Occupazione: sono oltre 5 milioni i lavoratori indipendenti, ma quasi tre su dieci preferirebbero un lavoro stabile
Un esercito di lavoratori autonomi quello che si è venuto a creare in Italia: sono oltre 5 milioni, ovvero il 21,7 per cento della forza lavoro complessiva.
Nonostante il record ineguagliabile rispetto ad altri paesi del Vecchio Continente, nell’ultimo decennio il numero di lavoratori autonomi si è “assottigliato”: tra il 2009 e il 2018 il saldo è del -5,19%, a fronte di un incremento di cinque punti percentuali del lavoro dipendente.
Dunque, gli italiani preferiscono il lavoro “fisso” ed il posto di lavoro stabile.
Nonostante l’Italia conservi anche tra i giovani la più alta percentuale di lavoratori autonomi sul totale degli occupati, nell’ultimo decennio, si è osservato un calo più accentuato a “mettersi in proprio”.
Dai dati è emerso che i giovani autonomi sono risultati in calo (-31,9%) più di quanto sia accaduto in generale con il numero di occupati tra i 25 e 34 anni, che è decresciuto del 21,4%.
Complici di questo drastico calo sono la riduzione demografica della popolazione giovanile, ma anche le maggiori difficoltà occupazionali di accesso al mercato occupazionale.
Tra le ragioni: il 10,4% è la percentuale di coloro che hanno deciso di intraprendere la professione da lavoratore autonomo perché ha trovato chiusa la porta del lavoro dipendente.
Altri, il 24% ha proseguito un business famigliare già avviato.
Lavoratore autonomo italiano: l’identikit
Tracciamo l’identikit del lavoratore autonomo in Italia: il 72,3% non ha dipendenti o collaboratori e meno di due su dieci sono soddisfatti della situazione.
Altri apprezzerebbero dipendenti o collaboratori, ma non hanno lavoro abbastanza.
In alcuni casi il lavoro autonomo “sfuma” verso la dipendenza dato che molti di essi hanno un cliente/committente predominante.
Rispetto alla media europea gli autonomi italiani sono molto più istruiti: si pensi che il 12,3% degli occupati indipendenti in Italia sono manager o titolari di aziende.