Il bambino, nato il 15 aprile scorso all’ospedale di Cona, non era mai uscito dal reparto di terapia intensiva.
La madre ha potuto abbracciarlo soltanto una volta, proprio il giorno prima che morisse.
Il parto all’ospedale di Cona
Era il 15 aprile scorso quando il piccolo Rayt, poco più di un chilo, venne alla luce con un parto cesareo all’ospedale di Cona a Ferrara.
La madre del bambino, una donna di 35 anni di origini marocchine, era in ospedale, intubata, per le conseguenze del Covid.
I medici avevano atteso qualche settimana per far nascere il bambino. Quando le condizioni sembravano piuttosto stazionarie, si è deciso di farlo nascere con un parto cesareo.
Nonostante la nascita prematura, il piccolo sembrava stare abbastanza bene ed il primo tampone era risultato negativo.
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Le speranze che potesse farcela erano piuttosto concrete, ma Ryat era troppo debole per superare una sfida così importante.
Morto dopo un mese in terapia intensiva: l’ultimo abbraccio con la mamma
Dopo oltre un mese nel reparto di terapia intensiva, il piccolo Ryat non ce l’ha fatta.
La sua mamma, che è ancora ricoverata, è uscita dal coma e sta facendo riabilitazione.
La 35enne ha potuto abbracciare il suo bambino soltanto una volta, proprio il giorno prima che morisse, lo scorso venerdì.
Sabato mattina il cuoricino del piccolo, nato alla 27esima settimana di gravidanza, ha smesso di battere.
“L’ha stretto a sé per la prima e l’ultima volta”
ha raccontato il marito a Il Resto del Carlino.
La coppia di genitori ha altri due figli, un bambino di 6 ed un altro di 2 anni.