Il Parlamento europeo ha approvato la legge sul Copyright, tra dissensi e grandi mobilitazioni. Cosa cambia adesso per tutto il mondo del web?
La legge sul copyright ha cambiato tutto e non sono servite a nulla le mobilitazioni, il dissenso di Wikipedia per fermare quello che è stato definito come un giorno buio per la libertà di Internet. Ma di cosa stiamo parlando?
Cosa cambia con la legge
Il Parlamento Europeo si è espresso a favore sulle nuove regole del diritto d’autore, con 348 si – 274 no e 36 astenuti dal voto. Una votazione di carattere storico e di impatto molto importante, tanto che ha portato numerosi colossi web a protestare per fermare tale regolamentazione.
Ma per capire di cosa stiamo parlando, proviamo a spiegare cosa cambia nel concreto:
- L’articolo 11 definisce la possibilità per gli editori di richiedere una somma di denaro per l’utilizzo e la condivisione dei contenuti, tramite un accordo scritto e negoziato. Da questo sono esclusi gli snippet brevi e i link inseriti all’interno delle pagine social. Gli editori dovranno però dividere le entrate con i giornalisti/redattori;
- L’articolo 13 sancisce la tutela dei creatori di contenuti è un altro aspetto importante, al fine che il loro materiale non si diffonda senza alcun riconoscimento sui social. Le piattaforme saranno quindi responsabili per il caricamento di contenuti non protetti dal proprio copyright – ad esclusione delle piattaforme di piccole dimensioni. Ogni piattaforma sarà quindi obbligata a stingere un accordo con chi ha diritti garantendo che le licenze vengano rispettati.
- Wikipedia, meme, gif e collage a scopi satirici sono esenti dalla nuova legge in oggetto.
Questo significa che le realtà dovranno premunirsi di software e sistemi dediti al blocco e controllo di quanto sopra esposto, evitando così di pubblicare contenuti vietati oppure appartenenti ad altri soggetti/realtà.
La polemica e il dissenso
Ci sono molte polemiche e dissensi che stanno andando avanti da giorni in merito alla nuova legge, non tanto per il contenuto ma per il rischio d’errore sulla censura che potrebbe emergere. Bisogna evidenziare che l’articolo 13 esclude solamente le attività che operano da meno di tre anni e hanno un fatturato minore di 10 milioni di euro (con 5 milioni di visitatori unici al mese).
L’articolo 11, invece, aumenta il diritto degli editori di obbligare tutte le aziende web a stingere un accordo mirato e ben definito. Il problema – secondo alcuni esperti – sono gli algoritmi che non sono ora in grado di fare una distinzione tra violazioni e usi illegali.