Il comandante della Mare Jonio è il primo iscritto al registro degli indagati e ora si va avanti nella battaglia, per capire cosa sia veramente accaduto durante il salvataggio
La nave Mare Jonio sulla quale viaggiavano 49 migranti portati a Lampedusa, senza dar retta all’ordine di non avvicinarsi alle acque territoriali, è stata posta in sequestro e il fascicolo contro ignoti ora ha nomi e cognomi.
Comandante indagato
Pietro Marrone è il comandante della nave sequestrata a Lampedusa primo iscritto nel registro degli indagati, con ipotesi di favoreggiamento all’immigrazione clandestina.
Come abbiamo spiegato ampiamente in questo nostro articolo, il comandante libico ha confermato che l’equipaggio della nave non ha osservato alcun ordine – sia libico e sia italiano – salvando 49 migranti che non erano in pericolo e non stavano per annegare, come da loro riportato.
Il procuratore di Agrigento – Luigi Patronaggio – aggiungono anche il reato nel rifiuto di obbedienza a nave da guerra: infatti, il comandante della nave non ha osservato l’alt imposto dalla Guardia di Finanza a ridosso delle acque territoriali italiane, come riportato anche da Repubblica.
Le parole di Matteo Salvini
Il comandante Pietro Marrone si è definito tranquillo e nel giusto, evidenziando che non avrebbe mai spento i motori per far morire tutte quelle persone:
“rifarei tutto per salvare vite umane”
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha dichiarato ad alcuni giornalisti posti fuori da Palazzo Chigi:
“finalmente c’è stato un sequestro di una imbarcazione, provvedimento storico”
Confermando di non poter porre e decidere il sequestro quando a bordo ci sono ancora delle persone, convalidandolo poco dopo.
La Ong Mediterranea ha deciso di fare ricorso certi di non “godere di alcuna immunità” ma certi di aver agito per salvare delle vite umane.