L’Australia per combattere i fenomeni sempre più evidenti dell’inquinamento globale ha deciso di piantare oltre 1 miliardo di nuovi alberi.
L’Australia pianta 1 miliardo di alberiIn Australia, il primo ministro Scott Morrison ha finanziato un progetto che permetterà di piantare all’incirca un miliardo di alberi. Lo scopo finale? Preservare il clima e lottare strenuamente contro il riscaldamento globale, problematiche quanto mai attuali.
L’Australia decide di combattere contro l’inquinamento che sta mettendo in ginocchio il mondo
Il progetto, che permetterebbe al paese di onorare i termini dell’accordo stipulato sul clima di Parigi del 2015, il cui obiettivo ultimo è proprio di rendere meno frequenti i cambiamenti climatici pericolosi per il Pianeta (fino ad eliminarli del tutto), prevede che gli arbusti vengano piantati entro il 2050 in varie zone dell’Australia.
Nuovi alberi per assorbire 18 milioni di tonnellate di gas serra
La geniale idea prevede anche che vengano assorbiti 18 milioni di tonnellate di gas serra ogni anno, riconducendo progressivamente l’Australia verso i limiti consentiti, considerando che ne produce in quantità inenarrabile. Con questo progetto il Ministro australiano spera inoltre di dare alla popolazione nuovi posti di lavoro.
Ma per quale motivo il progetto è rivolto proprio verso gli alberi? Il motivo è assai semplice e conosciuto. Essi hanno la straordinaria potenzialità di ridurre il gas serra equilibrando i livelli di anidride carbonica, la quale viene stoccata nella biomassa dell’albero e, d’altra parte, forniscono ossigeno, elemento essenziale per la vita umana.
Gli alberi come depuratori naturali
E’ dunque doveroso considerarli dei veri e propri depuratori naturali dell’aria, che contrastano le polveri sottili, attenuano l’effetto serra e le emissioni di natura puramente antropica fondamentali nei processi di cambiamenti climatici.
Se l’Australia si sta impegnando a onorare il progetto, in Italia dovremmo imitarla, in particolare nella zona della Pianura Padana, la più inquinata d’Europa. Perché non lo facciamo pure noi?