Il 26 gennaio 2020, Kobe Bryant e sua figlia morirono in un incidente in elicottero poco fuori Los Angeles.
Proprio un anno fa l’icona del basket Nba, Kobe Bryant, perse la vita in un tragico incidente in elicottero. La sua morte prematura sconvolse tutto il mondo sportivo ed ancora oggi per molti appassionati la sorte toccata al “Black Mamba” resta difficile da digerire.
Insieme al campione Nba morirono altre 8 persone nell’incidente
Ripercorriamo quindi la storia e la carriera di uno dei più grandi atleti esistiti nella palla a spicchi. Kobe è nato a Philadelphia ma è cresciuto soprattutto in Italia insieme a suo padre, Joe “Jellybean” Bryant il quale ha giocato nel nostro paese dal 1982 al 1991.
E’ in Nba che Kobe però diventa uomo acquisendo quella che lui chiamerà la “mamba mentality”, una filosofia che prevedeva etica del lavoro e la reazione immediata alle difficoltà.
Kobe Bryant vinse il titolo Nba per 5 anni di fila
Bryant nella sua carriera, oltre a molteplici premi individuali, è riuscito a conquistare ben cinque volte l’anello con la maglia dei Los Angeles Lakers, nello specifico nel 2000, 2001, 2002, 2009 e 2010.
Non solo, nel corso della sua carriera riuscì persino a conquistare due ori olimpici insediando così il posto di Michael Jordan come migliore di sempre. Alcuni record imposti dal Mamba, inoltre, reggono ancora oggi come la seconda miglior prestazione in assoluto nella lega, effettuata siglando 81 punti ai Toronto Raptors.
Nel 2018, inoltre, Kobe fu protagonista anche di un cortometraggio, “Dear Basketball” con il quale vinse un oscar. Non sono mancate neanche le opere di solidarietà nella vita del cestista, una su tutte la fondazione Mamba Sports Foundation la quale si poneva come obiettivo quello di sottrarre alla strada i ragazzi meno fortunati.
Proprio la sera prima della sua scomparsa, Lebron James riuscì a superare il record di Kobe come miglior marcatore di tutti i tempi. Una stagione che vedrà i Lakers e James vincere l’Nba dedicando il successo proprio a Bryant. Ancora oggi, infine, il ricordo dell’uomo e del campione è rimasto indelebile.