Caso Gregoretti: 10 senatori abbandonano la riunione per protesta, criticato Maurizio Gasparri
Sul caso Gregoretti la maggioranza abbandona i lavori: 10 senatori di M5s, Pd, Leu e gruppo Misto hanno lasciato, per protesta, la riunione della Giunta dopo che è stata rifiutata la richiesta del M5S di avere ulteriore documentazione sullo stato di salute dei 131 migranti bloccati l’estate scorsa per 4 giorni sulla nave della Guardia costiera.
È stato il senatore del M5S Matteo Crucioli, senatore M5s, a richiedere un’ulteriore istruttoria sulla situazione sanitaria a bordo della Gregoretti.
Nonostante l’assenza annunciata del capogruppo di Leu Pietro Grasso, i senatori hanno contestato la decisione di convocare l’ufficio di Presidenza per stabilire l’eventuale rinvio del voto a dopo le Regionali del 26 gennaio.
Decisivo il voto di Maurizio Gasparri, Presidente della Giunta, a favore delle opposizioni: lo stesso Gasparri dopo aver messo a votazione la richiesta, viene bocciata e scatena il putiferio.
Crucioli del M5S: la richiesta “non aveva bisogno di essere messa ai voti”
Il senatore del M5S Crucioli abbandona la riunione e accusa:
“Il presidente manca di terzietà. Non doveva votare, ha approfittato delle assenze”.
Anche la senatrice del Pd Anna Rossomando sottolinea:
“Non è stato un Presidente imparziale. È un’evidente forzatura, oggi non avremmo dovuto votare”.
La richiesta dello stesso Crucioli non doveva essere messa al voto, secondo la maggioranza della Giunta, quindi poteva essere accolta dallo stesso Presidente.
Pietro Grasso (LeU) e Michele Giarrusso (M5S) erano assenti in quanto erano in missione con l’antimafia negli Stati Uniti d’America.
Gasparri alle accuse della Giunta si difende
“Ho facoltà di votare, in quanto componente della Giunta”,
è così che si difende lo stesso Gasparri, secondo il quale non mancavano determinati documenti e non c’era bisogno di ulteriori approfondimenti sul caso Gregoretti.
Conte sulla vicenda e sul caso Gregoretti
Ad accendere i toni sono state le parole del Premier Conte che chiarisce:
“Tutta la fase decisionale è stata gestita dall’allora ministro dell’Interno, che l’ha anche rivendicata”.