Mucad è il volto simbolo dell’attentato in Nuova Zelanda, il piccolo di tre anni rincorso dal killer per poi essere freddato senza pietà davanti gli occhi del padre impotente
Tra le 49 vittime del brutale attentato in Nuova Zelanda c’è lui, Mucad Ibrahim, morto tra le braccia del suo papà dopo che ha tentato di sfuggire al suo killer senza scrupoli.
L’attentato in Nuova Zelanda
Brenton Tarrant, australiano di 29 anni, ha colpito la moschea di Al Noor in diretta Facebook. Un uomo senza scrupoli che ha studiato nei minimi dettagli il suo piano sino ad irrompere dentro l’edificio, riprendendo la scena con una telecamerina montata sul caschetto, per far vedere ai suoi follower come si compie un omicidio in pochissimi secondi.
Ora, come descritto in questo nostro articolo, Brenton è in stato di fermo sino al 5 aprile quando il suo destino dovrebbe essere finalmente deciso dal Tribunale. Ma, nel frattempo, sono 49 le persone che hanno perso la vita in un attimo e tantissimi feriti che lottano in Ospedale e che avranno questo ricordo indelebile nella loro mente per sempre.
La morte di Mucad
Macad Ibrahim è il piccolo di 3 anni che si era recato quella mattina alla moschea insieme al papà e al fratello maggiore Abdi. Giocava, rideva e si divertiva assistendo alle preghiere del venerdì.
Quando Terrant è entrato all’interno della moschea e ha cominciato a sparare, Abdi è corso via cercando di salvarsi ma senza trovare più il fratello. Mucad stava urlando, secondo le testimonianze, correndo e provando a mettersi in salvo: Brenton non ha avuto alcuna pietà colpendolo con più proiettili.
Il papà del piccolo e il fratello si sono salvati, mentre Mucad è morto tra le braccia di suo padre in pochissimi secondi. Una drammatica storia e un viso che resterà il “simbolo” di questa strage senza senso.