Un disastro sociale annunciato quello dell’Ilva di Taranto: Renzi e Salvini chiedono un pronunciamento a Giuseppe Conte
L’ira degli operai dell’Ilva di Taranto e la paura di perdere il lavoro.
La rabbia degli operai
Una chiusura di cui molti, sotto sotto sapevano, e che sembra essere arrivata a squarciare il cielo di Taranto come un fulmine inaspettato. La rabbia degli operai è quella di un intero paese. La fabbrica dà lavoro, almeno fino a ieri, ad 8.200 persone: dà lavoro e uccide. Allora, se metà dei tarantini spera che l’Ilva possa chiudere, l’altra metà non accetta di perdere il proprio impiego da un giorno all’altro. Una dicotomia talmente accentuata che, alle ultime elezioni, il Movimento 5 stelle prese poco meno del 50% dei voti, proprio per avere promesso di chiudere lo stabilimento:
“Cosa dirò ai miei figli quando mi chiederanno se rischio di perdere il lavoro?”
la voce è quella di un operaio, uguale a quella di tutti gli altri che ieri hanno appreso la notizia della rescissione del contratto da parte della ArcelorMittal.
Renzi e Salvini sollecitano Giuseppe Conte
L’annuncio dell’addio ha creato non pochi disagi anche al Governo. Il leader della Lega e Matteo Renzi hanno chiesto a Giuseppe Conte di trovare una soluzione, invitando il premier a discutere della questione in Parlamento.
Il presidente, Sergio Mattarella, ha avuto diverse audizioni con Giuseppe Conte, chiedendo un’attenzione massima al nodo Ilva.
Oggi pomeriggio è attesa la convocazione dei vertici aziendali, durante il quale il premier cercherà di capire se esista la possibilità di un ripensamento da parte del gruppo franco-indiano.
Una soluzione sembra lontana, anche perché entrambi gli esecutivi guidati da Conte non hanno mai avuto troppe certezze in materia Ilva di Taranto. Prima la riduzione dello scudo fiscale, poi un reinserimento, fino allo scorso 22 ottobre, quando si è arrivati alla sua definitiva abolizione con un emendamento al decreto imprese.