Julen come Alfredino Rampi? Tutti speriamo che il piccolo possa essere tirato fuori dal pozzo vivo e questa vicenda possa avere un epilogo diverso.
La vicenda di Julen, il bambino caduto nel pozzo 10 giorni fa, ha inevitabilmente riportato il pensiero delle persone più adulte al caso di Alfredino Rampi. Tutti noi speriamo che questa volta la fine possa essere diversa!
In casi come questo di Julen (e quello che fu di Alfredino) il sentimento dominante, comune, è quello di voler fermare il tempo. Ma nessuno può nulla contro lo scorrere del tempo che, al contrario, in questi momenti drammatici pare correre più veloce del solito.
Nulla può l’uomo contro il tempo, così come nulla può contro terremoti, tsunami, valanghe; contro le viscere della Terra che possono improvvisamente diventare una trappola capace di inghiottirci in 1 minuto, farci sprofondare e mettersi di traverso impedendoci di ritornare in superficie.
E’ quello che è accaduto a Julen, il piccolo di due anni finito in un pozzo mentre correva felice al sicuro, all’interno di una proprietà di famiglia a Totalan, vicino Malaga, in Spagna.
Il tempo sembra essersi fermato al 13 gennaio, invece scorre veloce e ogni minuto che passa si abbassano le probabilità di tirar fuori il bimbo vivo. I soccorritori, che non hanno smesso di scavare un solo istante, ieri erano quasi certi di riuscire a tirar fuori il bimbo. Ma la trivella è riuscita a scavare 52 dei 110 metri di profondità del pozzo e julen è ancora bloccato li in fondo!
“Ci servono almeno altre 24 ore per tirarlo fuori”
Ieri si sarebbe dovuto scavare il 60esimo metro del pozzo, la cui circonferenza di 25 centimetri è troppo stretta. Invece, le stesse macchine in azione ininterrotta, dopo aver smosso la bellezza di 35.000 metri cubi di terra in 36 ore, si sono dovute bloccare di fronte a nuovi strati di terreno difficili da trivellare. Questo ha reso impossibile l’obiettivo di raggiungere i 60 metri di profondità entro ieri mattina.
Stando a quanto riportato dal sito spagnolo El Pais, raggiunti i 60 metri bisognerà lavorare alla messa in sicurezza del terreno: tempo richiesto 9 ore. A questo punto si potrà cominciare a scavare a mano in direzione del piccolo, cercando di raggiungerlo nel più breve tempo possibile e prestando attenzione a non ferirlo, il tutto nella speranza che sia ancora vivo. Oggi è il giorno in cui si raggiungerà il 60esimo metro e si metterà tutto in sicurezza e quindi si comincerà a scavare manualmente.
Nessun contatto è stato finora stabilito con Julen e l’unico indizio che conferma che il bimbo sia li in fondo, è la presenza di alcuni capelli il cui test del dna ha dimostrato essere di Julen.
L’opera di trecento persone al lavoro senza sosta, è resa più ardua dalla pioggia di questi giorni e dal peso del terreno. Soccorritori esperti, squadre specializzate, protezione civile, tutti a lottare contro il tempo cercando di fare di tutto per salvare un bambino, Julen, diventato ormai il figlio di tutti noi.
Un bimbo che ha fatto affezionare chiunque, seppur mai visto o sentito. E, purtroppo, chiunque non vorrebbe trovarsi al suo posto o nei panni dei suoi genitori che, disperati, ad ogni rimando sentono di non farcela più, consci del fatto che richiedere altro tempo per agire significa abbassare le speranze di ritrovare vivo il proprio bimbo.
Per adesso non possiamo far altro che continuare a sperare. Sperare che gli sforzi di chi sta lavorando senza sosta, non servano solo a tirar fuori un corpo incapace di guardare e ringraziare chi ha fatto di tutto per salvargli la vita!
Per ora restiamo tutti col fiato sospeso nell’attesa che si smetta di scavare.