Il carbone, una delle maggiori fonti fossili energetiche, sta per “scomparire” in Italia. A partire dal 2025 non verrà più utilizzato.
Il carbone è sempre stato uno dei maggiori prodotti in Europa ad alimentare l’energia elettrica. Questo, certo, prima della crisi globale sia climatica che di materie prime: la stessa produzione di energia elettrica alimentata dal carbone ha subito un brusco calo del 19% in tutte le zone Europee nella prima metà dell’anno. Un numero che fa “rimpiangere” il 2018.
Già tempo fa si era vociferata una possibile uscita definitiva dall’utilizzo di questa fonte fossile, ma restano ancora troppi dubbi e troppe poche certezze a riguardo. E’ una situazione non tra le più rosee e lo si può bene evincere dallo scenario delineato da uno studio condotto da Sandbag ( istituto che concentra le sue attività di analisi sulla transazione energetica ), con sede a Londra e Bruxelles.
Il crollo del carbone in Europa
Pare che, sotto questo punto di vista e non solo, l’Europa stia subendo un vero e proprio “crollo”: la mappa tracciata dall’istituto mostra i dati più importanti, risultati di complessi calcoli eseguiti su ENTSO-E, ovvero l’organizzazione che “raccoglie” gli operatori europei dei sistemi di elettricità trasmissibile.
I dati sono chiari e mostrano varie zone a contatto con un calo notevole dell’utilizzo del carbone in quanto fonte fossile: in Irlanda e in Francia si sono registrati “crolli” del 79% e del 75%, in Gran Bretagna ha toccato picchi del 65% rispetto al primo semestre del 2018, in Germania vi è stato un -22% ( anche se carbone e lignite sono ancora essenziali per il progresso energetico ).
Un dato importante si registra in Italia, nella quale il contributo del carbone alla generazione energetica è calato del 28%, stando alle stime effettuate da Sandbag. Attualmente, la nostra nazione è anche fortemente impegnata nel dibattito politico su come e quando uscire dal carbone: per adesso, infatti, si parla di un’uscita entro il 2025.