L’agente Paciolla è stato trovato morto, lavorava per l’ONU in Colombia. Si accusano le autorità locali di aver compromesso la scena, rifiutata ipotesi di suicidio.
Marcio Carmine Paciolla è stato trovato morto nel suo appartamento di Bogotà, in Colombia: l’Italia vuole ‘verità e giustizia’ per l’agente ONU italiano.
Si lanciano accuse alle autorità locali di aver compromesso la scena del crimine e si rifiuta l’ipotesi di suicidio.
Era un cooperante italiano dipendente dell’ONU ed è morto in circostanze poco chiare.
Oltre al governo colombiano soprattutto l’Italia si aspetta più chiarezza e giustizia per l’agente Paciolla.
Il ministro Di Maio ha riferito alle Nazioni Unite che l’Italia pretende:
massima trasparenza non solo nelle informazioni, ma anche nell’indagine aperta internamente
Si sta valutando l’opzione di mandare dall’Italia del personale addetto specializzato per un’indagine-ispezione più approfondita.
Tutti rimangono in attesa dell’esito dell’autopsia al corpo di Paciolla per ‘avere un quadro più chiaro e agire di conseguenza‘ ha confermato Di Maio.
Suicidio improbabile, Italia chiede giustizia
L’agente Paciolla, 33 anni, lavorava per l’ONU in Colombia ad un progetto che cercava di riappacificare il governo locale e gli ex ribelli delle Farc.
Tra le azioni volte a ciò c’era anche il tentativo di riqualificazione di aree utilizzate dal narcotraffico.
Le autorità hanno trovato il corpo senza vita nel suo appartamento a San Vicente del Caguan e hanno immediatamente ipotizzato il suicidio.
Le circostanze della morte non sono affatto chiare e l’Italia ha giudicato la pista del suicidio troppo affrettata, vuole:
verità e giustizia
Hanno riaperto le indagini per omicidio e si sospetta che i narcos siano coinvolti.
Sembra proprio che le indagini condotte nell’appartamento dai poliziotti siano state disattente e non conformi alla legge. Si parla infatti di indagini compromesse.
La procura generale del luogo ha indagato 4 agenti della polizia criminale (Sijin) per ostruzione alla giustizia.
I poliziotti indagati hanno permesso all’ONU di prelevare tutti gli effetti personali della vittima il giorno dopo aver ritrovato il corpo.
In questo modo hanno pesantemente alterato la scena del crimine compromettendo così la possibilità di trovare subito, e facilmente, le vere cause del decesso.
La giornalista amica della vittima Julieta Duque ribadisce quanto l’appartamento di Paciolla non sia stato affatto protetto e contaminato alterando la scena del crimine.
Mancano molti suoi oggetti personali dalla scena del crimine: 8 milioni di pesos (1820 euro), passaporto, carte di credito, macchina fotografica, agende, fotografie ed elementi elettronici.
L’autopsia rivelerà la verità sulla morte del giovane napoletano.