Le sembianze della guerra mutano continuamente e si arricchiscono giorno dopo giorno di nuovi dettagli e particolari che, per noi europei e per tutto il mondo, tracciano il vero punto della situazione. E l’aggettivo è d’obbligo vista la macchina propagandista della Russia che si sta rivelando sempre meno efficace. Nelle ultime ore, è giunto l’eco delle voci dei soldati di Putin e per lui non arrivano buone notizie.
La Russia non si aspettava tutto questo. E se già in piena estate avevamo il sentore che qualcosa di grosso stesse ribaltando le forze in gioco, adesso ne siamo certi. Da settembre una ventata nuova e forse inaspettata ha cambiato le sorti di una guerra complicata e burrascosa, fatta di pochissima diplomazia, tante bugie, propaganda, morti e barbarie, ma soprattutto con una strategia militare, quella degli invasori, che ha dato sempre meno frutti con il corso delle settimane. Le ultime ore hanno disegnato a pennello un quadro sempre più disarmante per Vladimir Putin, leader del Cremlino solo al comando, o meglio solo con i suoi. E che sempre più emarginato rischia di restare, anche tra i suoi.
Il quadro della guerra e le grandi difficoltà di Putin
Il 24 febbraio il mondo ha iniziato a tremare e non si è più fermato. Come un sisma di proporzioni enormi a est che viene percepito in tutte le parti del globo e che non sta durando una decina di secondi di terrore ma mesi, che rischiano di diventare anni.
Se l’aspettava decisamente diverso, Vladimir Putin, questo shock. E probabilmente aveva pianificato di trarne più vantaggi che altro e che le conseguenze sarebbero ricadute per lo più sulle vite e sulle schiene degli ucraini, desiderosi di autonomia, Nato, Europa. Troppo per lui, troppo per le sue smanie di potere, per le sue insicurezze geografiche e difensive, per i confini che nella sua stessa mente aveva tracciato.
E dopo mesi di resistenza ideologica e poi militare, tutto è cambiato, non all’improvviso e questa volta non a suo favore. Sì, perché il numero uno russo ora pare stretto all’angolo in una morsa a cui sa rispondere solo con la prepotenza dei fragili e le ultime mosse, che hanno fatto storcere il naso anche ai suoi stessi uomini e alleati, lo dimostrano.
Ma partiamo dal principio e da settembre. L’intelligence britannica ha più volte avvertito, nei suoi bollettini quotidiani, che l’esercito russo era spalle al muro e con fratture, probabilmente insanabili, nel suo cuore. Infatti, grazie alle armi e agli aiuti dell’Occidente e in particolare degli Stati Uniti, la resistenza di Volodymyr Zelensky si è tramutata in una controffensiva in piena regola, che ha permesso agli ucraini di riconquistare diverse città.
Latest Defence Intelligence update on the situation in Ukraine – 19 September 2022
Find out more about the UK government’s response: https://t.co/yCVZk0byX5
🇺🇦 #StandWithUkraine 🇺🇦 pic.twitter.com/264kqpPpTW
— Ministry of Defence 🇬🇧 (@DefenceHQ) September 19, 2022
(6/6) The lack of military trainers, and the haste with which Russia has started the mobilisation, suggests that many of the drafted troops will deploy to the front line with minimal relevant preparation. They are likely to suffer a high attrition rate.
— Ministry of Defence 🇬🇧 (@DefenceHQ) September 26, 2022
(4/4) The move is effectively an admission that Russia has exhausted its supply of willing volunteers to fight in Ukraine.
— Ministry of Defence 🇬🇧 (@DefenceHQ) September 22, 2022
(6/7)
The Russian civilian and military leadership has faced significant pressure over the last two weeks. These new measures have highly likely been brought forwards due to public criticism and mark a further development in Russia’s strategy.
— Ministry of Defence 🇬🇧 (@DefenceHQ) September 21, 2022
(4/4) Russia’s continued lack of air superiority remains one of the most important factors underpinning the fragility of its operational design in Ukraine.
— Ministry of Defence 🇬🇧 (@DefenceHQ) September 19, 2022
Le perdite della Russia sono aumentate a dismisura e soprattutto le truppe del Cremlino sono fuggite, in quella che Putin ha minimizzato con il termine “riorganizzazione”. Non è proprio così. L’esercito si è rivelato fragile, probabilmente impreparato per una guerra di queste proporzioni, e con dei soldati che non l’hanno presa proprio bene nei confronti dei vertici militari russi. Gli esiti di questa situazione, guardando solo dalla parte degli invasori, hanno portato ai referendum farsa in fretta e furia per limitare i confini dell’avanzata ucraina, giustificando e soprattutto minacciando l’eventuale ricorso al nucleare. Decisione comunque che non è stata presa bene dal mondo, dato che non solo Europa e Stati Uniti, ma anche la Cina, hanno storto il naso e in molti casi hanno già dichiarato pubblicamente che non hanno intenzione di riconoscerli.
E poi hanno portato anche alla mobilitazione parziale, perché Putin ha bisogno con urgenza di nuovi soldati, ma si tratta già della mossa della disperazione, dato che in molti saranno impreparati e che ora le proteste (massicce e motivate) ora il Cremlino le ha in casa. Come il fuggi fuggi generale verso la Georgia e non solo, per sottrarsi al terrore di una morte probabile. Ma non è finita qui, perché ancora dall’interno dell’esercito, più di qualche spiraglio indica il malcontento dei russi. E non è cosa da poco in una guerra di stallo che forse ora pende più dalla parte ucraina.
Le accuse dei soldati russi fanno il giro del mondo: il Cremlino è sempre più fragile e solo
Negli ultimi mesi, siamo stati abituati a leggere e sentire voci russe che rassicuravano i propri cittadini sull’esito e l’andamento della guerra. Giustificando l’invasione, motivandone le mosse militari, ideologiche e sociali, più spesso colpevolizzando la controparte e accusandola di attacchi, bugie e storpiature che, secondo molte ricostruzioni, sono andate ben oltre i limiti dei crimini di guerra.
Un castello che non è altro se non la macchina della propaganda russa, e che più che di mattoni è fatto di carte, pronte a crollare al suolo al primo soffio di vento. La controffensiva, infatti, sta strappando la maschera indossata da Putin, soprattutto sotto il profilo militare. E lì adesso ci concentriamo. Infatti, secondo quanto riporta il “New York Times”, i soldati russi non sarebbero affatto felici di come stanno andando le cose. E questa volta lo sappiamo per loro voce diretta.
Infatti, il noto e autorevole quotidiano statunitense ha intercettato e pubblicato conversazioni che i militari del Cremlino hanno avuto con amici e familiari, ovviamente al telefono. Il quadro è disarmante: in queste chiamate, che non erano neanche autorizzate e venivano effettuate spesso dalle trincee del campo di battaglia, molti soldati fanno emergere il loro disprezzo per i vertici politici e militari russi. Raccontano, inoltre, di morti barbare, di corpi di civili gettati senza vita per strada, di molti componenti dell’esercito ubriachi e di saccheggi massicci alle case.
Ma quello che più conta e interessa è l’evoluzione dal punto di vista strategico e le telefonate risalgono alle prime settimane di guerra, quando il quadro non era affatto così compromesso. C’è chi rivela: “Putin è un pazzo: vuole conquistare Kiev, ma non ci riusciamo”. O ancora: “L’offensiva è in stallo, stiamo perdendo la guerra”. Preoccupazioni lecite, visto come stanno evolvendo ora le cose.
E, tra le altre cose, alcune delle dichiarazioni inchiodano Putin sulla barbarie commessa in Ucraina: “Abbiamo ricevuto l’ordine di uccidere tutti gli ucraini che incontriamo”. Altri ancora, prefigurando il ritorno a casa il prima possibile, minacciavano con fermezza le dimissioni dopo la fine dell’invasione russa. E alcuni, anche con un po’ di paura, raccontavano ai familiari che metà del reggimento di cui facevano parte era stato ucciso.
Rispetto a quanto trapelava nelle scorse settimane, quindi, solo conferme, ma non di poco conto. Si tratta di intercettazioni che vanno inquadrate nell’ambito di una guerra di stallo, in cui l’Ucraina ha grande supporto dai suoi alleati e il cui esercito si sta dimostrando molto più unito, preparato e determinato di quello degli invasori. Alla lunga, e forse è già così, le crepe militari e il malcontento tra le truppe russe potrebbero avere la meglio. Anche perché, di giorno in giorno, aumentano stanchezza, sfiducia e probabilmente frustrazione. E il motivo è che l’Ucraina sta vincendo la guerra e sta dimostrando di meritarlo sul campo, non solo per l’importanza delle sue motivazioni ideologiche.