e il 58enne perse la vita in poco meno di un anno.

L’Asl di Viterbo certificò la causa della malattia e in particolare, vennero ritrovate fibre di amianto nella divisa e nel cappello dell’uomo.

La dinamica

Domenico era un motorista della Marina, non era un uomo d’azione che combatteva contro i terroristi al fronte ma il suo ruolo fu importante perché collaborava per garantire i servizi che la Difesa italiana garantisce ai cittadini.

Era il 2012 quando si trovava a bordo della nave Mincio, da cui scriveva numerose lettere alla moglie, che ancora lei custodisce gelosamente insieme alla sua divisa.

In quell’anno venne a contatto con fibre di amianto presenti all’interno di quell’imbarcazione e la malattia si manifestò dopo diversi anni.

Domenico Sabbioni
Domenico Sabbioni – LettoQuotidiano.it

Il mesotelioma ha un indice di sopravvivenza molto basso, siamo intorno al 5% e Domenico infatti è deceduto fra atroci dolori.

Il risarcimento verso Matteo

Un periodo terribile non solo per la moglie e la figlia che vivevano con lui, ma anche per Matteo, il figlio non a carico poiché non conviveva nella stessa casa.

Riconosciuto come vittima del dovere, Domenico ha perso alcuni benefici che invece sono previsti per le vittime di terrorismo, ad esempio il risarcimento verso la moglie e gli orfani.

Per le vittime di dovere invece c’è una clausola dove si precisa che solo la famiglia a carico ha diritto all’indennizzo, questo esclude il figlio Matteo, che all’epoca dei fatti non conviveva nella casa familiare.

In un primo momento, il Tribunale aveva negato l’indennizzo al ragazzo facendo una vera e propria discriminazione fra i due orfani.

Ora, dopo anni di battaglie legali, precisamente circa 10, finalmente anche lui avrà la sua parte.

Non è il primo caso

A uccidere Domenico Sabbioni è stato un mesotelioma pleurico epiteliale destro che lo ha strappato all’amore della famiglia in pochi mesi e fra allucinanti dolori.

Il suo decesso si aggiunge alla lunga lista di militari della Marina Militare morti in servizio per le stesse cause.

L’Osservatorio Nazionale Amianto denunciò nel 2008 l’impressionante numero di morti nella Marina proprio perché sulle navi c’era una massiccia presenza di questo minerale altamente cancerogeno.

Nonostante l’allarme sia stato lanciato diverse volte, è sempre caduto nel vuoto e l’OMA è impegnata nella richiesta di bonifica delle strutture dove operano i militari, al fine di prevenire queste assurde morti.

Decessi che poi portano ad anni di contenzioso in cui i familiari già duramente colpiti, devono subite un ulteriore stress.

Parallelamente a questa battaglia, portiamo in evidenza anche quella di Matteo, che afferma come sia paradossale la differenza che viene fatta fra i figli, in questo caso fra lui e la sorella, solo perché all’epoca aveva 25 anni e voleva crearsi una sua indipendenza economica.

“siamo tutti ugualmente vittime e figli dello stesso genitori. è assurdo che venga fatta questa distinzione e spero che la mia vittoria possa servire a riscrivere questa apgina dlela magistratura, che finore è stata crudele verso i familiari delle vittime del dovere”.

 

 

 

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