L’incontro di ieri pomeriggio nel Palazzo dei Gruppi di Montecitorio era andato bene tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. “Grande collaborazione” e “unità di intenti”, erano le parole salienti del comunicato congiunto fatto uscire da Fratelli d’Italia e la Lega. Eppure, sembra, a quanto dicono Repubblica e Corriere, che le cose non vadano poi così bene.
Il braccio di ferro per un posto al Viminale del segretario del Carroccio ci sarebbe eccome. Lui lo vuole (e non l’ha mai negato), lei frena, anzi si oppone. E quindi lui rilancia, minacciando che se non dovesse tornare al Ministero degli Interni, il governo dovrebbe fare a meno dei parlamentari della Lega, che darebbero solo un appoggio esterno. Per Meloni, la strada è in salita, tanto. Anche perché pare ci siano stati dei problemi anche con Antonio Tajani di Forza Italia, il giorno prima. Ancora una volta, però, sono arrivate le smentite della futura premier, che in post su Twitter ha scritto di non credere alle “bugie che circolano“.
Salvini a Meloni: “Senza il Viminale solo un sostegno esterno al governo”
C’è aria di tensione nella coalizione che dovrà formare il governo. Nonostante i messaggi, meglio: la nota che Fratelli d’Italia e la Lega hanno fatto uscire insieme alla fine del colloquio tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, tra i due leader del centrodestra la situazione è tutt’altro che risolta.
Non si è parlato né di nomi, né di incarichi all’incontro, così come non si sono posti veti, avevano detto ancora dal partito della futura presidentessa del Consiglio. Probabilmente perché di questi temi avevano già discusso prima del vertice, hanno scritto invece sui giornali stamattina.
E gli incarichi, e i veti specialmente, sono piuttosto pesanti. Secondo quanto si legge sia su Repubblica, sia sul Corriere della sera, il segretario federale del Carroccio avrebbe messo un aut aut alla sua alleata: o viene spedito (di nuovo) al Viminale, oppure alza i tacchi e non partecipa a nessun governo, dando solo un appoggio esterno.
Più che preoccupata, Meloni, è decisa a non cedere alle minacce di Salvini, e per diversi motivi: innanzitutto, il nome del leader della Lega, proprio al Ministero degli Interni, farebbe storcere non poco il naso al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per via dei suoi trascorsi che lo hanno portato, ad agosto del 2019, a un rinvio a giudizio per aver impedito alla nave della ONG spagnola Open Arms di attraccare a Lampedusa.
Come seconda cosa, sempre stando a quanto raccontato da Repubblica, la candidata premier vorrebbe evitare di dare al Capitano incarichi di rilievo perché vorrebbe dare rassicurazioni agli Stati Uniti che lo ritengono invece filorusso. In ultima istanza, come già successo nel primo esecutivo di Giuseppe Conte in cui lui sedeva al Viminale, il numero uno del Carroccio potrebbe giocare il ruolo di oppositore interno al governo per recuperare i voti che ha perso a queste elezioni, proprio in favore di Fratelli d’Italia, logorando di fatto la tenuta della maggioranza di Palazzo Chigi (anche l’esperienza gialloverde è finita per una sorta di smania di potere di Salvini).
Quale che sia la ragione, dicevamo, Meloni non vuole cedere di un passo sul nome dell’alleato, ma può esaminare altre proposte interne alla Lega. Se fino a ieri sembrava una corsa a due tra il capo gabinetto di Salvini al Ministero, Matteo Piantedosi, e l’ex prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, ora pare sia entrato in campo anche Nicola Molteni, ex sottosegretario agli Interni, e vicino al leader leghista.
Per Meloni c’è anche il problema di Forza Italia. Ma lei smentisce le ricostruzioni: “Non credete alle bugie che circolano”
Nel complicatissimo puzzle di nomine e incarichi, poi, ci si è messa di mezzo pure Forza Italia. Il partito di Silvio Berlusconi, terzo schieramento della maggioranza, indietro di qualche migliaia di voti rispetto alla Lega, vorrebbe lo stesso trattamento del Carroccio nell’assegnazione dei Ministeri da parte di Meloni.
Quindi, se a Salvini o a chi per lui dovesse essere affidato il Viminale, Antonio Tajani, coordinatore del partito e braccio destro del Cavaliere, punterebbe o alla Farnesina o a diventare il prossimo ministro della Difesa. Sicuramente non si accontenterebbe di fare il presidente della Camera dei deputati che, in realtà, nei piani della leader di Fratelli d’Italia dovrebbe spettare all’opposizione, verosimilmente a un deputato in quota Partito democratico.
Anche questa ipotesi, però, non piace per nulla ai due alleati, che continueranno il braccio di ferro con Meloni fino a quando non riusciranno a spuntarla, o comunque ottenere un ruolo che possa soddisfarli. A tal proposito potrebbe tornare in auge l’idea di essere affiancata da due vicepremier che sarebbero proprio l’ex presidente del Parlamento europeo e il leader del Carroccio, figure più che altro di facciata.
La strada per arrivare a una quadra sembra ancora piuttosto lunga e sarà ancora irta di ostacoli. Accanto alle pretese degli alleati, infatti, colei che diventerà la prima presidentessa del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana deve ancora sciogliere dei nodi sul nome del futuro ministro dell’Economia e delle Finanze. Un’idea che circola nelle ultime ore è di uno spacchettamento del Ministero di via XX settembre, con una parte affidata a Maurizio Leo, esperto economico di Fratelli d’Italia, e l’altra a Domenico Siniscalco, già ministro del Tesoro indipendente del secondo e del terzo governo di Berlusconi.
Il sogno, però, rimane ancora Fabio Panetta, board della Banca centrale europea, ma si sta pensando anche a tenere Daniele Franco alla guida di uno dei dicasteri più importanti in questo momento storico.
Come succede da qualche giorno a questa parte, Meloni è intervenuta sui social per smentire ciò che è stato ricostruito dai giornali. “Dopo fallimentari gestioni come quella di Speranza & Co. vi assicuro che stiamo lavorando a una squadra di livello che non vi deluderà. Non credete alle bugie che circolano“, ha scritto su Twitter la presidentessa del Consiglio in pectore. Domani, però, è un altro giorno.
Continuo a leggere irreali ricostruzioni in merito a eventuali ministri di un Governo di Centrodestra. Dopo fallimentari gestioni come quella di Speranza & Co. vi assicuro che stiamo lavorando a una squadra di livello che non vi deluderà.
Non credete alle bugie che circolano.— Giorgia Meloni 🇮🇹 ن (@GiorgiaMeloni) September 29, 2022