La Siberia continua ad essere invasa da incendi di dimensioni apocalittiche. 170 mila tonnellate di anidride carbonica disperse nell’atmosfera.
Non esiste nulla di così triste quanto vedere la nostra Terra “morire“, pian piano, mentre i deserti avanzano e l’aria pulita quasi si disgrega, sotto il “peso” di un’umanità ormai quasi del tutto indifferente alle suppliche della natura.
La nostra indifferenza ha portato proprio a diffondere nell’atmosfera sostanze nocive al limite della sopportazione ambientale, scatenando quindi il tanto famigerato problema del cambiamento climatico. A questo proposito, si sono verificati incendi di dimensioni “apocalittiche” nell’area siberiana.
5 Milioni di ettari di boschi in fiamme
Soltanto grazie al duro e ammirevole operato da parte del personale specializzato del corpo forestale russo, si sono “elusi” dalle fiamme 750 mila ettari di boschi. E, tuttavia, l’area “occupata” dalle fiamme è aumentata a 5 milioni di ettari: praticamente una superficie delle dimensioni della Danimarca.
La pioggia, l’unico mezzo per spegnere gli incendi
I mezzi fisici a disposizione sono pochi e anche quasi inutili, dinanzi alle proporzioni degli incendi e, dunque, bisognerà attendere fiduciosi l’arrivo di perturbazioni organizzate capaci di scaricare abbondanti piogge. Eppure, gli incendi potrebbero ancora perdurare per mesi, in quanto generalmente queste prodigiose perturbazioni si “fanno vive” soltanto nel mese di ottobre su quelle zone della Siberia.
Tutta l’anidride carbonica emessa nell’atmosfera da questi incendi tristemente enormi, è di circa 170 milioni di tonnellate, un dato riconducibile alle emissioni annuali del Belgio.
La situazione è davvero terribile e lo scenario che si prospetta è quasi incredibile, in quanto il tutto è avvenuto in contemporanea con l’annuncio ufficiale del luglio più caldo della storia. Un’anomalia che ha riscontrato +1,2 gradi a livello globale se confrontati con l’epoca preindustriale e +0,56 gradi se prendiamo in considerazione il solo periodo 1981-2010.
Il Luglio del 2019 ha superato record da paura in varie aree del mondo, come: Francia, Regno Unito, Germania, Belgio, Olanda, Lussemburgo e la stessa Alaska. Insomma, una situazione che non aiuta di certo i più positivi a credere in un miglioramento repentino!
Ancora non ci siamo resi conto della portata del danno ambientale e ancora meno di quelli che si ripercuoteranno nel nostro ecosistema nei prossimi anni.