Il caso di Martina Rossi ritorna sulle pagine di cronaca con tante domande senza risposta e l’urlo di un padre che ha deciso di battersi fino alla fine
Martina Rossi ha perso la vita precipitando dal balcone di un hotel e ora il padre chiede giustizia, per la decisione di prescrizione di uno dei reati commessi dai giovani italiani.
La morte di Martina
Era una ragazza di 20 anni che perde la vita nell’agosto del 2011 dopo che precipita dal balcone. Era in vacanza con le amiche a Palma de Maiorca e ha cercato di fuggire da un tentativo di violenza, che l’ha portata a precipitare nel vuoto.
Un caso da subito archiviato come suicidio e poi riaperto, grazie alla lotta della famiglia, per andare a scoprire cosa fosse realmente accaduto quella notte. Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni sono stati condannati in primo grado per la morte della ragazza in conseguenza al reato per la tentata violenza.
Ora il reato è caduto in prescrizione, portando ai genitori della vittima una profonda delusione e una ferita ancora più profonda di quella che avevano già.
La lotta del padre della vittima
Chi l’ha Visto si occupa del caso da sempre e proprio durante la diretta di ieri ha ospitato il padre della vittima. Racconta di una figlia sognatrice, capace e determinata
“rispettava il mondo ed è finita in modo tragico in mezzo a tanta spazzatura”
Bruno è indignato dalla decisone presa dalla Corte d’Appello:
“la prescrizione non può riguardare un omicidio…la facessero con i reati fiscali e non per mia figlia!”
Da una parte la lotta per il delitto e dall’altra la tesi dei due imputati sul fatto che la giovane si sia suicidata. Il processo è rinviato al 20 settembre 2020 e come aveva già commentato al Fatto Quotidiano:
“sono obbligato a battermi perché la violenza non sia prescritta al fine che non ci sia più un’altra martina”