È stata svolta la superperizia sulla morte di Gaia e Camilla, durante l’incidente in Corso Francia. Ecco cosa è emerso dai risultati.
Che cosa è emerso dalla superperizia sulla morte di Gaia e Camilla durante quel tragico incidente? Ecco i risultati.
I risultati della superperizia sull’incidente in Corso Francia
Gaia Romagnoli e Camilla Von Freymann sono state investite e uccise il 21 dicembre 2019 da Pietro Genovese, in Corso Francia a Roma.
Il Messaggero e il Corriere della Sera hanno riportato i risultati della superperizia che è stata svolta dal Dottor Scipione come da nomina del Pm Felici, al fine di chiarire come siano andate le cose durante quella tragica sera. Secondo quanto emerso Pietro Genovese non aveva la possibilità di vedere le due ragazze mentre attraversavano, visto il punto, ma fosse andato ad una velocità come da limiti imposti dalla legge, si sarebbero di certo salvate.
La ricostruzione dell’incidente
Sempre come riportato dai due quotidiani, quella sera l’auto guidata da Genovese era preceduta da un’altra di colore bianco che ha rischiato di investire le due giovani. Gaia e Camilla hanno attraversato – sempre secondo la perizia – fuori dalle strisce pedonali e Genovese, partito con il semaforo verde, ha superato l’auto bianca per poi scontrarsi con le due giovani:
“È evidente che nelle fasi antecedenti due secondi dall’impatto né genovese e né i pedoni potevano reciprocamente avvistarsi”
Per poi evidenziare che:
“Genovese era soggetto al verde veicolare per 52 secondi, al giallo per 4 secondi e rosso per 32 secondi”
Mentre le due vittime erano soggette al verde pedonale per 26 secondi – giallo per 4 secondi e rosso per 60 secondi. La perizia prosegue sottolineando:
“a circa 18 metri e 14 metri rispettivamente dall’inizio e alla fine del passaggio pedonale posto nell’intersezione con via flaminia le telecamere riprendevano genovese iniziare lo spostamento dalla corsia centrale a quella di sinistra superando un veicolo bianco rimasto ignoto che lo precedeva, sulla corsia centrale”
Concludendo che Genovese avrebbe potuto vedere le due vittime solo dopo aver affiancato l’autovettura di colore bianco:
” e quindi la sua mancata reazione a fronte della situazione di pericolo è compatibile con l’avvistamento delle due ragazze in un tempo nell’ordine di un intervallo psicotecnico in orario notturno che la letteratura scientifica quantifica in poco più di un secondo”
Con questo si evince quindi – sempre come riportato dai quotidiani e dai risultati della superperizia – che Genovese andava ad una velocità di 90 chilometri all’ora: tutto questo non sarebbe accaduto se la sua auto avesse viaggiato a 50 chilometri all’ora come previsto dai limiti della legge.