Una confessione indiretta e scioccante di sequestro che accende nuovamente i riflettori sul caso di Giulio Regeni
Da tempo si combatte per ottenere informazioni su cosa sia realmente accaduto a Giulio Regeni e una testimonianza potrebbe cambiare il corso di tutte le cose.
La testimonianza di un agente egiziano
E’ una testimonianza indiretta che si aggiunge ai nuovi indizi sul caso, dove genitori ed istituzioni hanno chiesto di non fermarsi sino ad arrivare alla verità – seppur cruda e triste.
Come si evince da Il Corriere della Sera, un funzionario facente parte della National security egiziana ha dichiarato di aver partecipato al “prelevamento” del ragazzo, trovato poi morto nel 2016:
“lo abbiamo preso, pensavamo fosse una spia inglese e lo abbiamo picchiato. io ho colpito forte in faccia”
Un riassunto di quanto accaduto che uno degli agenti di sicurezza avrebbe raccontato confidandosi ad un suo collega, durante una riunione nell’estate del 2017.
L’indizio chiave sul caso Regeni
Questa informazione è stata riportata da un uomo che ha assistito all’intera conversazione, proprio tra il funzionario ed il suo collega durante quella famosa riunione.
Come definito dal quotidiano, il testimone è stato occasionale ma molto importante perché questo potrebbe portare ad una svolta nel caso e a nuove piste da seguire.
La persona in oggetto, che rimane anonima, ha raccontato tutto ai legali della famiglia Regeni che a loro volta hanno passato le informazioni ai Magistrati di Roma.
Sono informazioni attendibili secondo i consulenti, tanto che in questi giorni sono state inviate al Cairo altri documenti così da ottenere informazioni aggiuntive di notevole importanza.
E’ bene evidenziare che il funzionario descritto dall’uomo è uno dei cinque indagati, iscritti nel Registro con l’accusa di sequestro di persona – con indizi sufficienti ad avviare un processo in sede italiana.