Il riscaldamento globale ovviamente esiste e ne abbiamo un’ulteriore prova analizzando lo scioglimento del permafrost.
Il riscaldamento globale sta colpendo in modo molto forte il permafrost. Le misurazioni di temperatura e altri dati si fanno in Svizzera dal 1864 e si può dire che non sono mai state così alte come negli ultimi 20 anni. Il permafrost continua a riscaldarsi e i dati che arrivano dalla rete di monitoraggio Permos sono preoccupanti.
Il preoccupante aumento delle temperature
Il permafrost è quella parte di sottosuolo permanentemente congelato. Su 15 siti monitorati dal sistema Permos quello più a lungo controllato è il Corvatsch-Murtèl, in Alta Engadina. Secondo i dati raccolti negli ultimi 32 anni, il permafrost si è riscaldato di circa 1 grado a 10 metri di profondità, di 0,5 gradi a 20 metri di profondità. Questo ha portato ad una maggior quantità di acqua nel permafrost.
In Svizzera il permafrost è presente al di sotto del 5% circa della superficie, solitamente in pendii ombrosi di detriti o in pareti al di sopra dei 2500 metri. Sono 15 ghiacciai rocciosi o di pietra che hanno aumentato i loro movimenti che sono composti da detriti di roccia gelati nel ghiaccio interstiziale. I loro movimenti sono aumentati di velocità, permettendo un movimento di diversi metri all’anno, quando negli anni ’90 si parlava di pochi decimetri annui.
Dai dati rileviamo che negli ultimi dieci anni le temperature si sono incrementate molto più velocemente. Vicino alla superficie le temperature medie annuali degli ultimi 5 anni sono state le più calde registrate, restando al di sopra di 0 gradi nella maggior parte delle località studiate.
“Tutto ciò significa che la tendenza osservata continuerà a lungo e scenderà a grandi profondità”
Altra cosa importante è la neve e la sua quantità. Un esempio è l’inverno 2016/2017, quando ha nevicato ben poco, ma ha posto fine al riscaldamento del permafrost. Questo è stato possibile perché lo strato nevoso non ha isolato il permafrost, permettendo il suo normale raffreddamento.