Il killer dell’omicidio dei murazzi sembra ora avere nome e cognome, con un racconto che ha lasciato tutti perplessi e amareggiati
Un omicidio quello dei Murazzi che ha lasciato il segno con la morte di Stefano Leo, che sino ad oggi non aveva una spiegazione. Ora il killer vuole raccontare tutto e confessare la sua ira contro il giovane ragazzo.
La morte di Stefano Leo
Stefano Leo si trovava ai Murazzi, in Lungo Po Macchiavelli – viale alberato ed elegante dove si passeggia e si ammira il panorama di Torino. Stefano è stato accoltellato alla gola, con un taglio netto: nonostante tutto è riuscito a salire i gradini per portarsi sulla strada dove ci sono le macchine e chiedere aiuto.
Immediati i soccorsi, grazie ad un automobilista che si è fermato per aiutarlo ma non c’è stato nulla da fare. Un ragazzo tranquillo che amava viaggiare e non ha mai avuto alcun problema con la giustizia.
Metodico, gentile e sempre pronto ad aiutare gli altri.
La confessione del killer
Nella serata di ieri un ragazzo di origini marocchine – Said Machaouat – si è presentato spontaneamente in Questura poche ore dopo la marcia dedicata a Stefano, indetta da amici e dal padre:
“quello in riva al po l’ho ucciso io”
Si è presentato così il ragazzo agli agenti, in forte stato confusionale, raggiunto successivamente dai Carabinieri e portato al Comando provinciale. L’interrogatorio è durato tre ore alla presenza del legale Basilio Foti.
Come si evince dal TGCOM24, grazie alle indagini condotte si è trovato riscontro con il racconto del giovane e confermata l‘arma del delitto trovata all’interno di un casotto dell’Enel, in Piazza D’Armi.
L’uomo, secondo una prima ricostruzione, ha ucciso Stefano senza alcun motivo apparente accoltellandolo alla gola.