L’eutanasia non sarà punibile e la Consulta va dalla parte di Cappato, che si è battuto per l’aiuto al suicidio in casi estremi
Sono passati 11 mesi e la sentenza per il discorso eutanasia è andato a favore di Cappato. Ecco cosa è successo.
La sentenza della Consulta
La Corte Costituzionale si è pronunciata dopo 11 mesi e i giudici della Consulta sono andati a favore di Marco Cappato.
Secondo la sentenza infatti evidenzia la non legittimità dell’articolo 580 del Codice Penale sull’aiuto al fine vita, con al imputazione di pene che arrivano sino a 12 di carcerazione.
Tutto nasce dopo la morte del Dj Fabiano Antoniani e la difesa di Marco Cappato – tesoriere dell’Associazione Coscioni – in prima linea per il diritto all’aiuto sulla morte assistita.
La Corte ha quindi deciso che verranno valutate le situazioni, condannando determinati comportamenti di chi agevola l’esecuzione alla propria morte:
“non punibile a determinate situazioni… di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno e affetto da una patologia irreversibile fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili”
Ma pienamente in grado di prendere decisioni consapevoli e libere, così da decidere per il suo fine vita.
Le parole di Cappato dopo il verdetto
Marco Cappato una volta ascoltata la sentenza si è sentito molto più libero e sollevato, vista la sua lunga battaglia:
“da oggi siamo tutti più liberi”
Sottolineando che aiutare Dj Fabio per lui fosse un dovere ma oggi la Consulta lo ha trasformato in diritto:
“è una vittoria della disobbedienza civile”
Sullo stesso Cappato pendeva una accusa per istigazione al suicidio e poco prima della sentenza, il suo tweet parlava chiaro definendo che comunque sarebbe andata i risultati di tutto questo fossero molto grandi.
Da una parte chi concorda e dall’altra medici cattolici che sono pronti a fare obiezione di coscienza.