Un episodio di gratuita prepotenza e brutalità avveniva l’estate scorsa. Ora i responsabili sono sotto stretta sorveglianza. Ieri sono scattate sei misure coercitive nei confronti di altrettanti giovani. Due già avevano avuto luogo.
Un’irruzione violenta a infrangere la giovialità di quanti trascorrevano una serata cittadina all’aperto.
Una serata estiva
La vicenda si svolgeva in una Milano infuoca dal caldo e dalla violenza, un passatempo come un altro per scacciare la noia.
Almeno per i giovani criminali che la notte del 26 luglio scorso presero a calci e pugni una comitiva di coetanei all’arco della Pace.
A provocare dolore e paura, per mero diletto e dileggio, furono 8 persone, 2 minorenni e 6 appena maggiorenni.
La loro rabbia si scatenò contro una comitiva di coetanei.
Mentre i soccorsi arrivano gli astanti si dileguavano spaventati.
In bilico tra vita e morte
Tra le vittime la più grave è stata M.M., diciannovenne che venne colpito con tale forza, da rimanere a terra privo di sensi.
In ospedale avrebbero rivelato lesioni gravi. Il ragazzo sarebbe rimasto in coma farmacologico diverse settimane. Al risveglio la prognosi fu di 40 giorni.
Le indagini condotte dal procuratore aggiunto Laura Pedio e dal sostituto procuratore Francesca Crupi sono state intraprese all’indomani del pestaggio.
Sono stati scandagliati i social, le telecamere vicino all’arco della Pace e le altre poste nelle strade limitrofe.
I membri della gang provenivano da diversi zone, dalla provincia di Milano, Varese, Monza e Piacenza.
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Ma la storia del 26 luglio e del branco assetato di ferocia è solo una delle tante che incutono paura nella popolazione.
Il proliferare del coronavirus ha portato in città una violenza dilagante perpetrata spesso da giovani e giovanissimi e scapito di passanti scelti a caso.
I pestaggi a sangue sono misti spesso a scippi e rapine. La dinamica è quella pavida del branco.