Nel consiglio regionale della Liguria, i tre consiglieri di Fratelli d’Italia si sono astenuti nel votare l’ordine del giorno, proposto dal Pd, che impegna la giunta a garantire il pieno diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, spaccando di fatto la maggioranza di centrodestra – anche il governatore Giovanni Toti ha votato a favore.
Quello dell’aborto è un tema piuttosto dibattuto soprattutto da Giorgia Meloni che, in campagna elettorale, aveva precisato che non voleva togliere il diritto alle donne di interrompere la gravidanza, ma voleva solo un aggiungerne uno alla legge 194. Tornando alla Liguria, Toti, che è anche assessore alla Sanità, ha specificato che i numeri nella regione sono al di sotto della media nazionale per quanto riguarda gli obiettori di coscienza.
In Liguria, Fratelli d’Italia si astiene sul garantire il pieno diritto all’aborto
Forse non è stato tanto oggetto di discussione l’aborto in campagna elettorale, non per lo meno nelle tante bordate che i leader politici si sono lanciati prima del 25 settembre. Eppure, tra i temi che più hanno interessato una parte di opinione pubblica, specialmente quella più distante dalle visioni di Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, l’interruzione volontaria di gravidanza ha sempre suscitato molta preoccupazione – anche dalla Francia, la prima ministra Elisabeth Borne aveva detto che avrebbe vigilato su quello che potrebbe cambiare nel nostro Paese in merito alla legge 194.
A quelle persone, anche in uno dei suoi ultimi comizi, però, quella che diventerà la prima presidentessa del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana, a Genova, aveva voluto ribadire che il suo partito, una volta arrivato al governo, non vuole levare nessun diritto, piuttosto vorrebbe modificare la legge, “applicarla integralmente anche nella parte che riguarda la prevenzione. Il che significa aggiungere diritti non toglierli“, aveva dichiarato sottolineando che “alle donne che pensano che l’aborto sia l’unica scelta che hanno, vogliamo dare il diritto di fare una scelta diversa“.
Che fosse un tentativo disperato di salvarsi in corner o meno (la sorella Arianna in un’intervista ha precisato anche lei che Meloni non è contraria all’aborto), quello che è successo oggi nel consiglio regionale della Liguria potrebbe riaprire una ferita che, in realtà, non si è mai rimarginata.
Il Partito democratico ligure, infatti, ha proposto un ordine del giorno in cui si voleva impegnare la giunta a garantire il pieno diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. A votare a favore è stato anche il governatore, Giovanni Toti, assieme ad altri 20 consiglieri. Ma non con i tre di Fratelli d’Italia, che si sono astenuti, Alessio Piana della Lega e Angelo Vaccarezza, della lista del presidente, che non erano presenti al momento del voto in aula.
Liguria, sull’aborto numeri più bassi della media nazionale per i medici obiettori di coscienza
Scenario poco rassicurante, è vero, per quanto riguarda quello che potrebbe accadere una volta che l’esecutivo di Meloni si insedierà (vogliamo darle comunque ancora il beneficio del dubbio), ma che Toti ha voluto smorzare illustrando i numeri sull’obiezione di coscienza in Liguria.
Il governatore, che è anche assessore alla Sanità, ha detto che “i dati più bassi della media nazionale di obiettori confermano che sosteniamo il diritto di tutte le donne che vogliano interrompere volontariamente la gravidanza. In tutta la regione sono nove le strutture in cui viene praticata. Il personale non obiettore è sufficiente ad assicurare il servizio in tutta la Liguria“. Ma come sono messi, effettivamente?
Secondo Toti, nel 2020 solo 64 medici dei reparti ostetrici-ginecologici su 123 rifiutava di praticare l’aborto, ovvero il 52% del totale contro il 64,6% su scala italiana; gli anestesisti obiettori, invece, erano il 32,8% come la media nazionale (67 su 204) e tra il personale non medico la percentuale scendeva al 21,8%, ben il 14,4% in meno, con 94 su 430 obiettori di coscienza. Nel 2021, tra l’altro, in Liguria ci sono state 2007 interruzioni di gravidanza.