In previsione delle nuove scadenze sui movimenti tra regioni dal 15 gennaio, il Governo sta valutando se predisporre ulteriori restrizioni.
Intanto a Milano proseguono le proteste degli studenti.
Le richieste degli studenti
Lo scrivono sugli striscioni, lo gridano e chiedono a gran voce, stando seduti a terra, organizzando una assemblea dove parlare delle loro idee.
Sono tutti concordi nel voler raggiungere quello che è l’obiettivo principale non solo loro, ma anche di molti insegnanti: tornare in presenza.
In alcuni casi l’insegnante per protesta ha perfino scelto di dormire a scuola accampandosi con un sacco a pelo.
In questa richiesta non sono soli gli studenti, ma si sentono in qualche modo non ascoltati, presi in giro dalle cariche istituzionali.
In centinaia a Milano non si rassegnano all’ennesimo rinvio del ritorno a scuola in presenza.
Sono molti studenti delle superiori, come nel caso del liceo classico Manzoni.
Stamattina spenti i PC destinati alla didattica a distanza si sono recati davanti alla sede della Regione Lombardia.
Senza alcuna appartenenza politica a separarli protestano contro tutta una classe politica che li ha posti in secondo piano. Un passa voce per tornare a scuola e non per iniziare una rissa per strada, come si è potuto amaramente constatare in questi giorni.
Rinviato il rientro al fino al 24 gennaio
Per gli studenti il presidente della Regione Lombardia Fontana di concerto con la sua Giunta sono i responsabili dell’allungarsi della chiusura della scuole fino al 24 gennaio.
D’altra parte, come riferisce anche Affaritaliani, la loro critica è coerente con la situazione attuale, per questo affermano:
”Siamo in zona arancione, le vie delle shopping sono aperte e attive, la gente si riversa nei negozi e noi ogni ogni giorno ci colleghiamo davanti a un computer”.
Queste le voci dei giovani che hanno scritto un documento con le richieste: dal potenziamento dei mezzi pubblici alla richiesta di protocolli di sicurezza che non lasciano margini di autonomia ai presidi.
Il documento è stato consegnato ai vertici della Regione, ma la protesta assicurano non si ferma.